La città di Teramo si arricchisce di una nuova opera d’arte di Venanzio Crocetti. Nella piccola nicchia della facciata nord del Duomo è stata allocata una madonnina dell’illustre scultore abruzzese. Ieri molte le teste che guardavano all’in sù per cercare di percepire bene forme e natura del manufatto e, per quanto dotati di vista acuta, lo sforzo è stato vano. Chiaramente l’opera non è stata concepita per quella destinazione e non vogliamo pensare che il maestro non se ne rendesse conto. Meglio forse la collocazione nello spazio interno di una chiesa o dello stesso Duomo. Come al solito la maldicenza popolare si scatena nei suoi irriverenti commenti come tutte le volte che gli spazi pubblici vengono occupati da manufatti belli o brutti che siano. E’ un modo anche questo di amare la propria città e che per i teramani in particolare significa anche esercitarsi nell’arte dello sbeffeggio e del disfattismo. Subito è uscito un soprannome: ”il pupazzetto”, definizione quanto mai pertinente vista la difficoltà di percepire l’opera nei suoi particolari da quaggiù, nella piazza. Tuttavia non vogliamo esercitarci più di tanto nella critica dell’appropriatezza dell’intervento, quanto occuparci dell’invadente attivismo della Banca di Teramo e del suo presidente, l’onorevole Antonio Tancredi, cui sono ascrivibili anche altre inopportune collocazioni di dubbio gusto in città, al punto che si comincia a parlare in maniera assai critica di “mani sulla città” da parte di una banca o se volete di una famiglia i cui membri di sesso maschile sono tutti in politica e il cui attivismo viene supinamente accettato se non condiviso dall’amministrazione comunale e dal sindaco Brucchi. Basta cominciare da Porta Madonna dove è sistemato di un altro assurdo pupazzetto rabberciato alla meglio per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia raffigurante un improbabile Garibaldi che brandisce la spada, per continuare con la “Maternità” in piazza Orsini, sotto al municipio quasi che il palazzo comunale fosse un asilo, per arrivare poi in piazza Martiri della Libertà dove la porta cieca del Duomo presenta un inopportuno bassorilievo del povero, a questo punto, Crocetti, cui si deve pare anche il pupazzo della nicchia di cui s’è detto. Dopo la tradizionale risalita del corso approdiamo infine ai tigli trasformati dalla Banca di Teramo e dal suo Presidente in un cimitero monumentale con teste e busti già ampiamente criticati nel loro insieme. In fondo ai tigli c’è la fontana sempre di Crocetti costruita in altra epoca, di cui non conosciamo la “committenza” al di là di quella amministrativa. Da ricordare la “Leonessa” nella villa comunale, recentemente scomparsa, poi riapparsa, sempre firmata da Crocetti. Ma non basta rumors molto insistiti ci parlano di una sala dell’ipogeo che sarà assegnata alla Banca di Teramo per le sue mostre. E qui dobbiamo chiamare in causa la politica e l’amministrazione comunale. E mai possibile che accada una cosa simile? Conferma o smentisce questi rumors? Le voci se confermate ci sembrano indicare una scelta assai grave perché opere costruite con soldi pubblici non possono essere assegnate a chi ci pare, per scelta clientelare e politica. Senza un percorso amministrativo, una gara, una qualche giustificazione.
I PerDavvero
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