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Le dimissioni di Lino Befacchia

di Giancarlo Falconi
4 minuti

Ho camminato come un clochard per le vie del nostro pezzato e sbronzo corso San. Giorgio. Ho cercato le metafore, le allegorie, gli ossimori, la satira, l'ironia, il cinismo, l'educazione, l'eleganza, il rispetto...ho cercato il mio sindaco che non c'è più...Lino Befacchia si dimette da consigliere comunale. Ho incontrato da trovatore G.B. Quintilliani e Raimondo Micheli. In comune una legislatura con il preside degli Scapigliati, con il Professore della maglietta sotto l'ombelico, dei richiami a Gianni Chiodi, del coraggio di una parola mai doma. Micheli è commosso. "Sinceramente deluso per una Ragione in meno. Per uno stile che rapppresenta una garanzia per tutti. Per un sorriso che ti metteva in imbarazzo, che ti ricordava di essere sempre uno studente al suo cospetto. Il rispetto di un uomo autorevole lontano dai cafoni autoritari e strilloni dell'ultimo minuto. Peccato. Un vero peccato". Il consigliere Quintilliani sorride. "Il professore è il professore. Un diverso per essere un politico, un Amministratore. Altre attitudini. Altra sensibilità. Altra proiezione.". Lino Befacchia si dimette lontano da una politica indolente, con una Città che ha perso il valore di centro e formazione. Non esiste l'Agorà, ma l'agone di un parcheggio e altre condizioni umane. Il mio spazio è chiuso e non tanto per l'Ipogeo, arte moderna che m'impedisce l'oltre; è chiuso perchè il Preside era quell'attenzione che mi spingeva in Comune. Era la mia curiosità. Il mio dubbio. Il mio punto di domanda. Il mio quotidiano. Il senso severo del rigore istituzionale. La politica rivolta ai giovani e al sociale. La mia energia. La somma dei suoi silenzi era il rumore della mia protesta. Il suo consenso mi rendeva più indulgente verso me stesso. Si dimette perchè ha capito che la vera politica è altrove. Lontani anni luce dai neutrini degli adulti. Ha sempre saputo che tutto parte dal dialogo con i ragazzi. I suoi ragazzi. Va via dall'entrata di emergenza usando e non abusando di queste parole consegnate al Presidente del Consiglio, Angelo Puglia "..... Poichè non sono abituato ad essere un comprimario e a fruire di compensi non meritati ( gettoni di presenza non coperti da lavoro assiduo e puntuale) preferisco lasciare il posto agli amici della Lista Civica "Città di Virtù", sicuramente più solerti di me nel continuare un impegno di cui siamo debitori ai 2.800 elettori che ci hanno e mi hanno sostenuto.  Lascio con il rammarico di non essere riuscito a tradurre ai cittadini di Teramo l'idea di Città e di Amministrazione "virtuosa", quando nel 2004 ho guidato con insucesso la coalizione di centro sinistra.; e parimenti con il pensiero di non essere stato capace di sostenere al meglio il Candidato P. Albi nel 2008. Vado via con tristezza per non aver impedito lo scempio di Piazza Dante e di Piazza Garibaldi, per non aver impedito il varo di un PRG raffazzonato  e dilapidatorio degli spazi e del territorio urbano, e per essere costretto a vedere le vie della città trasformate in un parcheggio che umilia l'architettura urbana, già ampliamente mortificata da inestetismi che solo un silenzio complice riesce a tollerare; sedie lungo il Corso, gazebo ed edicole che gridano vendetta, parte della Città storica ignorata o desertificata, piazza Martiri e Chiesa Madre periodicamente offese. Mi sia concesso di formulare l'augurio alla mia città; che con un sussulto di orgoglio e di amore i giovani di Teramo, riscoprano i  sentimenti civili, di libertà e di patria, che guidarono gli Orsini e i Capuani e quanti riscattarono con gesta eroiche un ventennio di inerzia e di rassegnazione, per avviare una rinascita morale della città, senza la quale la precarietà grigia del presente fluirà irreversibile verso la decadenza del domani".
