Come abbiamo diffusamente argomentato, le Province di Teramo e Pescara dovranno essere accorpate poiché, in base ai requisiti minimi contenuti nel D.L. sulla Spending review, non posseggono entrambi i requisiti richiesti concernenti la popolazione residente e l’estensione territoriale.
La deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24 luglio) ha definito nel dettaglio i due predetti criteri, prevedendo le soglie minime di sopravvivenza: 350.000 abitanti e 2.500 chilometri quadrati.
La medesima deliberazione stabilisce altresì che all’esito del riordino dovranno essere stabilite anche le nuove denominazioni delle Province accorpate e, cosa molto rilevante, che “In esito al riordino (…) assume il ruolo di comune capoluogo delle singole province il comune già capoluogo delle province oggetto di riordino con maggior popolazione residente”.
Gli effetti pratici di tale disposizione influiranno pesantemente sulle proposte che il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) dovrà formulare al Governo entro il prossimo mese di settembre.
In particolare, lo scenario appare avviato su una proposta forte di creare la nuova Provincia di Pescara-Teramo, sempre che il Governo possa accogliere la nascita di una terza Provincia in aggiunta alle due già salve di Chieti e L’Aquila.
Ecco le motivazioni di tale probabile esito: se Chieti decidesse di accorpare Pescara, in virtù della disposizione sopra citata sarebbe lei stessa a perdere il Capoluogo poiché Pescara è ben più popolosa, quindi c’è da credere che Chieti disdegni qualsiasi ipotesi di accorpamento.
L’Aquila vorrebbe annettere Teramo, ma in tal caso la morente Pescara con chi andrebbe?
Teramo dovrà comunque essere annessa, quindi L’Aquila e Chieti – pur di rimanere autonome – facilmente preferiranno che si prospetti la creazione della nuova terza Provincia di Pescara-Teramo che avrebbe entrambi i requisiti di legge, con Capoluogo Pescara.
E se il Governo non accettasse?
Sarebbe Pescara ad annettere Chieti, che da salva perderebbe il Capoluogo, e Teramo diverrebbe preda di Pescara-Chieti oppure di L’Aquila.
Comunque vada Teramo dal 2012 non sarà più Capoluogo di Provincia e i 340 dipendenti a tempo indeterminato verranno trasferiti in parte alla nuova Provincia (con la quasi certezza del mutamento della sede di lavoro), in parte ai Comuni (unitamente ai sevizi che saranno ad essi devoluti in forza della Spending review) e in parte alla Regione (unitamente ai servizi già delegati dalla Regione che presumibilmente torneranno all’Ente delegante).
Sempre che non si rivelino plausibili successive dichiarazioni di esubero di personale, con il pensionamento anticipato di coloro che ne abbiano i requisiti e la successiva messa in mobilità dell’ulteriore personale eventualmente eccedente.
Quanto a Pescara, con la sopra citata disposizione, potrebbe prospettarsi una analogia con la celebre locuzione latina “Graecia capta ferum victorem cepit” (letteralmente: la Grecia, conquistata dai Romani, conquistò il feroce e rozzo vincitore incivilendolo con le arti e le lettere).
In questo caso il motto potrebbe suonare “Pescara capta Teatinum victorem cepit” (letteralmente: la Provincia di Pescara, uccisa dal Decreto Monti, conquistò Chieti risultata vincitrice scippandole il Capoluogo).
Il tutto fatte salve le modifiche al D.L. sulla Spending review che potranno intervenire in Parlamento a partire da domani e fino alla definitiva conversione in legge del decreto medesimo.
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