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Il Corrosivo. Il tradimento elettorale

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

Nel dicembre del 1996 un folto numero di esponenti di spicco, fra i quali non pochi parlamentari, si staccarono dal MSI e costituirono Democrazia Nazionale.
L’operazione fu sollecitata e segretamente diretta da Giulio Andreotti e da altri dirigenti della DC, secondo i quali quelli missini erano voti democristiani in libera uscita.
In realtà, fra le tante anime che convivevano (a fatica) nel MSI, c’era una folta corrente moderata che, in nome dell’anticomunismo, era assai vicina alle posizioni di centro, anche in omaggio al voto dato alla DC nel 1948 dai missini per sconfiggere il Fronte Popolare.
La scissione che portò prima alla costituzione di un gruppo parlamentare autonomo e poi, nel febbraio del 1997, ad un vero e proprio nuovo partito, Democrazia Nazionale-Costituente per la Libertà, non aveva nulla di ideologico. Chi aveva maturato la decisione di una scissione puntava ad attuare un’operazione di conquista del potere, abbandonando la posizione almirantiana dell’opposizione al sistema e sperando in una cooptazione al potere da parte della DC.
Tuttavia questo obiettivo non venne raggiunto e l’aspirazione restò vana.

La DC, partito di maggioranza relativa era allora impegnata nella fase della “solidarietà nazionale”, e il rapporto  non si saldò.
In capo a tre anni, Democrazia Nazionale si dissolse. A nulla valse il sostegno aperto alla DC e ai partiti dell'arco costituzionale, a nulla valse l’apertura a quanti non avessero nulla a che vedere con i trascorsi fascisti, a nulla valse il sostegno dato al governo Andreotti e alla politica di "solidarietà nazionale", condannata dal MSI come un atto di accettazione del sistema. Il deludente risultato elettorale portò allo scioglimento di Democrazia Nazionale nel dicembre del 1979. Non pochi esponenti del disciolto partito confluirono nella corrente andreottiana della DC, cioè in ciò che c’era di peggio in seno al partito della “balena bianca”.

Fu allora del tutto evidente - e lo appare ancora di più oggi alla luce di considerazioni di natura storica - che la scissione fu verticistica e rifiutata dalla stragrande maggioranza del pur scarno elettorato missino, che si sentì tradito dagli scissionisti. Il patto elettorale non era stato rispettato. Gli eletti erano stati votati sulla base di un patto e quel patto era stato tradito. Era venuto meno uno dei principi cardini del rapporto eletti-elettori, il rapporto di fiducia, e il mandato affidato non era stato rispettato.
Pacta sunt servanda”, i patti si devono rispettare e non lo erano stati.

Un altro tradimento, sia pure di diversa natura, degli elettori di destra ci fu nel gennaio 1995, quando attraverso i lavacri di Fiuggi” nacque Alleanza Nazionale. Ancora una volta i patti non furono rispettati, sia pure con una specie di congresso fondativo spacciato come decisione non verticistica. Gianfranco Fini svendette le posizioni ideologiche degli elettori di destra. Le portò alla corte del dittatore di Arcore, con una serie di tradimenti successivi che fecero degli ex elettori del MSI e degli elettori di AN i servi subalterni in un partito che non era il loro e che prese diversi nomi fino a diventare PDL. Poiché i traditori tradiscono sempre, il tradire fa parte della loro natura, Fini tradì perfino Berlusconi, a beneficio del quale, sperando di trarne profitto per sé e per i suoi “colonnelli”, aveva tradito i suoi elettori.

Io considero il tradimento del patto elettorale come il peggiore dei crimini politici. Farsi eleggere in base ad un impegno elettorale e poi, una volta eletto, non mantenere quell’impegno e fare l’esatto contrario di ciò che l’impegno comportava è imperdonabile. Anche e se il tradimento porta vantaggi al traditore, la scelta di tradire è esecrabile ed è giusto che venga colpita da anatema. Tuttavia nello spirito italico c’è qualcosa di atavico riguardo al tradimento. E’ così che si piega come mai nella storia italiana ci siano stati tanti tradimenti di alleanze. L’Italia nella prima guerra mondiale dichiarò guerra contro nazioni delle quali era stata fino a quel momento alleata. Nella seconda lo fece addirittura a guerra iniziata, passando dal campo di quelli che ormai parevano sconfitti senza scampo a quello dei più che probabili vincitori. 

