Ci siamo occupati diffusamente delle spese di rappresentanza della Provincia perché sono esborsi particolarmente odiosi in tempi di crisi nei quali la parola d’ordine è sobrietà e nei quali ogni eccesso che richiami alla mente il periodo berlusconiano ha il sapore di uno schiaffo in faccia ai milioni di concittadini che versano in difficilissime condizioni economiche e finanziarie.
Quando il Comune di Teramo, poche settimane or sono, ha approvato il proprio rendiconto di gestione del 2011, qualche consigliere di minoranza si è giustamente lamentato della incompletezza dell’allegato obbligatorio elenco delle spese di rappresentanza, che non comprendeva tutte le spese effettivamente sostenute nel 2011.
Ma per il Comune il totale complessivo ammonta a poco più di 4.600 euro.
Bazzecole rispetto alla Provincia la quale, lungi dall’aver voglia di svuotarsi di funzioni e personale come imporrebbe la Legge a far data dal 31 dicembre prossimo (o forse proprio per la paura di doversi svuotare di ogni potere), ha deciso nel 2011 di darsi alla pazza gioia, non solo in dispregio dei cittadini in difficoltà cui la Provincia ha aumentato al massimo consentito l’aliquota della RC Auto (16%), ma – peggio – in palese violazione di legge per non avere rispettato la norma che impone il taglio dell’80% delle spese di rappresentanza sostenute nell’anno 2009, e – peggio ancora – violando la propria delibera di Giunta n. 334 del 09.06.2011 con la quale si sancivano perentoriamente i limiti delle spese di rappresentanza.
Infatti, lo scorso 29 maggio il Consiglio Provinciale ha approvato il proprio rendiconto di gestione del 2011 cui è allegato l’obbligatorio elenco delle spese di rappresentanza, che ammontano ad € 21.227,26.
Tale elenco risulta serenamente firmato dal Segretario Generale, dal Dirigente di Ragioneria e dai tre ineffabili componenti del Collegio dei Revisori dei Conti, tutti appassionatamente insieme a certificare tali spese folli, che sarebbero state folli perfino quando la crisi era agli albori nel 2009.
Quell’anno le spese di rappresentanza, allora non soggette a vincoli di legge, furono in tutto € 18.826,08.
Per effetto dei tagli imposti dalla legge e recepiti dalla Provincia con la propria delibera n. 334 sopra citata, nel 2011 il limite consentito era formalmente pari ad € 3.765,00.
La medesima delibera n. 334:
- dava atto “che il presente provvedimento costituirà, per i dirigenti responsabili di settore, base di supporto e orientamento da richiamare nella redazione degli atti di impegno ai fini della corretta identificazione delle sottoelencate tipologie di spesa” fra le quali, appunto, quelle di rappresentanza;
- dava “mandato a tutti i Dirigenti di rispettare le disposizioni dell'art. 6, commi 7, 8 (del D.L. n. 78/2010), in quanto: - il mancato rispetto della normativa per i punti 1) e 8) costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale; - il mancato rispetto della normativa per i punti 2), 3), 4), 5), 6), 10) comporta responsabilità di fronte alla Corte dei Conti”;
- dava “mandato altresì al Settore “Bilancio e Finanze” di monitorare tali spese attraverso sistemi di controllo”.
Non sembra che sia stato effettuato alcun controllo o monitoraggio, né pare che il Capo di Gabinetto che ha adottato molte delle determinazioni di impegno e liquidazione abbia usato la necessaria accortezza nell’ottemperare alle prescrizioni di Legge e di Giunta, comunque mai richiamando nei propri atti la deliberazione n. 334, come pure sarebbe stato necessario.
Ci domandiamo:
1)chi chiede scusa e risarcisce i cittadini per l’esubero di € 17.462,26?
2) chi risponderà dinanzi alla Corte dei Conti, dato che la violazione della norma sui limiti alle spese di rappresentanza prevede una esplicita e rafforzata responsabilità?
3) c’è qualcuno che difende i soldi pubblici nel silenzio assordante di tutti gli organi di controllo?
La Redazione de “I Due Punti”
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