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Il corrosivo: Eccesso di formalismo giuridico.

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Un quintale di rame restituito ad un gruppo di rom di un campo nomadi perché non ci sarebbero le prove che fosse la refurtiva. Un gruppo di rumeni rilasciati dopo l’arresto perché non si sarebbero le prove che fossero ladri, anche se trovati all’interno di un appartamento dove erano entrati violando il domicilio, ma senza refurtiva, perché non avevano ancora rubato, essendo stati scoperti prima che facessero in tempo. Persone sospette trovate con l’automobile piena di arnesi atti allo scasso e rilasciate perché non ci sarebbero le prove che volessero servirsene per forzare appartamenti e aprire porte blindate.
Gli “strani” casi riportati sulla cronaca sulle “strane” decisioni di alcuni magistrati italiani sono tanti e si succedono continuamente, mentre aumenta proporzionalmente l’insicurezza dei cittadini, che non si sentono da tempo più tranquilli nelle loro abitazioni. Poiché è da ritenere che i magistrati siano persone sane di mente - anche se c’è stato un presidente del consiglio in carica che lo mise in dubbio - sono poche le ipotesi che si possono fare per giustificare alcune decisioni che risultano nettamente in contrasto con la sensazione comune dell’opinione pubblica e con il comune sentire del cittadino normale, oltre che apparentemente in contrasto con la logica e con la razionalità.

C’è chi ipotizza un buonismo generalizzato, che però si scontra con l’eccessiva severità di alcune sentenze nei confronti di imputati per reati davvero di poca importanza. C’è chi ipotizza un lassismo che porterebbe a sottovalutare alcuni reati, previsti dal codice penale, a causa di un sociologismo nefasto che indurrebbe alla giustificazione dei comportamenti delittuosi sulla base di sopravvalutazioni di condizioni di vita e di situazioni che verrebbero considerate come attenuanti: la povertà, la fame, l’indigenza. C’è chi ipotizza che alcuni magistrati “buonisti” si siano ormai convinti definitivamente che reati quali la violazione di domicilio, il furto in appartamento e la rapina con il temperino siano reati minori, di poca valenza e di sopravvalutato allarme sociale, che esistano il micro-crimine e la micro-criminalità e che il codice penale si affanni troppo a volerli sanzionare.

Io propongo un’altra ipotesi di lettura, che spiega meglio, secondo me, come ci siano tante assoluzioni e tanti “assolvimenti”, tra l’etico e il giuridico, di comportamenti che andrebbero sanzionati, ma che non vengono sanzionati (creando a volte mostri giuridici, per i quali chi entra in una abitazione con la forza e con la forza rapina i residenti malmenandoli e derubandoli, lasciandoli malconci, viene assolto e chi alza un dito contro chi gli viola il domicilio e vuole rapinarlo e malmenaro e lo fa solo per difendere se stesso e la propria famiglia viene condannato con severità). Io ipotizzo che questi magistrati di bocca buona, pronti all’assoluzione “erga omnes”, siano malati di eccessivo formalismo giuridico, che è una degenerazione del diritto.  Consiste nel punto di vista di chi privilegia la forma alla sostanza delle questioni giuridiche. Si distingue dal formalismo pratico, di cui vengono accusati molti giuristi moderni e che consiste nel servirsi di ordinamenti normativi per standardizzare i comportamenti, in politica, morale, religione, che individuano nelle norme la ragione pratica giustificatrice delle condotte assunte come giuridiche.

Se il formalismo pratico è un atteggiamento mentale che utilizza il diritto come lo strumento per scegliere quale azione compiere, il formalismo giuridico si presenta piuttosto come “formalismo interpretativo” e propugna la necessità di una interpretazione corretta degli enunciati normativi, siano esse leggi, sentenze o contratti ecc.) e crede che ad ogni singolo enunciato normativo, correttamente interpretato, corrisponde un solo significato normativo. Per i giudici che giudicano applicando un formalismo giuridico molto spesso esasperato, è più importante la forma che la sostanza del diritto e il rispetto della forma è sempre più importante di ogni altro aspetto, anche quelli presentati dalla realtà comportamentale. La concezione del diritto come forma della realtà sociale porta ad interpretare ogni azione che il codice penale prevede come criminosa, e quindi sanzionabile, sulla base di considerazioni bizantine che molto spesso assomigliano a “busillis” e a “cavilli”, di cui si fa una ricerca esasperata, senza entrare nella sostanza dei fatti e dei comportamenti degli imputati. Quante volte la non perfetta notifica di un provvedimento, anche di pochissima rilevanza, ha avuto aggio sull’imputabilità e su ogni altro elemento accusatorio, portando in Cassazione a a clamorose riforme di sentenze di condanna nei primi gradi di giudizio e ad assoluzioni difficilmente spiegabili ed accettabili sul piano della sostanza del diritto?