Buona scuola, Preside...il nostro futuro è nelle sue parole.
I love Befy...

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Commenti

Chapeau Professore... c'entrerà qualcosa la nomina di De Iuliis alla TEAM?
68 anni fa Maurizio non era nato... Senza i Partigiani che 68 anni fa combatterono a Teramo per liberarla dai nazi-fascisti, molte persone e chissà quanti Maurizii non sarebbero nati... Ma i Partigiani c'erano, e combatterono. Teramo fu l'avamposto delle rivolte Partigiane, perchè la battaglia di Bosco Martese fu il primo scontro partigiano d'Italia. Abbiamo avuto un grande primato. Non eravamo affatto una città anonima, qui c'erano degli Eroi, che tutta Italia e buona parte delle nazioni coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale conoscevano; e ci rispettavano per il valore e per i valori dimostrati in una lotta che non aveva colori politici, animata solo dall'amore per la democrazia e per la libertà. Maurizio, grazie alla resistenza è nato ed è cresciuto in un paese libero... Maurizio grazie alla resistenza ha potuto studiare in un paese libero... Maurizio si è innamorato in un paese libero... Maurizio si è laureato in un paese libero... Maurizio è diventato medico in un paese libero... Grazie ai Partigiani, che hanno combattuto e sono morti in tanti per la libertà. Maurizio è diventato Sindaco di Teramo... Maurizio è Sindaco di una città che ha Via Mario Capuani, Via Melozzi, Piazza Orsini, Via Rodomonti, Via Taraschi...ecc... Domenicva scorsa era il 25 settembre - 68 Anniversario Della Battaglia Di Bosco Martese Domenicva scorsa in tanti eravamo al Ceppo, a ricordare i caduti e le gesta dei combattenti. C'erano sindaci e rappresentanti di tanti Comuni a noi limitrofi. Domenicva scorsa Maurizio Brucchi non c'era. Nemmeno l'anno scorso Maurizio Brucchi era presente. Maurizio Brucchi si DEVE VERGOGNARE Teramo oggi è una città anonima Mi dispiace Professò, dalla mia ho un grande rispetto per lei, ed il fatto di essere stato "cresciuto" da lei... Grazie Lino, sei troppo per una città di perecottari...
e cosi, caro Camilo, lo scarsicrinito e la sua teppaglia si sono tolti dai coglioni l'unico che riuscisse a farli vergognare. Saremo tutti più soli. Riusciremo mai a a ritrovare l'orgoglio e mandarli tutti a fare in culo?
Il Cavaliere, l’Avvocato, il Banchiere e il Professore. Così incomincia il racconto del nostro viaggio lungo la crassa provincia d’Italia, che ogni volta si riassume fra la gente allegra e chiassosa di paesi e città, negli insoliti uguali ingredienti. Dal Gran Sasso alla marina, una sorta di Piemonte, che scende giù fino alle Cinque Terre dell’alba adriatica, Teramo è stretta là da due fiumi, con lo sguardo a levante e le spalle robuste esposte ai venti dell’Appennino Centrale. Una terra decorosa che ha visto crescere personaggi famosi tanto illustri, dello spettacolo e della cultura, i volti noti dei giornalisti Gianni Gaspari e Gianfranco Mazzoni; politici e uomini di potere, come Il Cavaliere, che volle fortemente realizzare una Teramo due, non prima però di avere invocato la protezione dei SS. Atto e Nicolò, in quel del Tordino. La struttura economica di una cittadina è tesa ad arginare tutti i fenomeni di malvezzo, che potrebbero inquinare la naturale propensione della popolazione attiva alla riservatezza e al riguardo per le proprie riserve finanziarie, tenute d’occhio dal Banchiere timorato di Dio, che mise nell’animo tanta passione per le arti, esibendo alla cittadinanza marmoree sculture e immensi arazzi natalizi, per l'appunto. Ma non si muove foglia che l’Avvocato non voglia! Il Principe del Foro, coi polsini inamidati, passeggiando la sera tardi per la via del centro, benedice la borghesia che si accalca intimidita alle sue vesti eleganti, sperando bene per il giorno appresso. Lancia in resta, il Professore dai modi di un nobile napoletano decaduto, dai confini fra terra e cielo del Ginnasio, partì alla ventura, alla conquista di un posto al sole, lisciandosi i baffi come Chaplin. In questo momento si sta lasciando cadere come Icaro fra i banchi dell’opposizione, nelle file di chi politicamente fa il controcanto al potere costituito, nel Palazzo Municipale. (Gennaio, 2007)
I love Befacchia.
