Gentile signor Sindaco, Francesco Mastromauro...
mi chiamo Elena Cerasetti e le scrivo queste righe per segnalarle il profondo disagio che la mia famiglia, e con lei gli abitanti di via Ancona, via Torquato Tasso e le strade limitrofe al parco Chico Mendes, è da anni costretta a subire nei due mesi estivi di luglio e agosto.
Ho 45 anni e da altrettanti anni trascorro il periodo estivo in questa città, a cui sono molto affezionata. da anni il parco confinante con la nostra casa ospita, per vostra delibera, le giostre.
Tutte le sere di questo periodo di tutti gli anni alle ore 20.30 in punto siamo costretti a subire, e non in silenzio, la colonna sonora dell’altrui divertimento, caratterizzata da una successione sempre uguale di “pezzi di grido” ben munita di bassi e accompagnata da un campanello attira-gente, una macchina tirapugni e amenità simili.
La festa prosegue fino alle 00.30, dopo di che i volumi vengono abbassati e rimangono protagonisti per una buona mezz’ora il campanello e i pugni.
Mi piacerebbe una sera averla a cena nella mia ospitalissima casa giuliese affinché possa rendersi conto di persona di cosa significhi non poter mangiare in pace, non poter guardare un film, non poter avere ospiti a cena, non poter stare poco bene, non poter dormire, non poter vivere un lutto (è il nostro caso personale), non poter essere di altro umore se non quello imposto dalle vacanze altrui.
Mi piacerebbe raccontarle di quanto mi mancano le semplici grida dei bambini, i passaggi delle motorette, il piano bar del grand hotel Don Juan.
Mi piacerebbe ricordare con lei com’era parco Chico Mendes negli aurei tempi in cui ospitava concerti di de andrè o battiato, o il cinema all’aperto.
Le scrivo, dunque, per chiederle di valutare seriamente l’opportunità di una sede alternativa all’attività delle giostre, che sia compatibile con il nostro concetto di vacanza e che tuteli gli stessi lavoratori, che non hanno alcuna responsabilità nel caso in questione e che a loro volta sono costretti a esercitare la loro attività in una sorta di “terra di nessuno”.
Già, perché Parco Chico Mendes è un testimone storico della vita di molti giuliesi e turisti vicini e lontani, che attraversavano all’altezza dello stabilimento balneare la tellina, infilavano la fresca pineta e sbucavano felicemente sul lato di viale orsini. ora un lucchetto alla cancellata segnala ai pedoni di dover deviare per via ospizio marino o per via ancona, appunto... e del caro vecchio parco resta una pineta triste, composta da alberi vivi compressi fra alberi morti, i cui rami spezzati pendono pericolosamente sulle proprietà private attigue, erbacce alte un metro, cocci di bottiglia, siringhe, cartacce e tanta desolazione.
Basterebbe davvero un nulla perché avvenga un disastro.
Mi limito a questa porzione di pineta marina della costa giuliese, ma l’elenco sarebbe lungo.
Lontani i tempi delle coppiette che si appartavano o dei ragazzi che venivano a chiacchierare e a prendere il fresco fumando una sigaretta.
Chico Mendes si rivolterebbe nella tomba, povero eroe.
Ho segnalato la questione per telefono al suo segretario, con il quale ho avuto un piacevole confronto, che si è impegnato a riferirle e che mi ha consigliato di rivolgermi a un dirigente che si occupa del rispetto della normativa sulle attività ludiche e al comandante dei vigili urbani.
Il primo non risponde mai al numero di cellulare in mio possesso e i vigili, comprensivi, mi hanno resa edotta delle loro possibili e limitate funzioni, che peraltro svolgono egregiamente.
Non mi resta che rivolgermi direttamente a lei, sperando con questa mia lettera di avviare un confronto sereno e costruttivo. Resta valido l’invito a cena, cucino piuttosto bene. quando vuole, davvero.
La ringrazio di cuore della cortese attenzione e le auguro un buon proseguimento di vacanze.
La sua cittadina, nonché contribuente, dottoressa Elena Cerasetti
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