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Tu chiamali, se vuoi, cittadini

di Christian Francia
4 minuti

Mi permetto di emulare il professor Elso Simone Serpentini il quale, dalla tribuna della sua rubrica “Il cor(ro)sivo”, ci ha recentemente regalato la serie dei “Tu chiamali, se vuoi”, nella quale ha sferzato e stigmatizzato i difetti delle categorie nostrane degli editori, giornalisti, sacerdoti, politici bloggers e imprenditori.
A quell’elenco, certamente ancora da completare, manca ad oggi la categoria che consente – con il suo silenzio, l’accidia e il venir meno dell’orgoglio e della coscienza del proprio ruolo – la chiusura del cerchio asfittico rappresentato dalla società teramana: i cittadini.
Da tempo gli abitanti di quella che fu una Provincia e, prima ancora, la romana Interamnia Urbs, l’Atene d’Abruzzo, un Municipio dell’impero e la capitale della popolazione dei Pretuzi, hanno abdicato al loro ruolo civico, avviando quel declino che oggi è palese a tutti e dal quale non si intravede alcuna via di risalita, se non di redenzione.
È vero che tutte le categorie giustamente criticate da Serpentini portano il peso di una responsabilità grave, che ha impoverito il tessuto sociale e imprenditoriale, oltre che inquinato le sorgenti che contribuiscono al formarsi di una matura opinione pubblica.
Ma è altrettanto vero che i cittadini scontano una disastrosa fuga dall’impegno pubblico, al fine di evitare l’impermalirsi del proprio ipertrofico ego, conseguenza inevitabile per chiunque si cimenti nell’esercizio delle virtù civiche, in quanto di cecchini appostati nelle trincee o dietro le tende delle loro abitazioni ve ne sono a bizzeffe, nella pur sempre nostra “minchionissima cittade”.
Città, la nostra, dove si critica in maniera esagerata quanto pregiudiziale, dove alligna il tarlo dell’invidia, della maldicenza, della diffidenza assoluta verso chi ce l’ha fatta e – in pari grado – verso coloro che tentano di costruire qualcosa.
In maniera davvero azzeccatissima un nostro anonimo concittadino di fine ottocento definisce Teramo, in un sonetto ripubblicato su Sor Paolo (www.sorpaolo.net/numero270.pdf), “neghittosa”, “oziosa”, “minchionissima”, “corrosa”, “egoista”, “scissa”, percorsa da “cinismo e perfidia”, preda di chiunque voglia possederla poiché i cittadini sia alleano volentieri con l’invasore piuttosto che fare corpo unico contro gli avversari.
Tutto è dovuto a tua viltade”, dice ancora il poeta, e davvero i teramani sono vili, privi di coraggio, pavidi e pusillanimi, oggi come allora e sin dai secoli bui.
Contro questo si deve combattere: la viltà, la codardia, lo spirito imbelle dei teramani, supini su tutto tranne quando si tratti di sputare veleno sui concittadini e sulle loro iniziative, tranne quando si tratti di invidiare il vicino di casa, perché in tal caso – onde vederlo ritornare nella polvere – sarebbero disposti ad affrontare un plotone a mani nude.
Povera Teramo. Non serve a niente sbandierare l’orgoglio del campanile e richiamare i fasti storici per salvare una Provincia che più che moribonda è morta e sepolta da ben prima che il Governo la cancellasse.
Dove tutti gli abitanti corrono a fare acquisti ad Ascoli, a Pescara e a San Benedetto perché i nostri commercianti “sono antipatici”.
Dove un imprenditore qualsiasi, che deve assumere dei lavoratori stagionali, è subissato da raccomandazioni di politici, sensali e facilitatori alla Daccò.
I collettori di un consenso drogato che genera mostri (perché la ragione dorme), che colloca idioti e Oblomov qualunque a capo di aziende e società pubbliche, che elegge ignoranti ed eleva le capre su poltrone assessorili.
Senza che nessuno abbia un sussulto di dignità né pubblico né – ahimè – nella solitudine della cabina elettorale.
Tu chiamali, se vuoi, cittadini.
Io no. Per me sono paria.
 

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Commenti

wow ! una solo sui commercianti: mi è capitato di stupirmi di come siano simpatici e disponibili alcuni dei commercianti del centro, si proprio del centro-centro, non del centro-commerciale. ho trovato prezzi onesti, simpatia e aiuto professionale e guida nella scelta. per cui, pur cercando sempre il miglior rapporto qualità-prezzo, anche magari online oltre che a san benedetto eccetera, quando posso faccio sempre un giro per il corso. (sarà forse un miglioramento derivante dall'accresciuta concorrenza? sarà la vicinanza del simpatico assessore d'Ignazio? sarà quel che sarà, ma io a comprare in centro a Teramo mi trovo - spesso - molto bene)
Complimenti Christian........ peccato Teramani!
Caro Christian, capirai benissimo come io concordi con molte delle tue osservazioni. I cittadini sostituirono i sudditi dopo la rivoluzione francese. Il passaggio da sudditi a cittadini in Italia non è ancora pienamente compiuto e a Teramo è appena iniziato. D'altro canto i teramani non hanno mai amato le rivoluzioni e non si sono mai rivoltati ai poteri costituiti. Teramo è pur sempre quella che, mentre in tutto il Viceregno di Napoli e in Abruzzo nel 1647 si sollevavano le popolazioni, echeggiando la rivolta di Masaniello, fu l'unica città abruzzese nella quale non uno solo osò aderire alla rivolta e restò fedele al Governo in carica. E' che il loro stato di sudditanza i teramani lo hanno ancora nel sangue. E ancora oggi una delle due fazioni in lotta, per sconfiggere l'altra, avversaria, è pronta ad allearsi con gli stranieri, che sono qui da noi sempre bene accetti e riveriti. E' così dal 1400. E così sarà ancora a lungo...
La prossima volta (consultazioni amministrative) voterò solo liste civiche dopo aver accertato che i componenti siano davvero distinti e distanti dagli attuali partiti politici (nessuno escluso). A casa questi ciucci.
complimenti per l'articolo: un'analisi spietata e impeccabile della teramanitudine....
"Chi è causa del suo mal pianga se stesso". Proverbio sempre attuale. Vale pure per i Cittadini teramani. Io penso che oramai i teramani abbiano il diritto di pretendere di farsi chiamare cittadini. Qualche fedelissimo non potrà fare a meno di continuare a farsi vedere, una mattina si ed una mattina no, in Via Carlo Forti. Saranno una minoranza. Noi saremo veramente tanti a non percorrere più quella via.