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Il corrosivo: Sagre, sagrette, sagrone, sagrine, sagracce.

di Elso Simone Serpentini
8 minuti

Sagre, sagrette, sagrone, sagrine, sagracce. Sagre in tutte le salse. Sagre di tutto, di ogni cosa. Sagra dell’arrosticino, de li cepp e de li franceschill, delle pappardelle al sugo di papera, della birra, de li ciuffelitte e ceci, delle fregnacce, del coatto, della pecora alla callara, delle anguille, del pesto casolano e del baccalà, del prosciutto abruzzese, del ddu botte, delle birre artigianali, dei sapori di mare, del tartufo, delle vongole, del timballo, del fungo porcino, dei maccheroni alla molinara, della porchetta, del baccalà, della frittella, della mozzarella, del pesce, degli gnocchi, dei trabocchi, dei cingoli cellinesi, del granoturco, del tacchino alla canzanese, delle pennette alla pecorara, del farro, dell’agnello alla scottadito, del boscaiolo, della ricotta, della trippa, della trota, de la mazzafame, della pizza, della tagliata, della zuppa di ceci, dei tagliolini, dei fagioli, del formaggio pecorino, delle rane fritte, della chitarra con le pallottine, degli gnocchi al sugo, del castrato al forno, del calzone, del gusto, delle alici, delle fregnacce al sugo di papera, del luppolo, della seppia, delle lumache, de lu stennemasse, della fava, del formaggio fritto, delle virtù, del maiale e dello gnocco ripieno, de lu magnà de ‘na vodde, della polenta, delle castagne, della cipolla, sagra delle sagre… Sono tutte sagre vere, non me ne sono inventata una, lo giuro. Anzi, potrei facilmente aggiungerne altre.

Oltre alle sagre, le feste. Feste e festicciole. Festa dell’arrosticino, la scurpellata, festa paesana, festa della trebbiatura, Garrufo con gusto, abbuffata di pesce, tacchinando, San Giorgio in festa, festa dei giovani, festa popolare, Piacere Colonnella, Calici di stelle, festa della pizza, notte della transumanza, il pesce in campagna, bontà di mare, i tesori della fattoria, Atri a tavola, Edelbierfest e Craftbierfest, il commensale del borgo, un canestro di birra, cacio in festa.

E i festival. Festival della birra, della birra artigianale, della birretta, del vino. Di ogni cosa. Non c’è praticamente prodotto che non dia il nome ad una sagra, ad una festa, ad un festival. La provincia di Teramo è la patria delle sagre. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti. Nulla sfugge agli organizzatori di sagre e a quanti accorrono numerosi. Se qualcuno volesse prendere parte a tutte, nel giro di un paio di mesi potrebbe tranquillamente raggiungere i 150 chili. E c’è chi lo fa. C’è chi non se ne perde una. E’ un mistero. Come si può passare ore e ore ad una sagra della birra e poi tornare a casa indenne, alla barba di ogni alcool-test?

In tempi di crisi l’economia teramana si affida alle sagre e alle sagrette. Anche il turismo cerca nelle sagre la propria salvezza. Non c’è rimasto altro. Non si va tanto per il sottile, non si bada tanto alle norme, ai regolamenti, agli obblighi e alle prescrizioni, anche igienico-ambientali. Non c’è pro-loco che non cerchi di impinguare le proprie casse, quelle degli imprenditori e degli esercenti che sperano di poter incassare in pochi giorni quello che solitamente incassano in un paio di mesi.

Ovviamente non ho nulla contro le sagre. Penso perfino io che, in fondo, la vetrina eno-gastronomica possa essere un forte richiamo per i turisti. O almeno in molti sperano che lo sia. Però…. I miei “però” sono tanti, specifici e generici. 