Senza Parole. Proffff...la prego. I love Befy
Che tristezza. lei è un uomo fantastico e molto sensuale. Parola Mia. I Love Befy, tutta la vita.

Io penso non esista studente che non nutra profonda stima e ammirazione per il Preside Befacchia. Oltre a esser stato un Maestro di vita, la cosa che più ci ha legato a lui è stato il dialogo e il confronto che non ha mai negato a nessuno di noi...in qualsiasi situazione. Potrei scrivere intere pagine...ma bastano queste poche parole per capire.

E' caduto l'ultimo bastione in cui i cittadini onesti, ma sempre troppo isolati e silenziosi, avevano riposte le residue speranze di poter ancora sognare... un futuro migliore per la città di Teramo e non solo. Dopo Montauti, anche il grande Lino si è dovuto arrendere all'arroganza e al cinismo di una politica sempre più lontana dalla gente. Grazie in ogni caso, perchè hai avuto il coraggio di provarci e di resistere all'isolamento volontario come scelta della strenua difesa dell'interesse collettivo.

Professore ritiri le dimissioni..... L'unica gioia al mondo è cominciare. E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante. Cesare Pavese.
Semplicemente innamorata di un esempio di etica e morale. Un uomo.
Sono dispiaciuta ma per il mio ex professore di Storia e Filosofia ho solo questa citazione da fare: " Le difficoltà rafforzano la mente e la fatica rafforza il corpo". Seneca :-)
Non devo dire niente al Professore, voglio solo continuare ad abbeverarmi alla sua sapienza. Io lo sostenni nel 2004 e sempre orgogliosamente sono stato dalla sua parte quando imperava il famoso "Modello Teramo"... La serietà, la professionalità, l'onestà e la Cultura non si comprano, per tutto il resto c'è Mastercard...
la politica teramana perde un personaggio di grande spessore, sottovalutato, e che avrebbe meritato ben altri livelli, e forse proprio la sua integrità, visto il livello terraterra dell'attuale giunta, è stato il suo maggior ostacolo..........avessero questi quattro gallinacci starnazzanti e incravattati a palazzo, la sua cultura e la sua statura morale....ma i teramani si stanno svegliando.. FORZA TERAMO!!!! COMINCIAMO A RISALIRE DAL FONDO..................DELL' IPOGEO...
in una cittadina dove si sbandiera al vento il nulla e ci se ne vanta , a volte nascono personalita culturali di primo piano come il Prof che per nostra sfortuna si è stancato di assistere a questo teatro di marionette politicanti e ha preferito ritirarsi nella sua dacia a leggere un buon libro
Lode a Te Giancarlo per avere rappresentato, con questo tuo scritto , la sincera stima ed ammirazione che, ognuno di noi ha provato,, nell'ascoltare le dotti " lezioni magistrali"che, in questi laboriosi anni, il Professore Lino Befacchia ci ha donato. Ci può consolare solo l'idea che se la nostra bella Teramo dovesse avere bisogno Egli non si tirerà indietro! Di nuovo grazie Giancarlo ed Onore a Lei Professore Lino Befacchia e ci permetta: non "vale atque vale" ma" Interamnia semper" ! Cordialità, Enzo D'Tgnazio per Bella Teramo
Grande Professor Befacchia. Chapeau.

