Oramai è chiaro: 1) per fare del giornalismo a Teramo è assolutamente controindicato essere giornalisti; 2) per fare politica seria è assolutamente controindicato farsi eleggere.
Perché? È presto detto.
I giornalisti hanno abdicato da tempo al loro ruolo, rinunciando all’analisi, all’inchiesta, all’approfondimento e alla proposizione delle domande.
In una società fondata sulla comunicazione, il sondaggio commissionato alla DIGIS sull’operato del Comune avrebbe dovuto innescare un dibattito intenso.
Invece la sola analisi puntuale è giunta, ancora una volta, dal professor Serpentini (su La Città del 20.09.2011), il quale ha perfettamente rilevato “nell’attività da Sindaco di Maurizio Brucchi un’azione amministrativa di corto respiro, una mancanza di lungimiranza, al di là dei compiaciuti annunci di piani strategici coniugati al futuro, una vocazione all’uso intensivo dei mezzi di comunicazione, che gli consentono un presenzialismo, anche fotografico, senza precedenti”.
Ma questo presenzialismo di facciata nasconde uno spaventoso vuoto amministrativo, infatti “I risultati vantati o sono l’esito finale di processi avviati negli anni precedenti (Lotto Zero e rotonde annesse e connesse), o risultati mancati o non ancora raggiunti (Ipogeo), o avvio di iniziative che reputo esiziali per la città e la comunità (distruzione del vecchio campo sportivo comunale e riutilizzo affidato alla speculazione), o indifferenza colpevole (Team, infiltrazione mafiosa nella nostra attività economica), o trascuratezza e approssimazione (traffico urbano, passi carrabili, vicenda Panichi), o irrisione deplorevole (finta gestione in prima persona, senza deleghe assessorili alla cultura), o estrema disinvoltura (lasciar fare ai suoi assessori, specie alcuni, quello che vogliono, senza una reale capacità di raccolta e di controllo)”.
In pratica una situazione drammatica, che suscita scoramento: “Per ora accontentiamoci del risultato positivo del sondaggio e assistiamo sia agli “evviva” dei sostenitori ad occhi chiusi del sindaco Brucchi (…) e sia agli “abbasso” di quanti criticano Brucchi per partito preso (…)”.
La conclusione: “non è il sindaco, quasi sempre etero-diretto, che prende le decisioni che contano, ma una cupola di potere, politico-finanziario-economica, che dà gli ordini a chi si limita ad eseguirli”.
Evitando inutili circonvoluzioni, siamo in una tragedia shakespeariana, ma senza la preziosa presenza del “fool shakespeariano” il quale, a beneficio di chi non lo sapesse, è il personaggio che dà voce alla coscienza e aiuta a cercare una logica e delle spiegazioni, finendo per esercitare un effetto chiave sulle sorti della storia.
Questo “fool” dovrebbe essere rappresentato dai giornalisti e dai politici, i quali latitano colpevolmente, lasciando vagare i cittadini in questa tragedia senza senso, nella quale nulla capiscono tranne il senso di angoscia che li attanaglia alla gola.
E il sindaco non risponde alle loro esigenze, né tantomeno alle loro domande, poiché egli persegue interessi che non coincidono nemmeno in parte con quelli generali della collettività.
Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai la promessa di un confronto con la cittadinanza sull’individuazione del sito per il nuovo teatro non sia stata mantenuta, nonostante capiscono pure i bambini che riqualificare Piazza Verdi sostituendo il mercato coperto con il teatro, peraltro in adiacenza al Liceo musicale e a due passi dal corso sarebbe la scelta più intelligente, imparagonabile al recarsi a teatro sotto al fiume Tordino come pretende d’imperio l’Amministrazione.
Né si spiegherebbe come mai non si scelga di riqualificare decine di edifici storici che compongono il tessuto urbano della città (cito solo l’area splendida dell’istituto Regina Margherita e l’ex nosocomio di porta Melatina), mentre si spendono fior di soldi per allestire un’area espositiva (Ipogeo) che credo sia l’unica al mondo a trovarsi sotto al luogo di maggior traffico stradale dell’intero territorio comunale (Piazza Garibaldi).
Né si spiegherebbe come mai in tutte le città l’Università e gli studenti vivano in simbiosi con la comunità dei residenti, e invece qui a Teramo l’Università si trovi su una collina franosa e irraggiungibile, separata dalla città come una comunità di recupero per tossicodipendenti.
Commenta
Commenti