Sul Corriere della Sera di oggi, per la seconda volta, la nota scrittrice Dacia Maraini torna sull’argomento Borsacchio con un articolo dal titolo eloquente: “Sviluppo come alibi per cementificare”.
Il nocciolo dell’argomentazione è tanto semplice quanto condivisibile: “C’è chi si riempie la bocca della magica parola sviluppo. Ma è cieco e sordo chi pensa che lo sviluppo consista solo nella moltiplicazione delle case e nelle gettate di asfalto. Oppure è in malafede e usa la comoda parola per nascondere le ingordigie di grossi investitori. Ormai lo sanno tutti: lo sviluppo non sta nel costruire su ogni angolo di costa rimasto intatto, ma al contrario nel preservare la bellezza, l’integrità dell’ambiente che oltre a proteggere il territorio da allagamenti, slavine, desertificazione, dà vita al turismo e quindi porta anche guadagni. I turisti cercano l’ombra degli alberi, la pace di una spiaggia pulita, un mare non inquinato. E la gente del luogo lo sa. Sono gli speculatori che fingono di non sapere. E gli amministratori pubblici che usano in malafede la parola sviluppo”.
Orbene. A prescindere dal merito delle questioni oggetto della nuova legge regionale di riperimetrazione della Riserva, questa Redazione è pregiudizialmente contro ogni forma di intervento edilizio e/o urbanistico all’interno del vecchio e del nuovo perimetro del Borsacchio perché siamo convinti che il futuro dello sviluppo sia esattamente quello della decementificazione e della tutela e salvaguardia di ogni metro quadro di natura.
Le argomentazioni giuridiche e capziose di tutti i portatori di interessi privati, dagli imprenditori ai politici, non ci interessano.
Il futuro della Provincia di Teramo e della Regione Abruzzo si gioca proprio su quella striscia di spiaggia rimasta intonsa dalle brame edilizie, finto-turistiche e pseudo-progressiste che propagandano come sviluppo quello che è un vero e proprio suicidio ambientale quanto economico.
Tre le linee di azione che ci permettiamo di proporre:
- immediata sollecitazione al Governo Monti affinché impugni dinanzi alla Corte Costituzionale, ai sensi dell’Art. 127 della Costituzione, la Legge regionale Abruzzo di riperimetrazione della Riserva (pubblicata sul BURA del 4 luglio 2012) che ne retrocede l’area escludendone buona parte delle zone di pregio naturalistico che, guarda caso, coincidono con le zone di interesse turistico-speculativo;
- costituire un presidio permanente in loco dei comitati ambientalisti e dei cittadini, al fine di attuare una tutela visiva costante del territorio e denunciare ogni azione comunque modificativa dello status quo;
- concordare ogni forma di protesta possibile da sottoporre alle istituzioni, ai Comuni ed alla Regione, al fine di ridiscutere la cancellazione della nuova legge regionale e sollecitare l’istituzione degli organi di gestione della Riserva.
Ogni omissione, indifferenza e/o condiscendenza agli appetiti degli affaristi che hanno mire sul Borsacchio significherà negare per sempre ai nostri figli la possibilità di godere dell’ultimo tratto della costa teramana non toccato dall’uomo.
La Redazione de “I Due Punti”
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