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Il corrosivo: Dialogo tra Ieri e Oggi.

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Si incontrarono ad un crocicchio, al limite tra la notte e l’aurora, e stentarono a riconoscersi l’un l’altro, anzi a conoscersi e a capire chi fossero, l’uno e l’altro, perché non si erano mai incontrati prima, né avevano pensato di poterlo fare. Quando ognuno dei due capì chi era l’altro, si guardarono con ancora maggiore sospetto e provarono molto imbarazzo. Ma erano così vicini che non riuscirono a non parlarsi. Il primo a rompere il ghiaccio fu il più giovane, vestito a nuovo, che si rivolse all’altro, più vecchio e vestito di panni lisi e consunti.

OGGI – Ciao, amico mio, ti chiamo così, anche se non siamo propriamente amici.
IERI - Vero, amici non siamo davvero. Sono stato costretto a cederti il mio posto. E non l’ho fatto volentieri.
OGGI – Anche tu, quando arrivasti, costringesti qualcuno a cederti il suo.
IERI – E tu sarai costretto a cedere il tuo, quando arriverà…
OGGI – Per ora non voglio pensarci… Qquesto giorno è il mio tempo e me lo voglio godere, pienamente. Io rappresento il nuovo, tu il vecchio. Perché hai voluto indugiare ed aspettare il mio arrivo? Che cosa avevi di tanto importante da dirmi?
IERI – Volevo pregarti di conservare qualcosa di mio… nel segno della continuità.
OGGI – Preghiera respinta. Tu rappresenti il passato, io il presente e nel presente quel che conta è l’attualità. Tu sei superato e con te tutto quello che tu rappresenti.
IERI – Eppure quel che c’è in te ha in me le radici. E sono queste radici che hanno dato origine alle tue rigogliose fronde.
OGGI – Retorica. In te non c’è nulla che valga la pena di essere conservato. Viva il rinnovamento!
IERI – Vedi, anche per capire te e quello che sei tu occorre capire me e quello che sono stato io.
OGGI – Retorica. Il giornale del giorno prima è buono solo per incartarci il pesce. Le cose vecchie non sono più fruibili, né utili, nemmeno per interpretare e capire me.

IERI – Neghi ogni debito che hai con me?
OGGI – Io non ho alcun debito, né con te né con chi ti ha preceduto. Io sono lucido, splendido, leggibile, tu sei oscuro, sbiadito e non più leggibile.
IERI – Vedo che ti ho atteso vanamente. Mi avevano avvertito mi avevano detto che tra noi non ci poteva essere dialogo.
OGGI – E perché non hai tenuto conto dell’avvertimento? Perché non hai fatto come coloro che ti avevano preceduto, che  se ne sono andati senza aspettare che tu arrivassi?
IERI – Parli di ALTRO IERI e di ALTRO IERI ANCORA?
OGGI – Proprio di loro.
IERI – Vedi che sei ignorante e non lo riconosci? Non sai che prima di me ognuno ha aspettato quello che sarebbe arrivato dopo di lui, per trasmettergli…
OGGI – A me non deve trasmettere niente nessuno. Hai fatto male a non partire prima che arrivassi io. Non c’era alcun bisogno che ci incontrassimo… Non c’è alcun bisogno della continuità tra chi parte e chi arriva. Quando non c’è l’incontro, è più facile che si affermino davvero il nuovo e il diverso.

IERI – Ma tu davvero credi di essere tanto diverso da me?
OGGI – Certo che sono diverso… siamo completamente diversi. Come potremmo non esserlo? Io sono e tu non sei più.
IERI – Eppure siamo molto più simili, io e te, di quanto tu pensi e immagini. Chi ci confronterà ci troverà assai simili e quasi per nulla differenti.
OGGI – Non bestemmiare. Tutto in me è cambiato rispetto a te: il dire, il fare, il modo, il vestimento, il pensare, il sognare…
IERI – Tu sogni oggi quel che sognavo io e speri di essere quel che speravo io di essere e non sono stato. E nemmeno tu sarai quel che speri di essere.
OGGI – Tu pensa alle tue frustrazioni, che sono tante…
IERI – E tu pensa alle tue illusioni, che sono pure tante, così come tante sono state le mie.
OGGI – Mi fai pena. Io riuscirò dove non sei riuscito tu.
IERI – Anche io ho nutrito questa certezza e l’ho allevata con tanta cura. Ma l’ho vista svanire, come accadrà a te.

OGGI – Io non mancherò l’obiettivo. Perché ho imparato anche dai tuoi errori, che saprò evitare.
IERI – Te lo auguro. Anche io mi sono illuso di aver imparato molto da chi mi aveva preceduto. Ma ho dovuto poi constatare a mie spese che ero ignorante proprio come lui.
OGGI – A me non capiterà, stai certo. Ora, vai per la tua strada, se te ne è rimasto qualche tratto ancora da percorrere, prima di svanire nell’eterna ombra dell’oblio.
IERI – Vado. Ma ricorda. Anche tu muterai nome e, da OGGI che sei, diventerai IERI.
OGGI – Va’ via, uccello malaugurante. Sparisci. Non sarai rimpianto.

Proprio in quel momento, mentre i due separavano per sempre le loro strade, avviandosi verso direzioni opposte, si adunò una gran turba, si aprì il cielo e si vide in alto una folla di lugubri personaggi, ciascuno dei quali a gran voce enunciava il proprio nome: FAME, SETE, FREDDO, CALDO, STANCHEZZA, NUDITA’, DOLORE, INFERMITA’, INGANNO, PERSECUZIONE, INVIDIA, DISPREZZO, DISONORE, AFFANNO, TRISTEZZA, TIMORE, IRA, DISPERAZIONE, GUERRA. Davanti a tutti cavalcava un cavallo nero e spettrale un signore che diceva di chiamarsi DOMANI e annunciava, con aria di minaccia, la perdita di ogni cosa, di tutto: della casa, degli averi, dei beni, della dignità, degli amici, dei parenti, dei fratelli, dei genitori, della vita stessa, quanto più amata.

 

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Non si costruisce il futuro se non si conosce, e non si rispetta, il proprio passato. Questa Città ne sia sempre memore.
E NO! La vita è troppo effimera, è troppo fugace per soffermarci sul passato, che mi piace paragonare (il passato) ad un ladruncolo che potrebbe impadronirsi del nostro futuro. Futuro che, hai noi, sembra comunque non avere proprio nulla da dire, come una grottesca e confusa RETROMARCIA su Roma........Sans souci