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PDL, analisi postcongressuale

di Christian Francia
9 minuti

1) I VOTANTI. Quasi settemila. Inaudito a Teramo. Impronosticabile. Devo immediatamente fare ammenda perché avrei scommesso che non si sarebbe arrivati alla metà degli elettori che si sono effettivamente recati al congresso. Una manifestazione di forza spaventosa del PDL, un esercizio devozionale che mi inquieta non poco perché, al contrario di quanto hanno detto molti, i bagni di folla non sono sempre da salutare come positiva manifestazione di vitalità democratica, altrimenti Piazza Venezia stracolma ai comizi di Mussolini rappresenterebbe l’apice della democrazia, mentre al contrario ne rappresenta l’umiliazione più bruciante. Il paragone con il fascismo non paia esagerato: vi sembra normale che un esercito di concittadini si riconosca in Berlusconi e nel PDL, che hanno triturato come il sale fino ogni principio di legalità con decine di leggi ad personam ed aziendam, hanno calpestato plurimamente la Costituzione come certificato dalle sentenze della Corte costituzionale, hanno umiliato il ruolo del Parlamento, hanno inquinato il sistema politico, hanno sfaldato ogni coscienza civile? Se così tanti teramani sono con il PDL non bisogna dannarsi tanto per capire come mai stiamo declinando molto più rapidamente delle altre regioni.

2) IL CONGRESSO. Il dibattito si è rivelato al di sotto delle attese, ma soprattutto c'è stata un'assenza di contenuti che deve mettere i brividi ai cittadini. Inoltre, gli smaccati attacchi alla stampa sono un segnale di insofferenza per situazioni che non si è in grado di gestire. Questi dati confermano che il PDL è un carrozzone cementato da interessi personali, carrieristici ed affaristici, senza una linea e senza valori.

3) IL VINCITORE. Solo uno: Paolo Gatti. Rappresentava il 30% delle tessere, raggiunge il 43% di preferenze. Con il sistema del premio di maggioranza Tancredi avrà il 60% dei membri del Coordinamento provinciale e Gatti il 40%. Cosa succederà? Che Gatti giocherà al gatto col topo Tancredi. Da oggi comanda lui. Ha umiliato l’armata compatta degli avversari che erano al completo: Chiodi, Mazzarelli, Di Dalmazio, Tancredi, Morra, Venturoni, Catarra, Brucchi. I primi effetti saranno già dolorosi, Gatti pretenderà il 40% di posti in tutti gli esecutivi: Provincia, Comuni, Consigli di amministrazione, Enti pubblici vari. Salteranno molte teste. Si preannunciano scintille. Gli effetti nel lungo periodo non tarderanno a manifestarsi, nessuno con la forza di Gatti può restare per molto tempo a fare il numero due: l’uscita dal partito è già scritta ed avverrà nel 2013.

4) LO SCONFITTO. È Paolino Tancredi. Vince la battaglia, perderà la guerra. Il 70% sulla carta era con lui, ma molti dei suoi lo hanno tradito nell’urna o non sono venuti a votare, consci che si debba ancora continuare a fingere di riverirlo, ma che bisognerà quanto prima deporlo. Tancredi, impavido, non si è accorto di essere stato commissariato dai suoi iscritti e ha dichiarato serenamente che “da questo congresso la mia legittimazione esce rafforzata”. In certi casi il silenzio sarebbe stato d'oro. Un'occasione persa per tacere.

5) CHIODI. Il lungo declino del sistema di comando regionale si è misurato con il centimetro al congresso provinciale: se Chiodi, Mazzarelli, Di Dalmazio, Morra e Venturoni non hanno inciso fra le loro stesse truppe proprio quando era il momento di verificare nei numeri il consenso per la loro azione di governo, vieppiù nella loro provincia di provenienza, questo è il segnale che la Regione è persa e che forse una occasione così clamorosa per Teramo non si ripresenterà mai più. I cittadini, le associazioni di categoria, i giornali e gli altri media, tutte le forze sociali sono contro Chiodi, che non ha attenuanti, perché perfino Cialente ha stravinto - nello stesso giorno del congresso del PDL - le primarie di coalizione del centrosinistra aquilano superando il 70% delle preferenze (e lì a votare erano tutti i partiti e non solo quello di Cialente). Ciò dimostra plasticamente come gli aquilani siano convinti che il loro sindaco li rappresenti, mentre i pidiellini teramani si sentono molto più rappresentati da Gatti che da Chiodi. Inoltre l’ombra di presunti loschi affari orditi nello studio professionale del Governatore non abbandonerà Chiodi tanto facilmente.

