Rileggevo con enorme gratificazione, nella recensione de “Il Giorno della civetta” (http://www.iduepunti.it/libri/24_novembre_2013/il-libroil-giorno-della-civetta), il monologo sulle categorie umane che Sciascia fa pronunciare al padrino don Mariano Arena dinanzi al capitano Bellodi che lo indaga: “Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…”.
Ecco, proprio l’ultima frase è illuminante: inchiodare sulle carte. Il pensiero vola subito a Gianni Chiodi e al fatto che verrà inChiodato ai pessimi risultati della sua gestione. Chiarisco subito che mai nessun politico è stato processato sugli esiti della sua amministrazione e, conseguentemente, nemmeno Chiodi perirà sotto il peso dei suoi errori marchiani.
A farlo fuori nelle urne sarà il malcontento dilagante degli abruzzesi:
1) per l’economia che va a rotoli;
2) per l’occupazione che è crollata;
3) per la gestione dissennata delle risorse pubbliche;
4) per il cattivo e scarso uso dei fondi europei (disastroso l’IPA Adriatico);
5) per il mancato sostegno a tutte le forze produttive;
6) per una tassazione asfissiante che uccide l’imprenditoria (addebitabile soprattutto ai governi Berlusconi di cui Chiodi è ancora oggi alfiere fuori tempo massimo);
7) per il tracollo delle società pubbliche (tutte indebitate oltre ogni sopportazione, tutte malgestite, tutte guidate da tempo dal centrodestra);
8) per i plurimi ed incontrollabili problemi giudiziari della Giunta regionale (inaccettabili dopo il caso Del Turco).
Per questi motivi Chiodi perderà, senza remissione dei peccati, chiunque sia l’avversario che lo affronterà in una campagna elettorale dall’esito scontato e dal risultato già scritto (come è successo platealmente nei giorni scorsi nelle elezioni regionali della Basilicata). Ma quello che sconcerta è:
a) l’impalpabilità del governatore e la sua costante sfuggevolezza ai problemi della cittadinanza;
b) la pervasiva e premeditata mistificazione delle reali intenzioni dell’esecutivo regionale, sempre occultate dietro penose giustificazioni, come nel caso della lettera inviata ai NoTriv per gabellare come sincera una falsa contrarietà alla petrolizzazione dell’Abruzzo (http://www.iduepunti.it/lettera-aperta/24_novembre_2013/no-triv-la-lettera-del-governatore-chiodi-%C3%A8-piena-di-inesattezze);
c) il suo scollamento dalla realtà per rifugiarsi nei social network;
d) la sua interpretazione ragionieristica del mandato (dove all’aggressione del debito pubblico ha fatto da contraltare un evidente crollo della qualità delle prestazioni sanitarie);
e) lo scandalo europeo sull’uso sconsiderato delle risorse comunitarie per la ricostruzione de L’Aquila (imperdonabile e gravido di conseguenze dallo strascico molto lungo);
f) le nomine più disparate effettuate in maniera clamorosamente sbagliata;
g) lo staff del Presidente palesemente inadeguato;
h) l’incapacità conclamata nella guida del personale dipendente della Regione, che pur essendo sovradimensionato è stato plurimamente bypassato con incarichi esterni;
i) la qualità politica dei componenti della Giunta regionale, talmente scarsa da non aver potuto vantare alcun palpabile risultato, tanto che Chiodi risulta sconosciuto alla maggioranza degli abruzzesi e risulta costantemente ultimo nel gradimento dei governatori di tutte le regioni italiane.
Se tutto questo non bastasse, ad aggiungersi al coro unanime di protesta di confindustria, confcommercio, confesercenti; agricoltori, commercianti, malati, alunni, disoccupati e lavoratori, è arrivato anche l’autorevolissimo professor Giuseppe Mauro, ordinario di Politica economica all’Università di Pescara.
Intervistato dal quotidiano Il Centro (http://ilcentro.gelocal.it/regione/2013/11/24/news/mauro-la-crisi-e-finita-ma-bisogna-creare-lavoro-1.8177944), l’economista afferma che “nel 2014 assisteremo a una timida ripresa sia per l’Italia, valutabile 0,8-1%, e anche per l’Abruzzo in misura inferiore, attorno allo 0,4%”. Ancora una volta all’Abruzzo viene attribuita una performance peggiore della media italiana, così come accaduto con il numero degli occupati durante la gestione Chiodi e con l’utilizzo dei fondi europei.
Mauro sostiene che “il problema sul futuro della regione continua a esistere, perché si pone l’esigenza di avere strumenti adatti a incanalare la crescita economica. Dobbiamo per esempio scongiurare il pericolo di una ripresa senza lavoro o addirittura di avere arretramenti di natura competitiva”. Cioè arretramenti ulteriori rispetto a quelli già drammaticamente registrati.
Il professore sottolinea come “In Abruzzo tutti i dati sono andati verso il basso”, ragione per cui si rivela fondamentale “perseguire un impegno di carattere europeo. L’Europa è l’unica possibilità. In prospettiva i fondi europei comportano una programmazione gigantesca. È un’occasione importante per la quale bisogna mettere in campo una filosofia giusta, che non spinga verso l’intervento a pioggia ma verso la realizzazione di grandi priorità”.
Le priorità? Chiodi, nella migliore tradizione democristiana dalla quale proviene, ha sempre prediletto gli interventi a pioggia, a vento e a neve. C’è meno sole in Abruzzo che al polo nord.
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