Io non ce la faccio… chi mi conosce sa che non ce la posso fare… non posso non reagire…
Faccio una piccola parentesi dedicata alla donna incinta non assunta per la quale, Cara Monia Pecorale della FP CGIL di Teramo , ti stai battendo: mi dispiace tantissimo per la discriminazione che ha subito, so cosa prova… ecco perchè…
Il giorno che Cretarola, Amministratore della Teramo Lavoro S.r.l., società in house di proprietà esclusiva della Provincia di Teramo, prorogò i contratti a tutti i lavoratori ma non a me, ero in maternità obbligatoria, incinta di otto mesi. Il buon Cretarola aveva convocato tutti i più di 100 lavoratori al fine di consegnare le proroghe, ma non me: forse l’amministratore aveva pensato che in quelle condizioni non avrei potuto difendermi, ma io mandai mio marito con delega in tasca, visto che effettivamente avevo seri problemi di salute. Quando mio marito mi chiamò comunicandomi di essere stato cacciato senza poter dare spiegazioni, decisi, nella mia solita irruenza, di affrontare da sola i trenta chilometri di strada e guardare in faccia Cretarola. A quest’ultimo chiesi di poter far entrare mio marito visto che mi stavo agitando tantissimo e nel mio stato avevo paura per la bambina nel mio grembo… mi rispose di no e sghignazzando mi disse che il contratto per me non c’era…
Alla visita di controllo successiva il mio medico mi disse che viste le problematiche in atto, dovevo stare soprattutto tranquilla e non capì perché piangendo gli dissi che non era possibile… infatti dopo pochi giorni si rese necessario far nascere in anticipo Miriam…
Indovina, cara Monia Pecorale della FP CGIL di Teramo, quale è stata la prima persona alla quale ho telefonato il giorno della non proroga, per chiedere aiuto? A te… te lo ricordi bene, vero?
Era proprio alla CGIL di Teramo che mi iscrissi all’inizio del processo di stabilizzazione intrapreso dalla Provincia di Teramo: sì, ero una precaria storica; lavoravo da 9 anni in Provincia con una miriade di contratti a termine non giustificati dall’occasionalità della necessità della mia prestazione, visto che quest’ultima era necessaria in pianta stabile…
Altra parentesi dedicata a coloro che chiedono sempre come sono entrata: nel 2002 il mio Settore era competente sia in materia di Politiche Sociali, che per il Turismo: sapete quanti dipendenti di ruolo in quel Settore sapevano parlare una lingua straniera? Nessuno. Quando lessi il bando non capii perché per svolgere le attività del Centro di Analisi Sociale fosse fondamentale la conoscenza di una lingua straniera ma mi dissi che se non avessi vinto quella selezione non ne avrei mai vinte altre: sono nata e cresciuta in Svizzera, ho frequentato le scuola dell’obbligo in lingua francese e qui, con l’equipollenza del titolo di studio, ho iniziato direttamente le superiori…
Lavorando al Settore ho capito: oltre al mio lavoro per il Centro di Analisi, quando serviva traducevo opuscoli turistici, facevo da interprete a delegazioni straniere in visita in Provincia, curavo eventuali contatti con organismi internazionali, ho aiutato colleghi che avevano bisogno di usare la lingua francese, ho partecipato a commissioni di concorso in qualità di esperta di lingua francese… Tutto ciò per 9 anni di misero precariato a meno di 1000 euro al mese…
Tornando a te, Cara Monia Pecorale della FP CGIL di Teramo, sai cosa avete fatto tu e la CGIL? Niente, ma lo sai, malgrado l’accordo fatto con la Provincia di Teramo e la Teramo Lavoro S.r.l. di prorogare tutti i lavoratori e non 100 meno uno…
Perché? Perché la FP CGIL di Teramo non ritiene intollerabile il gravissimo atto discriminatorio che la Teramo Lavoro Sr.l. della Provincia di Teramo ha perpetrato nei miei confronti? Perché non chiede, pertanto, che io venga fatta rientrare immediatamente per la violazione delle norme che “ancora” vigono in questo Paese? Perché non chiede che mi vengano presentate delle formali scuse? Perché non chiede che mi venga restituita la dignità “stracciata” e che abolisca dalla sua politica aziendale la vergognosa pratica della discriminazione? Perché per me si è potuto evitare la denuncia all’Ispettorato del Lavoro di Teramo, alla Consigliera di parità della Provincia di Teramo e di inoltrare regolare contestazione anche alle altre autorità competenti nazionali ed europee? Perché la FP CGIL di Teramo non ha mai chiesto, inoltre, di sapere se l’Assessorato Provinciale alle Politiche Sociali era a conoscenza delle incivili pratiche che avvengono per mano di strutture pagate con i soldi pubblici e di conoscere quali atti intendeva porre in essere nei confronti della Teramo Lavoro S.r.l. che, in tutta onestà, non poteva che concretizzarsi nella rescissione immediata del contratto di convenzione? Perché, per me, non si è invitata, infine, tutta la politica ad una seria riflessione sulla maternità e il suo valore sociale?
Non è necessaria una risposta, il silenzio è stato assordante… Non solo sul mio caso, ma su tutta la vicenda della Teramo Lavoro… (Per una opportuna convivenza territoriale?)
Provvederò io ad inoltrare questa lettera alla Consigliera di parità della Provincia di Teramo e alla Segretaria Nazionale della CGIL, fiduciosa di trovare Donne con la d maiuscola…
Sono d’accordo su una frase, modificandola leggermente: fino a che la maternità sarà considerata come una assenza dal lavoro della quale approfittare per far fuori qualcuno, questo Paese non sarà mai un Paese civile.
Rosella Gabrielli
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Angeladipiè... vallo a chiedere al tuo capo-partito che idea ha delle donne...