6) CARLA CASTELLANI. Incredibilmente, l’unico deputato del PDL di provenienza teramana non solo non si è schierata a favore di una mozione, ma non si è nemmeno presentata al congresso. Delle due l’una: o è impegnatissima in parlamento in ruoli fondamentali per il Presidente Monti, oppure deve essere immediatamente espulsa dal partito per menefreghismo.

7) MARTINSICURO. La cartina di tornasole. Lì il PDL deve dimostrare fra due mesi che la propria gestione è stata oculata e condivisa: se le elezioni comunali le perdesse e Gatti continuasse a distinguersi in nome delle esigenze territoriali, il PDL Concordia si adagerebbe sugli scogli ed inizierebbe una lunghissima stagione di sconfitte a tutti i livelli.

8) SERPENTINI. Con la solita lucidità, il professore ha affondato la penna nella piaga PDL descrivendone la sua persistente purulenza e il solito teatrino delle vecchie ed intramontabili liturgie vetero-democristiane (vedasi il “corrosivo” pubblicato sul quotidiano La Città del 06.03.2012). Ha ragione da vendere. Leggete: “Non ha vinto il PDL perché il dibattito non c’è stato e nei congressi veri nessuno vince quando mancano il dibattito e la discussione. Non ha vinto un partito, perché nessuno vince in un congresso in cui le tesi che vengono portate avanti sono vuote di contenuto e di prospettiva e gli interventi lo sono altrettanto, ridotti al ruolo e al rango di beceri attacchi alla stampa e ad ex compagni di cordata spalmati di grasso fino a quando hanno fatto comodo. Nessuno e niente vince in un congresso che si caratterizza per essere rappresentabile come un rituale, come una messa cantata, dove si giustificano il passato e il presente ma anche il futuro non ancora scritto e già assolto da tutti i peccati. Come si può dire che abbia vinto il PDL, quando il PDL sta per immolarsi, sconfitto, sull’altare delle proprie contraddizioni e del culto della personalità, e sta per praticare una dolce eutanasia nella speranza di una risurrezione sotto altro nome e sotto altra forma? No, non ha vinto il PDL, e nemmeno ha vinto la DC, la Democrazia Cristiana, che è l’alias di questo PDL morente. Ecco, il congresso che si è aperto e chiuso domenica, con un vincitore scontato e uno sconfitto che viene fatto passare anche lui per vincitore, è stato un tipico congresso democristiano, quello dei figli, uguale a quello che celebravano i padri, uguale nelle forme e nei contenuti, nelle formule e nei riti, nelle parole e nelle convenzioni, non nei simboli ma nelle intenzioni”. Costoro “nascondono gli occulti vizi privati con le esibite virtù pubbliche”. Per cui “ha perso chi ha creduto che questo partito e quello che lo aveva preceduto (dando vita a questo) potessero rinnovare la politica e coloro che la fanno; ha perso chi ha sognato un cambiamento di segno e di direzione in uomini che hanno dimostrato di essere quelli di sempre o i loro figli; hanno perso quelli che, stando a destra, li hanno combattuti e poi sono finiti, per una ragione o per l’altra, nel novero indistinto e indistinguibile di quelli che li riveriscono, dopo essersi spostati al centro, che è pur sempre la vecchia palude dei parlamenti, anche in democrazia. Ha perso la Teramo che spera in qualcosa d’altro e di diverso, anzi di opposto, sperando di meritarlo. Ha perso chi non pensa di meritarsi la sconfitta, ma non fa nulla per cambiare le cose. Ha perso chi si illude che i congressi degli altri partiti siano diversi e migliori. Ha perso chi continua a sperare in un’opposizione che in questa città non c’è mai stata, non c’è e non ci sarà mai. Ha perso chi pensa, e continua a pensare, che la stampa sia libera e non debba mai essere asservita a interessi di partito, commerciali e di bottega”. Insomma: “abbiamo perso tutti”.

