Luciano Campitelli.
La prima intervista tanti anni fa, tanti campionati fa, Fontaelle di Atri e le rane fritte ( dedicate all'avv. Sorgentone e alla sua primogenitura del Volo del Falco).
La fatal trasferta di Sant'Omero.
Quella di Canzano, la "nostra" Canzano.
Nel mezzo del cammino le tante incomprensioni che rivendico come porta fortuna e come il figurativo di un Don Camillo e Peppone.
Non mi piacque l'esonero di mister Cifaldi, primo in classifica e strappai l'abbonamento.
Abbonamenti e biglietti dal campionato di Promozione a oggi.
Quella prima intervista per il mensile Prima Pagina diretto da Luigi Aurelio Pomante, tra la Prima Volta alla Villa Comunale di Teramo, ( la teramanità), la bellezza di sua moglie e l'amore per le figlie.
Il cuore di nonno per il suo adorato nipotino, che corre e rincorre un pallone finalmente libero da qualsiasi catene.
Il dono.
Il nostro segreto di quel lembo sacro, che non vi racconterò, ma che rappresenta per chi crede, la vitalità e oltre... di un frate Santo.
Fu un gesto spontaneo di intesa che mi unisce al presidente Campitelli nel nome del disinteresse e dell'amore per il calcio.
Nulla gli ho chiesto e gli chiederò, nulla mi ha chiesto e mi chiederà.
Ieri ogni teramano ha sconfitto le proprie paure, le proprie scaramanzie.
Teramo ha compreso che può alzare la testa e scambiare la realtà con la fantasia.
In qualsiasi campo.
Amare la vita ed essere protagonisti anche per un solo minuto.
Essere donne e uomini.
Fieri della propria bellezza.
Quel giorno di tanti anni fa, quell'uomo dagli occhi vispi, che pensava al padre e al nipote nello stesso modo, occhi lucidi che giravano intorno alle parole cercando di stringerle, di prenderle come foglie cadenti, fili d'erba, petali di fiore al vento, soffioni di bambini, quel giorno, Luciano Campitelli, fece spallucce alzandole fino al cielo e disse di inseguire un'immagine fissa, di vedere un campo con tre anelli di fede " Un giorno il Teramo giocherà contro l'Inter a San Siro...in campionato, in serie A".
Ecco...sapete che vi dico?
Io ci sto, voi?
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Ecco l'anonimo Antonio che torna con tutta la sua bile, il suo essere vigliacco e lontano dallo stadio.
Seguo il Teramo dal 1976.
Abbiamo sempre pagato.
Da sempre.
Perchè è un modo per stare vicino alla società, alla squadra e al sogno.
39 anni di tifo.
Il nome vip mi mette tristezza.
Io sono una persona normale e non importante.
Adoro il termine di Tribuna centrale o laterale.
Il mio abbonamento vip è stato solo un moto di abbraccio e di speranza.
Mai seduto sul mio posto privilegiato ma ho continuato a tifare con gli amici di sempre.
Rivendico il mio diritto alla critica e forse anche per queste analisi insieme a quelle di tanti bravi giornalisti e tifosi che Vivarini ha cambiato modulo e dato la possibilità a Perrotta di crescere.
Tutto il resto è una cattiveria che ingrassa e fa esplodere il cervello...il calcio è un gioco, la palla rotola come la vita e prima o poi si ferma per tutti.
Fino al prossimo calcio.