L’eccessivo formalismo giuridico non è tipico solo dei giudici di Cassazione, spesso si presenta anche nei giudici di grado meno elevato. Porta a rilasci, scarcerazioni, discolpamenti di incalliti e recidivi non sulla base della realtà dei fatti e delle intenzioni, evidenti, ma sulla base di una formalistica interpretazione che configura il diritto come realtà astratta invece che concreta. Quando l’eccessivo formalismo si accoppia ad un “buonismo” di principio o ad un ignavia di fondo, ad una tendenza a rifiutare ogni assunzione di responsabilità, un giudice, o chiunque altro è chiamato ad emettere una sentenza o a prendere una decisione, finisce con il dar vita a delle mostruosità che la cronaca non può non mettere in evidenza, perché ripugnano alla pubblica opinione e al senso comune del comune cittadino, il quale non può non scandalizzarsi quando vede premiata la condotta criminale e punita richiesta di giustizia, privata e collettiva.

Il formalismo giuridico funziona in entrambi i sensi, quello dell’eccessiva indulgenza e quello dell’eccessiva severità. Fabrizio Corona sta scontando una pena detentiva per reati penali assai meno rilevanti di quello commesso da  omicidi rimessi in libertà dopo pochi mesi.

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Commenti

In Italia, per i motivi da lei Professore elencati in maniera egregia, il colpevole è chi subisce il reato. C'è una burocrazia indotta troppo spesso colpevole di violare il diritto civile e penale.
COME LA BANDA BASSOTTI! Forse finirà come quella simpatica "associazione" che nonostante le centinaia di arresti non ebbero mai una condanna definitiva e quindi, risultano ancora INCENSURATI; quindi le personcine elencate dal Professor Serpentini verranno commiserate come tanti Calimeri, i PULCINI, piccoli e neri.....ricordate? Quel pennuto che esclamava....ma è una ingiustizia però!!.... nonostante la depenalizzazione della pena....com'è triste Venezia
certamente alcuni giudici del tribunale di Teramo effettuano decisioni che lasciano sorpresi, però è un dato di fatto che ci governa da almeno 20 anni un delinquente che fa le leggi che applica poi il magistrato. Vorrei che Lei professore leggesse per intero il numero di Micromega dedicato alla giustizia e poi vediamo se rimane dello stesso parere... In Italia si è fatto di tutto affinchà nessuno finisse in galere. Forse oggi i miei concittadini si renderanno finalmente conto di cosa hanno combinato votando certi soggetti! Quando il PM manettaro è sceso in politica se la sono fatta tutti sotto.... e ora stiano zitti e subiscano!
Io penso che non bisogna affannarsi contro questi criminali! In fondo sono solo dei miserabili. E i giudici che li difendono, non sono molto diversi da loro. Possono rubarci i soldi, l'auto, la bicicletta ,la moto, la spesa, ma non hanno alcun potere sulla nostra anima. Poi io sono certo che un giorno pagheranno. E come se pagheranno! Altrimenti sarebbe una fregatura troppo grossa nei confronti di noi altri che operiamo nel bene.