Il tradimento degli elettori di destra ha avuto nei giorni scorsi il suo contrappasso nel tradimento degli elettori di sinistra. Il PD, alleato con SEL, aveva fatto un patto con loro, prendendo l’impegno solenne di non fare mai un governo insieme con il centrodestra, governissimo o governo di ampie intese che fosse, a nessuna condizione. Questo patto è stato tradito, clamorosamente. La giustificazione addotta è stata che erano mutate le condizioni, che la situazione del paese è difficile, che occorre il realismo in politica, che non c’erano alternative. Ma si è visto benissimo che il PD ha operato in modo che a mano a mano le alternative possibili fossero vanificate e ha puntato fin dall’inizio all’obiettivo di formare un governo di coalizione con il centro-destra, realizzando quello che si chiama “inciucio”. Negli ultimi venti anni è stato sotterraneo e non confessato, con il gabinetto Letta-

Alfano è stato costituito allo scoperto. Anche il centro-destra ha tradito il mandato elettorale? No.
A parte il tentativo evidente di far mantenere al governo Letta tutti gli impegni assunti in campagna elettorale dalla propria parte, ha mantenuto anche quello di non fare un governo insieme con i “comunisti”, perché nel nuovo governo di comunisti non ce n’è nemmeno uno. Il centro-destra è riuscito ad evitarne la presenza, condizionando pesantemente la formazione della compagine governativa, così come ne condizionerà pesantemente l’opera e le scelte.

Il 4 dicembre 2010 il giornale “Libero” pubblicava in prima pagina una “Letterina ai traditori”, cioè agli uomini di Fini, i “ribaltonisti” che, secondo il direttore Belpietro, si apprestavano, tradendo Berlusconi, ad “andare con la sinistra”.
La cosa non andò così e la “letterina” fu scritta invano.
Ma “Libero” non l’ha riscritta oggi, né per i traditori del PD, che hanno fatto un governo con il PDL, né per i traditori del PDL, che hanno fatto un governo con il PD. Perché per il PDL e per i suoi giornali tutto quello che decide il gran capo va bene e questo governo il gran capo lo ha voluto e lo vuole, fino a quando gli converrà.

Ciò che mi interessa di più, a parte le considerazioni di carattere nazionale che vanno al di là delle dimensioni di questa rubrica, è la “ricaduta” sul locale di questo tradimento degli elettori del centro-sinistra, ai quali il PD aveva promesso di fare esattamente il contrario di quello che poi ha fatto. “Libero” diceva ai presunti traditori finiani:
“i cittadini vi puniranno”.

Non si può non dire proprio questo al PD e a chi ha scelto la strada del tradimento più odioso. Quale credibilità è rimasta ad un partito sfilacciato e pasticcione nella migliore delle ipotesi, colpevole di doppiezza e di insincerità nella peggiore? SEL anche sul piano locale ha preso le distanze da questo partito di traditori, annunciando che non prenderà più parte a primarie di coalizione, considerato che la coalizione di centro-sinistra non c’è più, barbaramente assassinata da sicari prezzolati.
E ora? Nelle elezioni amministrative, anche di Teramo, con chi tratterà il PD per la formazione delle liste? Quale partito potrà fidarsi? E si fideranno gli elettori?
                                 