Tra quelli specifici, alcuni, come mi sono accorto, sono condivisi anche da alcuni addetti al settore. Proprio in questi giorni l’ARIAA, l'associazione dei ristoratori di Alba Adriatica ha proposto una riorganizzazione dell'offerta turistica con una regolamentazione delle attività enogastronomiche, che passano sotto il nome di sagre. In un comunicato dell’associazione si legge: “Ancora oggi, infatti, gli eventi eno-gastronomici proposti nel territorio sono spesso frammentari e a vantaggio di singole realtà associative, incapaci da sole di partorire iniziative che possano valorizzare tradizione e professionalità locali". C’è poi da dire che il concetto di “sagra” ha, per definizione e per significato, connotazioni e valenze storiche e culturali che sono state perdute del tutto ormai da tempo.

Si pensi che il termine ha origine latina e deriva dall’aggettivo sacrum ("sacro). Infatti la sagra si connotava inizialmente innanzitutto per la dimensione religiosa, essendo legata alla festività del santo patrono o richiamando le feste popolari dell'antichità, che venivano celebrate davanti ai templi o, in epoca cristiana, davanti alle chiese. Le sagre, inoltre, si relazionavano con i vari momenti dell'anno (l'inverno, la primavera, la mietitura, la vendemmia). In abbinamento alle feste religiose erano anche il mezzo per ringraziare la divinità (realizzando dei momenti di comunione tra uomini e sacro) o per propiziarsi la bella stagione.

Adesso le sagre si svolgono quasi tutte nel periodo estivo, senza alcun legame con la stagionalità, nemmeno con quella dei prodotti, dei quali molti vengono offerti al gran pubblico fuori stagione. Il loro unico obiettivo è di richiamare il maggior numero di persone, in una grande confusione, senza alcuna valenza culturale. D’altro canto, quelli che ci vanno non hanno altro fine che quello di ingozzarsi. Poca qualità, molta quantità. E qui c’è un altro mio “però”, grosso come una casa. Non solo la sagra non viene più vista come un momento di aggregazione sociale, non viene più organizzata nei giorni della festa patronale, ma i piatti e le specialità vengono offerti non, come dovrebbe essere, a prezzi minori rispetto alla consumazione in un locale chiuso, ma a prezzi maggiorati, approfittando della buona disposizione dei frequentatori di sagre, che non badano a spese.

Tra i miei “però” generici, alcuni sono legati alle sagre davvero con un filo sottile, ma non da un collegamento forzato. Penso che assai spesso in un paese, in un borgo, in una contrada, c’è qualcosa che assai più di una sagra potrebbe essere valorizzato e in maniera assai meno arruffona. Penso a quanto non si faccia nulla per segnalare al turista la presenza di un monumento, di un manufatto, di una tradizione, di un reperto storico o artistico. Penso a quanto facilmente un frequentatore di sagre mette mano al portafoglio per acquistare nella calca un piattino con quattro sardelle affumicate che gli vengono fatte pagare per otto o a volte per sedici solo perché vendute in una sagra. Penso a quanto difficilmente quello stesso frequentatore di sagre entra in un museo o in una libreria e, se ci entra, quanto faticosamente tira fuori dalle sue tasche dieci euro per comperare un biglietto o un libro, ritenendo che la spesa sia troppo alta per lui.

Ecco, tra i miei vanti c’è quello di frequentare molto i musei, le sale da concerto, i teatri e le librerie e di frequentare assai poco le sagre. La birra e le salsicce mi piacciono, ma preferisco gustarle a casa mia. Per quanto riguarda la mia presenza, ho preferito assicurarla non come consumatore in una sagra, ma come relatore ad un evento organizzato a Pianella, dal titolo suggestivo: “Cultura sotto la luna”.