Caro Lino, devo dire subito che non apprezzo chi si dimette soprattutto quando so con certezza che le dimissioni non sono dettate da secondi fini, da opportunismo o addirittura da viltà. La città, in generale la comunità, ha bisogno di persone come te che uniscono la passione civile con lo stile di un comportamento nobile e distaccato, che ha coniugato l’impegno del dilettante – goethianamente colui che fa le cose per diletto - con il fervore battagliero di crede alla bontà di una scelta. Tra le tante cose che la città perde con le tue dimissioni, non ultima, metterei che in quell’aula grande e solenne, non risuonerà più l’eloquio di chi… sa leggere e scrivere per davvero, che sa mettere in fila più di una subordinata senza perdere il filo, che conosce tante e tante parole, che, ci mancherebbe, sa quando è il momento del congiuntivo, e soprattutto usa il linguaggio della persuasione e mai della retorica, quella non della classicità, ma degli imbonitori. Quella brutta retorica che oggi mi impedisce di dire “resta!”. Mi ha colpito nella tua lettera quella frase, che tra i commentatori nessuno ha colto, che riguarda un comprimariato che non ti appartiene. Non sei abituato a fare il comprimario, letteralmente “ chi fa il primario insieme con altri”, oppure, in una versione meno castigata dal vocabolario e forse più veritiera “colui che non sopporta di fare il primario insieme ad altri”. E questa sarebbe la versione più politica e più rispondente al lessico corrente e che butti là come un niente. Come a dire: c’è una verità, però adesso non ho voglia di mettermi a parlare di questa parte degli scranni dove molte battaglie sembra si facciano insieme in nome di un comune impegno. Lo stile è l’uomo, che ancora una volta spicca in questa lettera di commiato triste e vera. Che non avrei voluto leggere, specie con questo abbrivio.

Non ho condiviso la scelta delle dimissioni, tantomeno le motivazioni che le hanno determinate. Non le ritengo un buon esempio per i giovani che si avvicinano alla politica, proprio per l'alta considerazione di cui gode il prof. Befacchia anche da parte mia. Preferisco chi mi insegna a non mollare mai, soprattutto quando sembra buio pesto e non si intravede uno spiraglio di luce. Per questo e perchè c'è bisogno di persone capaci e oneste, sarei felice se Lino Befacchia tornasse indietro dalla sua decisione.
mio prode "cavaliere" chi mi difenderà ora in consiglio dagli attacchi beceri di alcuni insolenti! mio grande amico nessuno più riuscirà a dare all'assise consigliare un così alto prestigio . mio bell'uomo chi più mi guarderà con tanto fascino e profondità. mi mancherai moltissimo e mi mancherà la tua grande cultura. Ti ho sempreo voluto bene Lino e ti ringranzio per il tuo onesto , generoso e disinteressanto impegno.
Il professore Befacchia è una persona stupenda, si è sempre fermato per strada per salutare chiunque , dal semplice operaio al noto professionista, e per tutti ha sempre avuto una parola gentile senza distinzione di ceto sociale. In questa attuale amministrazione, costellata da personaggi con la puzza sotto il naso e pieni di boria, si sentirà molto la mancanza del professore Befacchia persona umile educata e soprattutto onesta .