Aggressione a pubblico ufficiale, Estorsione aggravata, Trattamento illecito di dati personali, Tentata estorsione, Detenzione e spendita di banconote false, Detenzione di arma da fuoco e ricettazione, Bancarotta fraudolenta, Frode fiscale, Corruzione, Truffa, Diffamazione a mezzo stampa, Violazione delle misure cautelari, Oltraggio a magistrato e falsa testimonianza .... Violazione di domicilio, rinviato a giudizio per un vizio di forma, giusto per citare alcune condanne collezionate dal povero corona.... serpentì

Hanno allargato le maglie della giustizia per i ladri in doppio petto, poi mi pare ovvio che ci passino anche i ladri di appartamento. Ricordo che la magistratura "impazzita" avvesse denunciato e avvertito sulle conseguenze delle leggi rimurginate dagli avvocati parlamentari del bassotto. A metterci la faccia adesso sono i giudici. Condivido sull'accanimento "terapeutico" nei confronti di Corona. Ma forse anche in questo caso c'è qualche responsabilità politica di chi le leggi le ha scritte e approvate.
Tutto perfettamente in linea con i tempi e le concezioni di una società post post post moderna come la nostra. Dove non c'è più riferimento morale alcuno, dove il relativismo e' sempre più totale e totalizzante, il riferimento può essere solo la norma che e' neutra. D'altronde Corona e' esempio di eccessiva severita', ma, vari esempi di lassismo nel giudizio penale a causa dell'eccesivo formalismo (dai recenti innumerevoli casi Berlusconiani a delitti eclatanti come quello di Meredith Chercer a Perugia, ma avete dimenticato Carnevale, il famigerato giudice cassatore dei processi antimafia? e che dire di ultras che si comportano come bestie ma vengono difesi da folle urlanti con dietro i soldi di ricchi presidenti petrolieri e quindi difesi poi da formalismi giuridici? ), mostrano chiaramente con chi la norma sia "tenera". E' d'altronde difficile non notare una cosa. Un'articolo così ben articolato nel pensiero su questo tema, esce molto tardi, a proposito di un caso che coinvolge rom e comunque piccola delinquenza e che tocca i beni privati, la ricchezza, in un momento in cui, con la crisi, chi ha la possibilità perché in passato ha già accaparrarrato (poco o tanto, in modo legale o meno), tenta di accaparrarsi sempre più e, chi ha sempre avuto poco o niente ed e' sempre stato dedico ad espedienti, e' gettato sempre più giu'. Qualcuno, forse anche qualche magistrato si accorge di ciò?. D'altronde i like a questo articolo vengono anche da chi, in altre sedi e per altri casi è sfegatatamente garantista e contro le discriminazioni verso i rom. Sinceramente questi articoli mi preoccupano un po' con sullo sfondo il relativismo e con la società in mano ai giuristi (accoppiata per me inquietante. La scelta degli esempi che ho l''amaro sospetto non sia proprio casuale (Corona troppa severita e rom troppo lassismo), non può che confermare una preoccupazione di fondo. Scontro tra chi ha e chi non ha in senso repressivo ed a colpi di forza (giuridica per ora, poi sarà in armi?). E' sempre stato più o meno così da che esiste il mondo. Ma ora anche con la forza della teorizzazione a mezzo informazione per contrastare un eventuale tentativo di bilanciamento e/o reazione/adeguamento a mezzo magistratura. Era prevedibile, io lo aspettavo da parecchio. Speravo però ed ancora spero Dio ci scampi da questo scontro.