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Commenti

Appunto Professore, Lei è dovuto migrare per non relazionarsi davanti a un panino con la porchetta.
Queste sagre hanno finanziamenti pubblici, vero? Ecco, sarebbe interessante conoscere quanti fondi provengono da Regione, Comuni, altri enti, perlomeno per gli eventi più rinomati. Chi rendiconta e dove sono pubblicati i bilanci? Eppoi, che tristezza quelle inaugurazioni con la sfilata dei politici... Sempre nelle loro interviste viene evocato il "territorio", ovvero quando spendere soldi per sostenere la sagra di turno coincide con il sostenere il feudo elettorale. La responsabilità è nostra.
Professore, manca una sagra che le sintetizza tutte : "La Sagra de com fa a n'cassa' chiu' sold pussibel". Il denaro, appunto. E' l'unico motivo, o comunque il pricipale, per cui sono aumentate in modo esponenziale in pochi anni. I paesi sono ormai diventati degli enormi ristoranti a cielo aperto, alla faccia di chi ha studiato, investito e dedicato una vita alla ristorazione, facendo sacrifici inimmaginabili per tirare avanti. Se una iniziativa non nasce dalla storia, dalla Cultura, dalla passione, se non e' radicata nel territorio...che senso ha ? E se una cosa non ha un senso...che senso ha portarla avanti ? C'e' una cosa sola che il dio denaro non sia riuscita a sporcare ?!?
e si un po di contributi vengono dati...ma la cosa grave è che non hanno bilanci e nessun rendiconto.....sappiamo come funziona....fiere e mercatini stessa cosa.....io sono convinto che qualche controllo la faranno o lo stanno facendo ..altrimenti l'italia è finita
Daccordo su tutto con il prof. Serpentini. La questione è culturale (si pensa che affollare paeselli e borghi per 3/4 giorni significhi valorizzarli...) e di governance. La maggiore responsabilità è dei comuni, i quali potrebbero e dovrebbero regolamentare sagre e feste. Ecco qualche modesto suggerimento: http://bit.ly/1stB8gw.
Le sagre sono solo un modo furbo per eludere le imposte. Qualsiasi prodotto viene venduto a regime fiscale particolare. Senza rispetto della sicurezza alimentare, norme igienico sanitarie, senza alcun rispetto delle norme sul lavoro. Come prolificano? Motivivi politici, prendete ad esempio la "sagra" di "Teramo" , i prezzi dei prodotti identici a quelli di mercato, qualità bassa, gli scontrini?
Fatevi una bella Sagra di Ca..i vostri
PERFETTAMENTE E ARMONICAMENTE FUSO ALLA OPINIONE che il Professore ha nei confronti delle Sagre Paesane & C.,ma con molta meno diplomazia. Infatti le Sagre Paesane & C. proprio non mi garbano. Vedere quella moltitudine di persone che si aggirano come anime in pena in cerca di cibo e vino,mi intristiscono, madame porchetta " l'apostrofo croccante tra le parole mi ingrasso " mi fa desistere. Le persone che condividono simili scelte di gestione della spesa pubblica mi fanno un po incaz...adirare. E poi chi frequenta le sagre dovrebbe controllare colesterolo e funzione epatica almeno ogni 40 minuti! Tuttavia i notiziari locali che d'estate parlano solo di sagre paesane, ultimamente ci informano che gli organizzatori hanno cominciato a maneggiare cultura posizionando bancarelle colme di libri,ancorché, irrispettosamente, accumulati come patate; un insolita piacevole apparizione della " CULTURA " nel regno della GOLA! Noooo!!!!! pietà!
a Canzano la sagra e' stata allietata da visite guidate sul territorio e fatta durante la mostra del ricamo e del merletto!!per il prossimo anno ti aspetto così' la critica potrebbe essere più' costruttiva!
Se si chiamassero Degustazioni enogastronomiche non ci sarebbero polemiche......... Vuoi mettere "Sagra della pecora alla callara" e "Degustazione di ovino stufato con odori di campagna"