le dimissioni del Prof mi addolorano profondamente, il mio impegno politico è iniziato vicino a lui, in lui ho visto un modello da imitare, un esempio da seguire. Il consiglio Comunale perde una delle figure più accreditate per sedere sulla scranno di un Consiglio Comunale, per la sua onestà, per i suoi valori, per la sua cultura, per il suo amore per la sua città. Le sue dimissioni sono una sconfitta per tutti noi soprattutto del centrosinistra, perche la delusioni più cocenti per il Prof. vengono proprio da quel mondo che lui pensava migliore. La città avrebbe avuto ancora bisogno di persone come Lino che uniscono la passione di impegno civile con uno stile di un comportamento nobile. Questa città non ha capito l'uomo Befacchia, e ha perso l'occasione di vedere un Sindacao colto, onesto, capace e senza padroni ma soprattutto non l'hanno capito nemmeno tutti quegli elettori di centrosinstra che nel 2004 in tanti optarono per il voto disgiunto. Egli era e rimane il mio Sindaco Ideale.
Preside, le sue parole , la sua dolorosa scelta...... Non la sconfitta di un uomo, la piu' eloquente sconfitta della Politica. Gabriella Liberatore
Comprendo e condivido i motivi che hanno spinto il professore a rassegnare le dimissioni, ma tuttavia spero che riveda la sua decisione e ritiri le dimissioni pensando propio a quei 2800 elettori che lo hanno votato, magari anche " tappandosi il naso" come ho fatto io. Dovrebbe considerare che tanti elettori considerano la persona più importante del partito che rappresenta, adesso mi viene a mancare un punto di riferimento importante, certamente onesto e senza mire di potere. Per questi semplici motivi lo invito a ripensare le sue decisioni.
La mia sarà una voce dissonante,fuori dal coro degli elogi e dei sonetti che in questa sede si sono alternati al fine di celebrare e rendere omaggio a Lino Befacchia.Eppure sono sicura che il Filosofo saprà apprezzare anche la critica e la divergenza di opinione in quanto la filosofia implica anche, e soprattutto questa dissonanza.Io non rimpiangerò Lino Befacchia per via del suo moralismo sterile e di una cultura che ha cristallizato in uno spazio-tempo lontano dalla realtà giovanile.Non lo rimpiangerò perchè non è stato un maestro capace di raggiungere ed ottenere un vero dialogo con i ragazzi presentandosi a loro più come un agente della buoncostume piuttosto che nelle vesti di un Socrate moderno.Non lo rimpiangerò perchè un vero filosofo non si invischia nel ginepraio dei poteri ma ne è al di sopra.Non lo rimpiangerò perchè non mi piace chi si contamina con il potere per poi tirarsi indietro senza aver introdotto alcun correttivo al degrado etico che vige tra i "governanti".Non lo rimpiangerò forse perchè delusa da una persona che ha preferito coprirsi gli occhi piuttosto che portare avanti le sue Idee.Ancora una volta l'Idea viene sconfitta ma non preoccupatevi,noi giovani siamo abituati a questo spettacolo.
Chi lo ha avuto e lo ha come professore è davvero fortunato (purtroppo non sono tra questi); ma chi lo ha come Preside lo è ancora di più. Nella vita gli incontri non sono casuali e sicuramente ho avuto modo di conoscerlo perchè ho molto da imparare da Lui. Il Professore rappresenta un esempio di dignità, rigore morale e, come ho avuto modo di dirgli, a Teramo occorrerebbero cento suoi epigoni.
@ Valeria: è giusto che ci siano voci dissonanti nel coro dei "peana"... ma la dissonanza deve avere un suo fondamento... e definire Befacchia "agente di buoncostume" risulta particolarmente inveritiero.. a meno che lei non intenda per agente di buoncostume un portatore di quei valori civili e morali che formano un "buon costume" (e ai quali, aggiungo, non siamo ormai più abituati, trascinati nel vortice del bunga bunga, delle mazzette e dei tunnel della Gelmini). Per ciò che concerne l'affermazione che "Il filosofo non si invischia nel ginepraio dei poteri" Le ricordo che tutti i grandi pensatori, dai tempi dell'antica Roma per arrivare a Benedtto Croce e per terminare con i vai Buttiglione e Cacciari, si sono invischiati nei poteri forti, anche al fine di salvaguardare quella che Arthur Fridolin Utz definisce "etica politica". Mi perdoni queste mie precisazioni, ma rimango convinto che non possano esistere voci fuori dal coro riferite al Prof. Befacchia....
