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Il Corrosivo: Vittorie e maggioranze

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

E’ davvero strano che la stessa figurazione che si fa alzando in alto due dita della mano destra e tenendo le altre tre chiuse sul palmo abbia due significati assai diversi tra loro, entrambi universalmente riconosciuti. La differenziazione interpretativa dei destinatari del messaggio che si vuole trasmettere viene affidata non tanto alla perspicacia interpretativa di quest’ultimo quanto alla situazione in cui il messaggio viene emesso.
Se il gesto viene fatto in classeda un alunno e consiste in un messaggio lanciato all’insegnante, esso vuol dire: “Ho bisogno di andare al gabinetto”. Se viene fatto da uno sportivo o da un capo politico, vuol dire: “Ho vinto”. Tutti abbiamo in testa la foto che viene qui riprodotta, quella di Winston Churchill che con le sue due dita alzate annuncia agli inglesi: “Abbiamo vinto”. Le due dita formano la lettera “V”, la prima della parola “Victory”.

“Vedi, vidi, vici” diceva e scriveva Cesare, annunciando la sua, di vittoria. Brucchi nella sua notte di delirio postelettorale festeggiò e annunciò la sua con un pugno chiuso, quello della mano destra, e con una bottiglia di spumante nell’altra, la sinistra. Muzio Scevola, per decretare e punire la sua sconfitta, mise invece sulla fiamma la mano destra e se la bruciò. Vittorie e sconfitte, vincitori e vinti. In democrazia vince la forza del numero, la maggioranza, e perde la minoranza. Il successo è dato dal numero dei suffragi e dei consensi. Ogni evento si dice che sia riuscito o no in base al numero dei partecipanti.

La recente serata teramana chiamata Aperistreet viene festeggiata da molti come un grande successo per l’eccezionale numero di chi vi è accorso. Inutilmente altri si affannano a dire che la qualità dell’evento non è stata eccelsa. Conta la quantità, non la quantità e il quanto vince sempre sul quale.
Anche sul piano editoriale conta il numero delle copie vendute, soprattutto oggi. Poco conta che i libri che hanno fanno la storia della letteratura siano stati stampati la prima volta in un numero ridottissimo di esemplari (“Fleurs du mal” di Charles Baudelaire) stampò soltanto mille copie e non furono vendute tutte.

Chi vince ha sempre ragione, anche se ha torto. Hegel ha affermato che, quando gli Stati confliggono tra loro e non riescono a trovare una composizione sulla base del diritto internazionale, si affrontano in una guerra e la guerra è il tribunale della storia. Esso decide chi ha ragione e chi ha torto. Chi vince la guerra ha ragione e chi la perde ha torto. E’ come per le elezioni: chi le vince ha ragione e chi le perde ha torto. E’ come per le serate in piazza: non conta quello che si fa: se partecipa molta gente è un successo, se partecipa uno sparuto numero di persone è un insuccesso. Vuoi mettere, però, a quanta gente piace passare ore in piazza a sorseggiare birra e a mangiare porchetta e a quanti piace assistere ad una performance poetica, sia pure di un premio Nobel?

Chi vince ha anche diritto di scrivere la storia degli avvenimenti e questo vale sia per quelli storici che per quelli elettorali. I vincitori scrivono i libri di storia e i vinti sono costretti a leggerli, a imparare e ripetere quello che c’è scritto. I vincitori hanno anche il diritto (o se lo arrogano) di processare i vinti. Gli americani processarono i tedeschi a Norimberga, perché avevano vinto. Se avessero vinto i tedeschi e i giapponesi, sarebbero stati gli americani ad essere processati, magari a Washington o a Hiroshima. I vincitori impongono anche le loro costituzioni e i vinti sono costretti a giurare fedeltà, lealtà e obbedienza alle norme che quelle costituzioni impongono. Le maggioranze impongono i loro regolamenti e le loro decisioni; le minoranze sono chiamate a rispettare sia i primi che le seconde e a subire le conseguenze di un dissenso o di una obiezione di coscienza.

Il vincitore è sempre tracotante. Una volta aveva il diritto di fare propri schiavi i vinti. Oggi questo diritto si è trasformato e ha assunto nuove forme, non sempre riconoscibili, ma è rimasto. Il vincitore è arrogante e non sempre riconosce al vinto gli onori delle armi. Non sempre, come avviene nelle partite di calcio, magnifica le grandi virtù del vinto per esaltare ancora di più, nel confronto, le proprie. Anche Achille non disprezzava Ettore, anzi lo apprezzava tantissimo e invitava ad apprezzarlo, affinché chiunque potesse apprezzare ancora di più il suo valore, che doveva essere stato grande, se gli aveva consentito di battere Ettore. In politica il vincitore quasi sempre denigra il vinto e arriva, a volte, a dargli del “buffone”.

In democrazia la maggioranza irride la minoranza e la deprime oltre che reprimerla; la squalifica, senza rendersi conto di squalificare in quel modo anche se stesso.
Nei commenti sull’Aperistreet (del valore dell’evento non parlo, non essendo stato presente) i pareri sono stati diversi e non solo perché espressi da uomini della maggioranza e da uomini della minoranza. Se anche questa è storia e se anche di questo si scriverà sui libri di storia, faticheremo a capire la realtà socio-culturale-politica degli scrittori. Ma una cosa sarà certa: se il numero è matematica e la matematica non è opinione, e se è l’opinione dei più quella che conta e l’opinione dei meno quella che conta meno, i teramani potranno continuare ad accorrere in piazza con il bicchiere in una mano e con un panino con la porchetta nell’altra.

Peccato che non ne abbiano un’altra, una terza, con la quale fare il gesto delle due dita alzate a formare una “V”, la prima lettera della parola “Vittoria”.
 

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comunque sia il sindaco di questa città, finché ci risiederò io, sarà sempre a sovranità limitata: si potrà occupare di giardinaggio e sagre di paese, ma non di cose serie come per esempio rifare la pavimenazione di corso san giorgio, infatti c'è il veto del prefetto che prende ordini dal ministero della difesa, il quale ha paura che nelle nuvolette di polvere dei lavori possa alzarsi un po' di antrace militare. e già, questa città, caso strano ma vero, è stata addestrata alla guerra con filmati NATO su teleponte anni orsù e chissa perché?