9) STRATEGIA DEL LOGORIO. Sindaci, amministratori, iscritti e simpatizzanti del PDL sentono l’odore del sangue e sin da subito si preparano, con il vento elettorale a sfavore, ad esternare dei distinguo, delle prese di posizione, delle difficoltà interne, delle improvvise simpatie gattiane, tutto quanto gli consenta di rimanere sul carro dei vincitori, dove i teramani amano villeggiare in via permanente. Dal canto suo Gatti può adesso chiedere tutto, anche e soprattutto un posto in Parlamento e, naturalmente, può decidere a piacimento di uscire sbattendo la porta e chiudendo un’epoca che ha impoverito la città e l’intera regione per colpa dei teramani al comando.



 

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Commenti

Possibile che quasi 7.000(settemila) Teramani hanno votato al congresso "pdl" ? Spero almeno per loro che l'abbiano fatto LIBERAMENTE .......................
7000 Teramani votatanti ,votanti liberi???
Complimenti Christian un'analisi impietosa ma reale così come il commento finale del professor Serpentini. abbiamo perso tutti ha vinto il gattipardismo (non è un errore di battitura) far sembrare che tutto cambi affinché nulla sia mutato.
L'evoluzione della situazione? I "Pescaresi" si lamenteranno parecchio, rimpasto di giunta regionale con la sostituzione di Di Dalmazio, Richiesta di Dimissioni dell' Ex On. Castellani (w le Poste). Gatti appena la Luna si chiarisce in quel di Roma.... trafugamento verso lidi più centrali....
a me sembra normale che quasi settemila teramani si riconoscano nel pdl, secondo me sono anche molti di piu'...sui loschi affari del governatore, secondo me si esagera...comunque gatti o tancredi, se continua cosi', ai teramani toccherà il pdl per altri 5 anni...
Condivido in gran parte l'analisi di Christian Francia e totalmente quella del prof. Serpentini. Ho un dubbio sul presunto rafforzamento di P. Gatti che non era un semisconosciuto, ma per tessere e consensi elettorali in dotazione era già un pezzo da 90 nel PDL teramano. Quando da domani il coordinamento provinciale eletto "democraticamente" (anche a detta della minoranza), dopo aver discusso e ridiscusso voterà altrettanto democraticamente provvedimenti non graditi a Gatti e compagnia, con quali argomenti potranno opporsi, più consistenti di quelli usati (con molta discrezione per la verità) fino ad oggi, come la mancanza di trasparenza e democrazia interna? Questo ovviamente non impedirà una eventuale fuoriuscita dal PDL se questa sarà l'intenzione (ho i miei dubbi), ma l'immagine e la "coerenza" anche in questo caso non ne uscirebbe rafforzata, tutt'altro.
i coordinatori sono stati nominati in passato.l'unico con un po di carisma è stato quello della valfino.il capo non poteva arrivare dapertutto e si è dovuto fidare, sbagliando, a teramo come in altre parti.i successi elettorali in gran parte non sono riconducibili alle loro capacità politiche, anzi .nessuno di loro ha mai seguito e valutato la politica degli eletti , come spesso accade anche a sinistra.mancanza di tempo??dove si fà politica hanno sempre combinato guai irreparabili per presunzione e arroganza .predicano sempre che bisogna allargare e rinnovare, ma loro restano sempre lì .il congresso non è merito loro.sono stati costretti impauriti dallo schifo che i cittadini provano verso la politica e dal terremoto che l'uscita di scena del capo porterà in termini elettorali! a teramo se l'uscente voleva bene al partito e lo voleva far crescere come dice tutti i giorni, doveva farsi da parte , come spesso consiglia a chi non controlla, sempre per il bene del partito si capisce , non dei suoi amici!ma nel caso legittimo di voler continuare a scoordinare ,non si capisce perchè il gatto non poteva fare il vice, senza nulla togliere alla ragazza.unendo le forze sicuramente teramo sarebbe stata ancora più forte nei tavoli che contano o non era quello che voleva?ringraziamo il gatto per aver sfidato il topo e portato la paura all'interno del partito di tanti ma propri tanti servi !
