Gli Enti Pubblici sono in crisi nera, molti sono tecnicamente falliti, sebbene le Amministrazioni pubbliche per legge non possano fallire.
Eppure nessun politico, nessun Amministratore pubblico ha il coraggio di inquadrare il primo grande problema e di risolverlo: l’enorme esubero di personale costosissimo ed improduttivo.
Nella famosa lettera che il 5 agosto scorso il presidente della Banca Centrale Europea Trichet e il suo successore Mario Draghi scrissero al governo italiano, indicando le azioni da attuare per evitare il default del nostro Paese, veniva segnalata pure l’opportunità di «ridurre significativamente» il costo degli impiegati pubblici rafforzando le regole di turnover e «se necessario ridurre gli stipendi».
L’attuale ministro Patroni Griffi ha osato segnalare come sia giunto il momento di considerare seriamente la necessità di licenziare il personale pubblico manifestamente superfluo, spesso dannoso, che grava sulle spalle e sulle tasche dei contribuenti italiani.
Il governo sarebbe intenzionato a rompere il tabù della illicenziabilità di fatto dei pubblici impiegati (quella de jure c’è già, ma non viene praticata).
Il Comune di Teramo, per fare i conti a casa nostra visto che ne paghiamo le spese, mi riferiscono che abbia circa 365 dipendenti a tempo indeterminato con una popolazione di poco più di 50.000 abitanti.
Il Comune di Montesilvano, che ha una analoga popolazione, sembrerebbe che abbia circa 170 dipendenti.
Teramo ne avrebbe oltre il doppio.
Un impiegato semplice costa alla collettività almeno € 30.000 l’anno lordi.
Le spese di personale del Comune di Teramo, che si accinge ad assumere altri tre dipendenti selezionati con un concorso illegittimo di cui ho ampiamente scritto e che ho segnalato in ogni sede, ammontano ad almeno 15 milioni di euro l’anno.
È necessario chiedersi quali servizi noi cittadini riceviamo in cambio di una cifra così esorbitante.
Molto pochi.
La produttività media è pessima e ciascuno ha tra le proprie esperienze le negative avventure nei corridoi degli Enti pubblici.
Gli amministratori devono mettersi in mente che le spese vanno totalmente rivisitate, perché se Teramo decidesse di avere gli stessi dipendenti di Montesilvano risparmieremmo 6 o 7 milioni l’anno senza peggiorare di una virgola il livello dei servizi al cittadino, anzi, avremmo una montagna di risorse liberate per poter fare lavori pubblici, aggiustare strade, edifici, teatri, organizzare spettacoli, aumentare i servizi sociali, ridurre drasticamente le tasse.
I dipendenti pubblici devono mettersi in mente che devono alzare del triplo la loro produttività, altrimenti fra breve non sarà più possibile sussidiare l’intera massa del pubblico impiego con queste condizioni economiche generali.
In Italia vi sono 3,5 milioni di dipendenti pubblici, è una bestemmia dire che ne basterebbero 2 milioni?
Purtroppo quei 3,5 milioni sono proprio quella platea di votanti certi (perché lavorano in Enti dove comandano i politici) di cui i politici non possono fare a meno per coltivare il consenso.
In tal modo il problema si rimanda all’infinito, nella speranza che un miracolo ci salvi dal fallimento.
E nessuno che prenda il coraggio a due mani e dica che la Regione Abruzzo ha migliaia di dipendenti in esubero a fronte di oltre 3 miliardi di debiti, che le Province abruzzesi hanno centinaia di dipendenti in esubero (loro stesse per legge sono in via di liquidazione), che le centinaia di Comuni abruzzesi hanno migliaia di dipendenti in esubero.
Non sarebbe più onesto riconoscere il sussidio di disoccupazione a tutti gli italiani e razionalizzare una spesa pubblica da decenni fuori controllo?
O vogliamo continuare con il privilegio non più consentito di trattare con due pesi e due misure lavoratori pubblici e privati?
Parola di pubblico dipendente.
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