È la festa della Touba. Una festa islamica che richiama una città sacra per i senegalesi. Un albergo di Montesilvano ma colori, odori e rumori sono quelli della gente del Senegal. E' un albergo di Montesilvano ma entrando si viene avvolti come se si fosse in Senegal, a Touba, la città santa dei musulmani Murid. È la loro festa, il diciottesimo giorno del mese di del mese lunare di safar (secondo il calendario islamico). Un bianco sente la differenza, solo in mezzo a gente nera. Ma è festa e vieni accolto come uno di famiglia. Ecco si: uno di famiglia. Un valore che si è perso tra noi occidentali. Ti accolgono, ti chiedono come stai. Fin qui tutto normale. Poi aggiungono –E la tua famiglia?–. Noi queste domande non le facciamo più neanche alle persone più care.
Siamo lontani noi cristiani dai musulmani. Ma i senegalesi sono un popolo diverso, non fondamentalista. I valori religiosi sono simili al cristianesimo. Poi ci sono barriere forse insuperabili. Ma poco conta. Oggi è festa, non si lavora, la comunità senegalese si ritrova. Gente che viene da tutto l'Abruzzo, ma anche dalle Marche, fino a Civitanova, poi chi vive in Molise. Regolari e non, ma poco importa. È festa. Si comincia alle nove del mattino della domenica e sini finisce alle quattro del mattino successivo. Preghiera e canti come nella tradizione della moschea più importante dopo la Mecca, più piccola della Mecca ma con una torre più alta. Il che dà il segno dell'importanza. Il Magal di Touba non è solo una celebrazione popolare e spirituale ma uno dei momenti più importanti per mettere in pratica l’insegnamento dello Cheik attraverso la devozione, il lavoro, la solidarietà.
Chi mi ha invitato mi presenta i suoi amici, che diventano subito amici miei. Prima Babba, poi gli altri. I nomi si scordano facilmente ma le facce cominci a scoprire che non sono tutte uguali. Sul palco un gruppo recita i canti di un poeta senegalese. Sono preghiere. C'è chi prega con i rosari musulmani – denominati subha in arabo – che hanno 99 grani, tanti quanti sono i nomi di Dio.
Nel pomeriggio le donne non ci sono nel grande salone, sono da un'altra parte e con loro i figli. Stanno preparando la grande cena con gli odori e i sapori dell'Africa.
Mi spiegano, guardo. Siamo religiosamente lontani quanto vicini. Loro sono Murid, hanno come insegnamento quello di Cheikh Ahmadou Bamba, fedele servitore di Maometto, di cui predicava l'amore e l'imitazione di Maometto il cui fine è il perfezionamento spirituale. Mi spiegano, ci tengono. Ascolto, capisco e vedo tante similitudini con il Vangelo, arrivato circa 500 anni prima del Corano.
È festa, prima si prega poi si sta insieme. Un'esperienza che ti fa capire i valori che i cristiani hanno, lo sgretolamento della nostra società. L'attenzione ai beni materiali. Troppo facile gettare fango su Berlusconi. Il benessere e il consumismo hanno minato le basi. I cristiani da molti islamici hanno da imparare ad essere fedeli al loro credo. Le differenze rimarranno ma la società sarebbe molto diversa.
Rimane la festa e per i senegalesi la possibilità di ritrovarsi isieme, in una terra lontana migliaia di chilometri da casa. Esco ancora più cattolico di prima, ma certo che la convivenza non è cosa difficile.
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