I momenti congressuali dei partiti sono sicuramente una delle massime espressioni della democrazia. E certamente il bagno di folla al congresso provinciale del PDL è un bell’esempio di partecipazione sentita degli iscritti. Una grande festa democratica, però, con una altrettanto vistosa macchia indelebile, la pittoresca risoluzione finale in difesa del governatore Gianni Chiodi e del suo studio sottoposta all’approvazione di tutti gli iscritti. Veramente una caduta di stile non all’altezza di una classe dirigente di livello regionale e un’offesa all’intelligenza dei militanti PDL e dello stesso Chiodi. Si afferma in tale documento di: “Tutelare l’onorabilità del Presidente Chiodi le cui qualità morali sono dimostrate sul campo.., di richiedere ai propri rappresentanti a livello regionale, provinciale e comunale di avviare una reale operazione trasparenza nei rispettivi enti.., denunciando pubblicamente ogni atto moralmente censurabile compiuto negli anni di governo del centro sinistra su concorsi, assunzioni, consulenze ecc.., da cui si evince un comportamento contrario alle leggi, all’etica e alla morale”. Gli elementi nella risoluzione che caratterizzano lo scivolone finale dei maggiorenti del PDL sono 3. 1 – Viene certificata la indiscutibile onorabilità e qualità morale del presidente Chiodi. Come dire che l’onorabilità, l’intelligenza o anche la stupidità possano essere autocertificabili o attribuibili discrezionalmente. Pur avendo mie opinioni personali sul politico Chiodi, non si capisce la necessità ed il bisogno di certificare la sua rispettabilità e soprattutto di sottoporla ad approvazione fedele e condivisa degli iscritti. Chiodi è e resta, fino a prova contraria, una persona rispettabile ed onorabile. Di certo non attraversa un momento felice e, se non implicato nelle note vicende come credo, dovrebbe ringraziare l’IdV per le 10 domande che gli ha posto in modo da rendere chiara ai cittadini la sua estraneità. Ma viene da chiedersi e se malauguratamente venisse imputato, fosse anche per altre future vicende, cosa succederebbe? I prestatori del “giuramento” cosa farebbero? Avrebbero la dignità di dimettersi in massa? 2 – Non risulta che le qualità morali del primo dei firmatari siano proprio cristalline. Quanto meno sono discutibili. Quindi da che pulpito parte la predica? 3 – La richiesta di avviare una reale operazione di trasparenza e di denuncia di atti illeciti a ritroso negli anni nei confronti del centro sinistra appare quanto mai bizzarra. Significa forse che i rappresentanti PDL nelle istituzioni finora sono stati silenti, o distratti, o conniventi? La trasparenza non è forse un dovere dell’amministratore pubblico che sia di destra o di sinistra? Di trasparenza ne esiste una sola o ne esistono due, una finta e una reale? Per ultimo non è forse un prerequisito l’essere disciplinati ed onorevoli nell’esercizio delle funzioni pubbliche come sancito dall’art. 54 della nostra costituzione? C’era proprio il bisogno di ricordarselo e scriverlo in un documento condiviso?

Chi ha vinto e chi ha perso. Ha vinto Gatti. Hanno perso tutti gli altri teramani che domenica scorsa hanno fatto la passerella giù alla Gammarana per rinnovare la fedeltà al loro capo e a se stessi l'essere servi. Alcuni si sono fatti fotografare mentre votavano. Che squallore! Un'amica mi ha detto di essere stata invitata da un'adepta di tancredi invece lei ha votato per Gatti. Alcuni che erano stati tesserati per interposta persona, hanno voluto farsi conoscere ai due capocci. Uno dei due è almeno più gentile, ci sa fare, è più politico, mentre l'altro, quello più alto, mi hanno detto che spara con lo sguardo al di sopra della tua testa per non guardarti e, quindi, essere costretto a stringerti la mano. Che pena! Provo pena per tutti costoro.