 

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Commenti

Ma non si presentò anche Lei con il "dittatore di Arcore" o sbaglio? Quindi anche Lei tradì la sua storia di destra?
e soprattutto non si presento' anche lei con il buon Antonio Tancredi tradendo la storia di destra di una vita?
Non è difficilissimo dare uno sguardo al futuro. E' più difficile capire quanto esso sia prossimo o remoto. Il pdmenoelle pagherà il tradimento elettorale alla prima occasione, credo vi siano pochi dubbi. Ma quanto pagherà, dipende da quando ai cittadini se ne presenterà l'opportunità. Non mi riferisco tanto alle elezioni amministrative, che sono soprattutto una questione di candidati e di programmi locali, quanto alle elezioni politiche. Bisogna attendere l'appuntamento elettorale politico, ovvero la fine del governo dell'inciucio. Dovessero trascorrere tutti gli anni della legislatura, come qualcuno prevede, il conto dell'inciucio potrebbe essere affievolito sia dalla nostrana tendenza a dimenticare sia da un auspicabile miglioramento della situazione economica (ma questo ad oggi è solo un augurio e nulla più). Viceversa, prevedo numeri a cinque stelle molto vicini al 40%.
Nelle elezioni regionali del 23 aprile 1995, la lista di Forza Italia-Popo Popolare, nella quale fui candidato, non era ancora quel partito padronale che diventò in seguito e consentiva di sperare in un cambiamento, soprattutto perché "da dentro" si poteva cercare di orientarne la direzione. Uscii subito dopo quell'esperienza, non cambiando schieramento, ma abbandonando definitivamente la vita politica e non votando mai più per nessun partito, quando dovetti arrendermi alla realtà e presi atto di non essere riuscito nemmeno ad evitare che, proprio durante le elezioni, non prima, riciclandosi, Antonio Tancredi, mio aversario di sempre, se ne "impadronisse". Non è esatto, perciò, dire che io mi sia presentato candidato "con" Antonio Tancredi, perché all'epoca Tancredi ancora non c'era. A candidature presentate, e nel corso della campagna elettorale, Tancredi, spostando migliaia di voti su determinati candidati e facendo terra bruciata intorno a me, mise in atto le condizioni che gli consentitono di "impadronirsi" del partito DOPO le elezioni. Questa successione temporale va ristabilita nella sua esattezza. Ne consegue che io non ho mai tradito la mia storia politica personale, che è di destra perché di destra veniva definita la destra del MSI, anche se militavo nella corrente rautiana, che era tutt'affatto considerata una linea di sinistra, in quanto socialista nazionale.
Nella prima parte ci sono alcuni refusi sulle date
C'era una volta un principio costituzionale, quello del libero mandato. Un principio liberale talmente raffinato che un vecchio trombone non poté mai comprendere.
E' vero. Ci sono refusi sulle date. Che nell'ordine vanno così corrette: 1976, 1977. Si chiede venia.
Ma se in una famiglia sono tutti bravi che vuole la gente? Enrico Letta PD, nipote di Gianni Letta cugino di Del Corvo PRESIDENTE PROVINCIA L'AQUILA PDL
Per rimanere alla politica locale ritengo che Serpentini ha ragione il PD e' diviso da SEL. Io, Lupulus, penso che il PDL e' più fortificato o meglio più che il PDL e' il centrodestra teramano più unito , non so' se per Teramo e i Teramani il " modello Teramo" e' una forza o una debolezza però c'è' e tra essere o non essere forse e' meglio essere cioè' esistere. Ritengo che a Teramo, come nell'intero paese, sta' crescendo un sentimento di partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini grazie a questo mezzo di comunicazione che è' il blog e i blogger. Domanda @ Serpentini: A Teramo i traditori sono più' di centrodestra o più' di centrosinistra? Secondo me i traditori sono sempre gli stessi cioè' quelli che votavano centrosinistra quando il sindaco era Sperandio e che votavano centrodestra quando il sindaco era Chiodi. I traditori sono quelli che tradiranno Teramo e i Teramani per per i loro interessi personali.