Mai lette tante castronerie tutte insieme, mai assistito ad un simile concentrato di ignoranza pura circa i presupposti più elementari – da tanti conosciuti senza aver conseguito una laurea in Giurisprudenza (compreso il sottoscritto), perciò “elementari” – che disciplinano sia il Diritto sostanziale che quello procedurale. Io certo non sostengo l’infallibilità di tutti i magistrati, ciò non esclude però la mia assoluta convinzione che la stragrande maggioranza di essi – eccezion fatta per i corrotti, fortunatamente pochissimi – opera attenendosi ferramente al principio cardine secondo cui le sentenze devono essere emesse soggiacendo unicamente ai limiti previsti dalla Costituzione in primis, nonchè dalle norme dettate dai codici e dalle Leggi. In questo senso, riguardo i processi penali il principio giuridico fondamentale al quale ogni Giudice italiano deve sottostare (che a ben riflettere sarebbe più giusto definire “principio giuridicamente civile”), è quello secondo cui le condanne devono essere inflitte ESCLUSIVAMENTE quando l’imputato è colpevole OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO. Quanto sin ora detto forse sarebbe più che sufficiente per far comprendere a chi sta leggendo, il perché delle considerazioni nette e perentorie con le quali ho aperto questo mio intervento. Ma il contenuto dell’articolo è talmente strampalato nella sua interezza, da meritare che si calchi la mano. Il prof. Serpentini – spero con l’attenuante (restando in ambito “processuale”) della buona fede da un lato, sicuramente con l’aggravante dell’ignoranza in materia dall’altro – ha senza mezzi termini stabilito pro domo sua che i magistrati spesso emettono scientemente, quindi con colpa, ingiuste sentenze di assoluzione, giustificando una tale gravissima affermazione attraverso la teoria dell’“eccessivo formalismo giuridico”. Teoria all’uopo inventata, essendo inesistente (inesistente davvero, qualche grande filosofo del Diritto scomparso si starà rivoltando nella tomba). Quindi al diavolo l’incontestata dottrina, che ci parla di assoluzione dell’imputato quando dalle risultanze processuali non è stato possibile accertare “oltre ogni ragionevole dubbio” il suo compimento di un reato. Vabbè… (per modo di dire, va malissimo gentile professore). Il tutto, peraltro, concludendo con la formidabile ciliegina sulla torta (che fa un po’ Novella 2000) di Fabrizio Corona, al quale semmai – essendo stato chiamato in causa come esempio di ingiustizia della Giustizia – sarebbe giusto concedere la grazia, come in fondo sostiene pure il molleggiato Adriano Celentano (ri-Novella 2000). Fabrizio Corona… chiamato in causa perché l’ingiusta Giustizia costringe lui a stare in galera e concede ad altri criminali di trovarsi in libertà. Ah… già, è vero… il motivo è l’eccessivo formalismo giuridico dei magistrati... Mica Corona sta dentro perché, a parte l’immensa mole di reati commessi, nei suoi confronti è stato ravvisato il reato continuato, o perché dopo essere stato condannato in Cassazione se n’è scappato in Portogallo, o perché ha commesso delitti nonostante ne potesse prevedere l’evento, o perché ha commesso delitti per motivi di lucro oltretutto cagionando danni patrimoniali e morali enormi ad altri, o perché ha deliberatamente aggravato le conseguenze dei delitti che ha commesso, o perché ha commesso qualcosa contro pubblici ufficiali, o perché… o perché… o perché… Mica la gente che ha commesso crimini come Corona sta fuori perché prima di essere condannato era incensurato, o perché dopo aver commesso il delitto ha collaborato con i Giudici, o perché ha risarcito interamente le persone che aveva offeso, o perché ha scelto riti alternativi espressamente previsti dal codice di procedura penale che consentono sostanziali riduzioni della pena (cosa che Corona dall’alto della sua presunzione non ha mai fatto), o perché… o perché… o perché… No, tutto quanto sopra per l’eccessivo formalismo giuridico dei magistrati. Mah! Prof. Serpentini, io sono un lettore-commentatore di questo blog molto attento, non sono avvezzo alla demagogia e soprattutto non sono capace di tenermi un cecio in bocca. Pertanto mi perdoni se le esterno il timore che gli avvitamenti circensi da lei effettuati in questo articolo, nascondano in effetti una rivendicazione del concetto di “Giustizia sommaria” tanto caro al regime fascista mussoliniano. Inutile dirle che sarei felicissimo io per primo, qualora mi fossi sbagliato nel paventare questa ipotesi. Mi farà sapere, se vorrà.
Bisognerebbe leggere gli atti..ma un individuo sorpreso in un appartamento con violazione di domicilio,che ancora non esce con la refurtiva...era entrato per vedere la disposizione dei mobili? Per apprezzare la bellezza degli arredi? Ma non era flagranza di reato? Ed il reato tentato furto?