Egregio Professore,La sua critica alle sagre la rispetto ma non la condivido. Sicuramente il nostro Abruzzo è saturo di "sagre e sagrette" come lei sostiene,molte delle quali sono solo commerciali e non a sostegno delle locali tradizioni o alla valorizzazione dei nostri territori. Mi creda, che insieme ad altri sciagurati come me ,uniti dall'amore per il nostro territorio portiamo avanti con enormi sacrifici, tradizioni centenarie al solo scopo di farle conoscere ai nostri figli ed ai figli altrui. La invito il 29 ,30 Agosto 2014 a Canzano ad assaggiare lo storione (dolce ultracentanario),scoprirà tutta la storia del nostro Borgo racchiusa una fetta di questo dolce. Un Saluto Cordiale.
La sagra della porchetta... Tanta musica pessima a volume altissimo... Tanti fiumi di birra e conseguenti effetti collaterali... Tutto ad un passo da Ascoli Piceno, dal luogo in cui si cercavano ancora i corpi dei quattro militari caduti per 'servire lo Stato'. Un po' di rispetto sarebbe stato opportuno... L'Amministrazione festosa e festeggiante poteva almeno moderare i volumi? Magari in segno di cordoglio.
Proprio io che secondo qualcuno sono il Re del prolisso, trovo giusto quanto scritto dall’anonimo il 26 agosto alle ore 11.11 nel suo telegrafico commento. Anch’io alle sagre non ci vado praticamente mai, le ultima due volte sono state dieci anni fa alla sagra di Torano e quattro o cinque anni fa alla sagra della porchetta di Campli (ma giusto per stare in compagnia di altri miei amici che volevano andarci, a conferma che non è vero che la sagra non è più un momento di aggregazione sociale), tuttavia non me la sento di criticare chi le organizza e chi ci va. Essenzialmente perché non ne ho il diritto. Prima cosa, alle persone che frequentano le sagre non gliel’ha ordinato il medico di andarci, quindi se si aggirano affannosamente fra gli stands per trovare un piatto di sardelle, se hanno voglia di ingozzarsi a prescindere dalla qualità del prodotto che mangiano, saranno ca..i loro se lo vogliono fare? Così come saranno ca..i di questa gente se preferisce spendere il LORO danaro alle sagre anziché nei musei e nelle librerie? Saranno ca..i solo ed esclusivamente del prof. Serpentini se lui – cittadino comune come tutti, perciò non uno da prendere per forza ad esempio – opta per presenziare come relatore ad un evento culturale invece di andare ad una sagra? Fra l’altro non si è capito se tale orientamento è frutto di attitudine alla “cultura”, o semplicemente scaturisce dal preferire la consumazione di salsiccia e birra a casa sua piuttosto che ad una sagra…
Professò, ma come ti è calato in mente di criticare le sagre? Cosa rimarrebbe senza il magna e bevi estivo? Il mare sporco? I locali di Teramo chiusi per ferie come le chiese, i musei e il Castello? Di cosa si occuperebbero i nostri mass media locali se venissero a mancare le mazzarelle, le mozzarelle e le mazzafame? Di quei mazziati che non hanno in tasca nemmeno il necessario per assaggiare una frittella? Meglio ingozzare, ubriacare e non far pensare. Poi ci pensa la politica a farci recapitare il salato conto di fine estate.
@Anonimo delle 11:11...non e' necessario che quel tipo di Sagra ce la facciamo in proprio. Meglio aspettare, tanto con l'andazzo che c'e' in giro prima o poi qualcuno la organizzera' davvero ! Ma scommetto che tu sarai il primo visitatore !!! Mi raccomando non ti abbuffare...
In risposta all'Anonimo delle 23:11......pccà ndi stat a la cas!!!!!!! magari in raccoglimento.
manca quella della mortadella alla piastra.
Santacruz forse ti è sfuggito un piccolo particolare.... ti do un assist. Ma le sagre non sono sponsorizzate( leggasi patrocinate) anche con i soldi dei cittadini? Ma non dovrebbero servire per promuovere un territorio o dei piatti e vini locali a prezzi calmierati? Perchè non viene assegnato un rating? Forse perchè quasi tutte verranno valutate con i - - - - - ? A proposito, dopo la porchetta che ho mangiato alla sagra mi ci vorrà del tempo per riappacificarmi con questo piatto prelibato (sicuramente per colpa del "porchettaro").