rispondo a un commentatore anonimo Non credo proprio che il PDL o il PD pagheranno questo tradimento elettorale. Intendiamoci, non che non sia giusto l'articolo (le date sono dettagli trascurabili) e l'analisi, ma vorrei ricordare che: 1) abbiamo visto all'opera l'inciucio pd-pdl-centro a sostenere Monti, 2) abbiamo visto Monti portare il rapporto deficit-pil dal 123 al 130% (spending rewiew???????) 3) abbiamo visto imprese vessate con 1 punto d'IVA 4) abbiamo visto mettere l'IMU sulla prima casa 5) abbiamo visto l'incasso dell'IMU andare a coprire il buco MPS ... abbiamo visto tutto questo e l'elettorato italiano non si è schiodato significativamente dal proprio voto. ... Abbiamo gente che va per gli uffici pubblici con la lettera dell'IMU di Berlusconi. Altri che votano alle primarie del PD (a pagamento!) Abbiamo indagati, concussi, corruttori, condannati, prescritti e legittimamente impediti nelle più alte cariche dello stato. Se uno avesse un minimo di cervello si adopererebbe per cambiare qualcosina, ossigenando le istituzioni, INSOMMA, MANDANDOLI TUTTI A CASA! Evidentemente tutti quelli svegli si sono già mossi. Ma un 66% degli elettori italiani non sanno praticamente leggere e scrivere, oppure vivono in un mondo fatto di televisioni e ideologie buone 60 anni fa. E del restante 33%, almeno un 20% smetterà di votare alle prossime elezioni.
Riguardo a SEL, a prendere le distanze dal PD locale è stato il segretario comunale, il quale ha espresso una sua opinione personale. Decisioni così importanti andranno discusse e prese collegialmente e ad oggi l'argomento non è stato ancora affrontato. A Roma, ad esempio, SEL sosterrà la candidatura a Sindaco di Marino. A livello locale dovranno contare i programmi e le persone, non le scelte sciagurate dei vari Napolitano, D'Alema, Renzi, Veltroni e Gentiloni... Di favori ai berlusconiani ne sono stati fatti già in abbondanza dal PD. Non credo che anche il partito di Vendola voglia aggiungere altri doni per Brucchi e soci.
Le mie considerazioni sono sempre riferite alle vicende politiche locali, i miei racconti hanno sempre riferimenti reali alle esperienze negative realmente vissute. La mia ideologia è stata annientata dalle analisi obiettive sull'operato dei nostri politici locali. In questa "città" gli accadimenti amministrativi non sono migliori delle politiche nazionali: clientelismo, promozioni politiche e tutte le altre problematiche, ben descritte su questo blog, che ormai avranno nauseato anche i miei concittadini. L'opportunismo dei militanti delle nostre politiche locali coincide a sovrapposizione con quello nazionale, pertanto, alle prossime consultazioni elettorali tutti i partiti prenderanno le direttive opportunistiche dettate dai risultati del cammino economico del Governo. Se continueranno ad imboccare ancora le clientele, senza risolvere il problema nella massima globalità, tutti i militanti dei partiti saranno i primi nemici dei partiti stessi. Se posso lanciare una previsione personale, priva di riscontri razionali, vedo una durata dei partiti, così organizzati, di un paio d'anni.
Condivido l'analisi ma credo che i veri traditi siano coloro che non votano, astenendosi o annullando la scheda. Loro sono stati traditi non gia' da un fini o da un bersani qualsiasi ma da un sistema dal quale non si sentono rappresentati.. da una democrazia che non riesce a farli sentire partecipi. Credo che sia questo il rischio, o la speranza: che l' amarezza diventi rabbia, e che la rabbia che consuma possa diventare la rivolta che incendia.
@ andrea Il 66% dell'elettorato sa perfettamente leggere e scrivere, non vive in un mondo di ideologie e magari guarda la televisione come Lei e me. Molto più verosimilmente con il voto difende un privilegio acquisito. Lo stesso privilegio che probabilmente noi vediamo come spreco. Non credo sia semplice convincere qualcuno a votare contro le proprie tasche. Questo è il grande problema italiano: finchè ci saranno soldi a sufficienza per riempire le numerose tasche, la situazione non cambierà. Dovessero ridursi o terminare le prebende, forse ci potrebbe essere una speranza. Non potendo affidarci alla serietà di una maggioranza interessata, siamo costretti ad affidarci alla crisi. Che, a quanto pare di capire, durerà...
O Serpentini, ripensa al tuo manifesto con Berlusconi, oggi sul quotidiano il Giornale ci potevi essere TU forse indicato dal PDL.