Santacruz afferma che la sentenza e' giuridicamente corretta. Segue con attenzione ed ha le basi minime del diritto. Certamente sarà informato meglio di me e comprenderà il diritto "quanto basta", ma si sta dicendo, invero qualcosa di diverso. Ovvero proprio che, per quanto possa essere giusta una sentenza a livello giuridico, per come e' fatto ed interpretato oggi il diritto, si esprimono dubbi che certe sentenza siano corrette a ben altro livello (si sottolinea, senza che sia detto, a livello morale). Dicevo io di non stupirmi di tale d'atto in una società in cui la norma morale e' totalmente relativistica al punto che si prende per norma morale di rifrimento la norma giuridica stessa quando questa in genere e' sempre stata una derivazione della prima. Questa inversione rende possibile ciò che e' ben descritto negli altri numerosi commenti. In un paese ove c'è un uomo che depenalizzai e deiilliceizza ogni cosa possa nuocere a lui e a categorie di persone a lui simili, gli effetti di queste operazioni di depenalizzazioni ed illiceizzazioni, non posso che propagarsi un po' a tutti gli aspetti, reati ed illeciti e comportamenti prima o poi come era appunto stato paventato da chi vedeva il pericolo ma senza che venisse ascoltato. Questo processo non e' per me relativo al solo nostro paese ma parte di un processo più grande fatto di relativismo culturale assoluto sotto la spinta e unito all'azione del potere che diviene egocentrismo assoluto il quale finisce per favorire i più forti e potenti dal punto di vista materiale. Processo dunque che sta avvenendo ovunque, non solo da noi ma che da noi solo assume le vesti dell'assenza quasi assoluta di ritegno grazie a quell'uomo che di ritegno non ha un briciolo e al quale però molti suoi concittadini vanno dietro sperando di "mangiare dalle sue briciole". Chiaro che prima o poi sempre più, in questo processo di relativizzazione di tutto e tutti, alcuni si chiedono: perché questi processi devono andare sempre a vantaggio dei soliti noti? perché dell'immunità devono beneficiare solo e sempre gli stessi per la loro appartenenza ad una classe o categoria?. E' la vecchia scoperta contenuta in una frase di una canzone si De André che parla di un barbarico.nel sessantottino che, messa una bomba con obbiettivo fallito e arrestato, in carcere fa questa riflessione: "e adesso imparo un sacco di cose qui in mezzo agli altri vestiti uguali, tranne qual'e' il crimine giusto per non passare da criminali, ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che e' un delitto il non rubare quando ai ha fame".
...." COMINCIA DOVE IL DIRITTO FINISCE".... Se un giurista o un non giurista si potesse confessare, forse, ci direbbe che il formalismo giuridico non è altro che la rigida e puntigliosa interpretazione letterale delle NORME e, quindi, serve ad impedire ogni valutazione della essenza della legge rispetto alla concreta fattispecie da decidere. Non mi sento quindi di dare un giudizio positiva sulla espressione " formalismo giuridico ". Non posso non ricordare che il mio professore di procedura civile Antonio Nasi era solito ripetere che il FORMALISMO " comincia dove il diritto finisce ma.......serve "....sans souci
Completando la riflessione di Aznavour collegata e collegabile con quanto in negli altri due commenti ho cercato di esprimere direi: il formalismo comincia da finisce il diritto ma, poiché il diritto non e' disciplina a se stante ma terminale, occorre aggiungere che il diritto a sua volta finisce quando finisce la riflessione etica, morale, politica spirituale etc. etc. L'uomo allora si identifica con il suo se, i suoi bisogni, i suoi desideri, il suo piacere e solo con questi. In questa ottica, poiché ognuno persegue i suoi propri fini che sono relativi solo a se stesso, se uno ci riesce, tutto diviene possibile fare e di norma, e' chiaro, chi ha i mezzi materiale per perseguire i propri obbiettivi, può farli diventare legge. Ma poiché è finché la legge non e' formalmente ancora ad personan ma e' rivolta a tutti i soggetti non esclusi da cause particolari o comunque nelle stesse o similari condizioni, prima o poi tali dettati normativi si estenderanno e l'estensione cambierà la visione del mondo e del diritto. L'assenza di "principi" per usare un termine onnicomprensivo che guidano la società si rifletterà su assenza di principi che guidano il diritto (e non viceversa) e si entrerà nel formalismo. A quel punto come diceva giustamente il professore di Aznavour, il formalismo serve, se non altro per evitare la completa anarchia dell'homo hominis lupus di hobbsiana memoria ma, se la garanzia del non ritorno a questo stato e' solo il formalismo giuridico, se non ci siamo ancora tornati, siamo esattamente un attimo prima.