Caro Giancarlo, provo imbarazzo nel leggere i commenti per un gesto che dovrebbe cadere nel silenzio, vista la pochezza dell'attore che esce di scena. Non ero un politico e non me ne dolgo; sono stato un modesto filosofo che in un momento della sua vita ha fatto la sua parte, assumendo delle responsabilità politiche. Mi hanno commosso alcuni i sentimenti solidali che mi inducono ancor più al rammarico per non essere stato all'altezza del compito; mi gratificano anche le voci dissonanti, perché esse rappresentano l'altro aspetto del nostro essere ubiqui. Ringrazio in particolare Ferrari che mi onora insieme a Francia includendomi tra gli sconfitti (Ettore era ed è il mio eroe) e Valeria, alla quale debbo solo un segno di dissenso: da preside rappresento l'istituzione: le ragole e l'etica civile non sono negoziabili, neanche l'ETICA in verità (ma questa è altra questione); da docente non mi ha conosciuto e non ha probabilmente condiviso i miei dubbi che hanno segnato la mia strada nella quale in tanti mi hanno accompagnato. Grazie.
Caro Professore, dal mio pseudonimo avrà già capito chi sono... la sua uscita di scena mi lascia molto perplesso. Lei solo sa quanto nella nostra famiglia, Lei è stato apprezzato ed un'uscita del genere non me la aspettavo. Lei dice che Ettore era il suo eroe... ma Ettore morì per difendere il suo ideale, la sua città!!!! Ecco, quello mi aspetto da Lei. Spada sguainata pronto a difendere tutti all'interno del muro di cinta della propria città... Teramo. Questa Teramo che non può essere abbandonata dalle poche persone capaci che abbiamo. Glielo chiedo con il cuore in mano... Ci ripensi. Mio padre glielo chiederebbe offrendoLe anche da bere!!! Sursum Corda, Professore...
Caro Prof, sbagli. Non è vero che non sei stato all’altezza del compito. Sei stato con lealtà e fierezza, con passione ed onestà intellettuale all’altezza del compito. Mancava solo “questo gesto” perché il compito fosse del tutto compiuto! Il gesto di Ettore… che saluta il figlio prima di gettarsi in una morte cui sa di essere destinato (e non poteva che essere così, a te che piace Ettore!). Un gesto nobile e archetipico. Da Preside, da Padre. (Che bello, a proposito il libro di Luigi Zoja: Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre. Bollati Boringhieri, 2001) “Nell’Iliade, Ettore – prima di andare a morire in combattimento – saluta il suo piccolo e la moglie. La sua armatura spaventa il piccolo che alla sua vista si ritrae. Allora Ettore comprende il turbamento del piccolo e si toglie l’elmo, prende il bambino, lo abbraccia e lo solleva verso il cielo indirizzando una preghiera a Zeus. "Zeus e voi altri déi, rendete forte questo mio figlio. E che un giorno, vedendolo tornare dal campo di battaglia, qualcuno dica "E’ molto più forte del padre". Il gesto di Ettore è questo. Il guerriero Ettore si spoglia delle proprie armi per poter essere padre dimostrando di possedere la sensibilità ed i sentimenti di un attento genitore anche mentre sta andando in battaglia. Ettore rappresenta anche tutti i papà che si ritrovano l’arduo compito di presentare il mondo ai loro bambini. E lo fa nel modo più completo che si possa immaginare, raccontando in un’immagine, la guerra e l’amore, la vicinanza e l’addio, la ruvidità delle armi ed il loro sfavillante orgoglio, la forza delle braccia e la tenerezza dell’abbraccio paterno.(F.G.)" Salutissimi, Fiore Zuccarini
Caro Professore, ho chiesto a mio figlio di mettere questo mio commento. Provo a leggere sempre questo sito. ne ho sentito parlare a scuola. Grazie. lei è una persona speciale. Mi basta quello per ricordare tanti anni fa. Un professore che era onesto con tutti. Sempre una parola gentile. Lei è unico.