Gentile sig. Michele, non mi trova d’accordo sulla sua affermazione secondo cui qui non si sta parlando di ciò che io ho evidenziato nel mio precedente commento. Di contro, credo che sia quello che sottolinea lei a non essere precisamente consono all’argomento (ovviamente come “argomento” intendo quello discutibilissimo trattato dall’autore dell’articolo). A me sembra che il prof. Serpentini abbia espresso giudizi sul modo di fare dei magistrati, addirittura probabilmente su come correttamente bisognerebbe essere magistrato (???), che prescindono (detti giudizi) dalla questione delle leggi cosiddette “ad personam”, delle quali pure ci sarebbe da parlare tanto ma, a mio sommesso parere, non in questo caso. Ribadisco l’estrema gravità del pensiero del Serpentini, perché basato su estreme, se non estremistiche, personali visioni, che ha tentato di rendere verosimili mediante il forzato “ghirigori” dell’eccessivo formalismo giuridico. E’ inconcepibile affermare che l’operato dei Giudici sia scorretto, in virtù di un’opinione che ragionevolmente “tradotta” altro non può significare che “vi dico come IO penso che le cose nei Tribunali italiano dovrebbe andare, ma non vanno”. Serpentini non è il legislatore, né un componente del CSM che può permettersi di definire “degenerazione del diritto” le sentenze di assoluzione perché frutto del “buonismo”, della “bocca buona” e della propensione alle “assoluzioni erga omnes” a prescindere di chi le emette. Leggo in questo articolo un esempio che mi lascia sgomento: “persone sospette trovate con l’automobile piena di arnesi atti allo scasso e rilasciate perché non ci sarebbero le prove che volessero servirsene per forzare appartamenti e aprire porte blindate”. Cosa bisognerebbe fare in un caso del genere? Sei sospetto, nella tua automobile ci sono arnesi atti allo scasso, quindi da queste circostanze io Giudice ne ricavo la totale certezza che stai andando a forzare la porta blindata di un appartamento. Se un magistrato avesse il potere di sbattere in galera la gente sulla base dei suddetti elementi indiziari, significherebbe che ci si trova in uno “stato di polizia” come era quello dell’ex Germania est, o della Russia di Stalin, o di qualche nazione dove ancora oggi si ragiona in questi termini (Cina, Iran, ecc.). Siamo in Italia, Paese sicuramente disastrato per innumerevoli motivi, ma con un ordinamento giuridico – almeno sulla carta – validissimo. Che, perciò, così deve restare.
Sig Santcruz, non metto in dubbio niente di quel che dice, sono sempre stato pro magistrati e garantista (per magistrati e gente comune, altolocata o delle classi meno abbienti). E' evidente che lei conosce il caso mentre io mi baso su quanto riporta il professore e forse anche compreso non perfettamente. Io avevo capito che queste persone erano state trovate in casa o comunque in prossimità degli oggetti da rubare con quegli arnesi e che si sarebbe potuto giudicare quindi un caso di flagranza. Se non e' così mi scuso per essere andato fuori tema per errore. Devo dire però, ad onor del vero, che non mi sono preoccupato tanto di essere preciso nel comprendere questo aspetto, in modo forse un po' colpevole, poiché mi dava comunque il la per parlare di una questione che in ogni caso c'è, si pone, mi sembra rilevante e sempre di più si pone senza che però siano poste a monte in maniera seria, questioni senza le quali essa non può essere mai risolta. E la questione e' che, comunque, la nostra normativa, fa in modo che, nel formalismo giuridico, la nostra burocrazia fa realmente (al di là del caso cui i riferimo), scadere la funzione giudiziaria e che, in questo formalismo giuridico, c'è chi ci sguazza e chi soccombe ma, nel tempo, si sta arrivando a sguazzare un po' tutti e sempre più così sarà se il processo non si arresta. Sarò forse andato fuori tema rispetto a quello strettamente posto, forse, credo. E' stata però pur sempre un'occasione per dialogare ed esprimere le nostre opinioni su di un tema o due. Per questo cordialmente la saluto.