Marcello Martelli http://www.piazzagrande.info/rubriche/35867/teramo-amara-lezione-del-pr… Una notizia no. Una delle tante di questi giorni.Vero che al peggio siamo ormai abituati, ma colpisce quando una persona perbene, e con le carte in regola, butta la spugna e toglie il disturbo. Sfiducia e pessimismo non possono che crescere. Specie se il campo è quello disastrato della politica. Dove gl’incalliti delle poltrone e dei privilegi non arretrano d’un centimetro, conquistando sempre più spazio. Abbarbicati come sono sul trespolo dei privilegi. Recinto sempre più riservato e blindato per parenti e compari. Rigorosamente interdetto a figure credibili e prestigiose. Che uno come Lino Befacchia esca dal campo e lasci il suo incarico elettivo di consigliere comunale, non è un bel vedere. Né sono serviti quali “deterrenti” i livelli in cui è sprofondata la malapolitica. Targata come che sia. Ma chi è Lino Befacchia? Molti potrebbero non conoscerlo. Proprio per il riserbo e il garbo dell’uomo. Indubbiamente meritevole di essere incluso nella lista, sempre più ridotta, dei gentiluomini vecchio stampo. Docente e dirigente di scuole statali superiori (per anni stimato preside del liceo “Melchiorre Delfico” di Teramo), Befacchia è quel che si dice, con espressione decisamente fuori moda, “un uomo di cultura”. Quindi, ingombrante. Uno vecchio stampo, anche per la sua erudizione in patrie lettere, conoscenza grammaticale e (persino) del desueto galateo di Mons. Della Casa. Un sopravvissuto, dunque, di quella razza ormai in estinzione nelle stanze del Palazzo. Sempre più affollato di ben altri personaggi. Un “mare magnum” limaccioso di difficile navigazione, se si è incapaci a destreggiarsi fra clientele e favori, patteggiamenti e compromessi. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Anzi, meglio uscire e tagliare la corda. Così come ha fatto il prof. Befacchia nel riemergere sconfortato e deluso, regalando suo malgrado altro spazio ai “soliti noti”. In una città che, viceversa, ha necessità di uomini come Befacchia. Disposti a dare alla cosa pubblica senza nulla chiedere in cambio. Persone che nella vita pubblica sanno portare il valore della serietà e dell’esempio, coerentemente con quanto hanno sempre fatto nella professione e nella vita. Candidato sindaco non eletto in competizione con Gianni Chiodi, Befacchia aveva incassato con eleganza la sconfitta, continuando a spendere il suo tempo e il suo impegno al servizio della città e dei concittadini dai banchi dell’opposizione. Lavoro difficile e ingrato. Soprattutto quando viene svolto con rigore e serietà. A distanza di sicurezza da compromessi e mercanteggiamenti di gruppi e consorterie. Insomma, da galantuomo d’altri tempi, che sarebbe piaciuto a Benedetto Croce e Panfilo Gentile, mostri sacri della nostra cultura liberale. Altri tempi. Ora uomini scomodi e scarsamente sensibili alle manovre di Palazzo, meglio lasciarli al loro destino. Tornino a casa tipi poco malleabili come Lino Befacchia. Che tuttavia, prima di togliere il disturbo, ha voluto fare un ultimo regalo. Un incoraggiamento ai più giovani alla perseveranza e, nonostante tutto, alla “non rassegnazione”. Un appello “per avviare una rinascita morale della città, senza la quale la precarietà grigia del presente fluirà irreversibile verso la decadenza del domani”. A noi la speranza che alle nuove leve riesca l’impresa in cui Befacchia e uomini del suo stampo hanno purtroppo fallito.