Nei giorni scorsi sono apparsi su tutti i giornali i dati di una indagine promossa dalla Confesercenti e riguardante i turisti stranieri in vacanza in Italia, ai quali è stato chiesto di dare i voti alle venti Regioni italiane con riferimento a sette parametri: Alberghi; Ambiente; Arte; Cortesia; Cucina; Informazioni e Sicurezza.
In Cucina siamo stati giudicati i migliori e sulla Cortesia siamo terzi (dietro Sardegna e Basilicata). Risultiamo però ottavi in Sicurezza, dodicesimi nelle strutture alberghiere, tredicesimi sull’Ambiente (che dovrebbe essere il nostro punto di forza, visto che ci fregiamo del titolo di Regione verde d’Europa), diaciannovesimi sulle Informazioni (davanti al solo Molise) e ultimissimi sull’Arte (persino dietro al Molise!).
Dati molto polarizzati che dicono una cosa sola: sui due parametri nei quali la Politica non può influire (la capacità di cucinare e la Cortesia) siamo la Regione top in Italia, sui cinque parametri nei quali la Politica è abbastanza o molto influente siamo i peggiori d’Italia.
In particolare solo il 13% degli stranieri sceglie di recarsi nelle regioni del sud, per evidenti motivi: la pubblicizzazione delle regioni meridionali è pessima e la promozione del territorio viene attuata malissimo.
Inoltre, da noi si viene solo per il mare (tralasciamo il penoso episodio della non balneabilità di Alba Adriatica a luglio), ma non per Arte, Storia e Cultura. Niente di più facile: mancano le Informazioni, la segnaletica è inesistente, la promozione dei luoghi artistici ed archeologici è latitante.
Nei due punti turistico-informativi di Alba Adriatica ci sono solo depliant di sagre e mancano totalmente le informazioni museali, quelle sui borghi, i luoghi archeologici e i centri di interesse paesaggistico-culturale.
Se vai in vacanza a Tortoreto Lido nessuno ti avverte che al Paese c’è un dipinto del famosissimo Mattia Preti (di cui è entusiasta perfino Vittorio Sgarbi) e addirittura un parco archeologico (Domus delle Muracche). Le infrastrutture sono largamente insufficienti, le ciclabili scollegate e comunque presenti solo sui lungomare.
Come dovrebbe fare lo straniero in visita a sapere che ci sono Atri, Campli, Ripattoni, Castelbasso e Civitella del Tronto? Che abbiamo importanti chiese, conventi e abbazie? Che c’è una intensa attività culturale? Che ci sono borghi storici e bellissimi, come ad esempio il Paese di Colonnella che non conosce nemmeno un turista su mille pur essendo ad un metro dalla spiaggia di Alba Adriatica e di Martinsicuro?
In Abruzzo è la politica ad aver fallito, ad aver impedito fisicamente di fare sistema, ad aver sottovalutato l’importanza di valorizzare il brand Abruzzo piuttosto che le singole Province o i singoli Comuni, a non aver promosso le nostre tipicità come fattori vincenti dell’attrattività turistica (perché gli arrosticini non sono famosi come le piadine?).
Il risultato è che i turisti stranieri vanno laddove i territori sono meglio pubblicizzati (a prescindere dall’effettivo valore intrinseco dei luoghi), dove si preservano meglio caratteristiche e tipicità, dove si valorizzano le ricchezze, dove si è serviti meglio dalle infrastrutture e dai trasporti, dove gli ospiti vengono indirizzati ed aiutati da informazioni puntuali e a 360 gradi.
Anche Confesercenti lamenta “la scarsa capacità di attrazione dei turisti stranieri” dovuta alla bassa competitività dell’Abruzzo nei confronti delle altre Regioni maggiormente votate al turismo, con servizi maggiormente qualificati e una efficienza di sistema di gran lunga superiore.
Il Presidente di Confesercenti Abruzzo, infatti, accusa direttamente la Politica di non saper fare il proprio mestiere: “Manca un’adeguata azione di marketing e comunicazione turistica (…) È assurdo vedere singoli Comuni e Province alle fiere per promuovere pochi chilometri di costa, quando in un mercato globale si vince con una piattaforma comune”. Anche dove qualcosa funziona “il merito è dei singoli imprenditori”.
Il Presidente di Assoturismo rincara la dose: “La fase è a dir poco drammatica (…) borghi vuoti, sporadiche prenotazioni, pochi stranieri. La più colpita è la provincia di Teramo con un -20% di presenze. Il problema serio è la viabilità: drammatica la politica viaria nel teramano, segnaletica inesistente. Mai fatta una politica seria sul turismo collinare e montano. Il problema grande dell’Abruzzo è la mancanza di una precisa caratterizzazione”.
La legislatura regionale volge al termine e l’assessore regionale al turismo, un certo Mauro Di Dalmazio, invece di comunicarci analiticamente i risultati delle sue concrete azioni (poiché mancano sia le azioni sia, ovviamente, i risultati), ci informa che bisogna “porre il turismo al centro dell’agenda Paese”.
Quello che bisogna fare è mandare al più presto a casa i politici incompetenti che hanno creato incalcolabili danni economici e di immagine all’Abruzzo, lasciando solo macerie al loro passaggio.
Magari se provassero a fare i cuochi, i camerieri o i baristi potrebbero giovare un minimo al turismo e all’economia regionale. Ma ciò non è possibile a causa dell’antico adagio “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna e chi non sa insegnare fa politica”.
Per cui il politico, per definizione, non sa fare niente e non è in grado nemmeno di guadagnarsi la pagnotta facendo il garzone di bottega. Il suo destino è quello di spillarci lauti stipendi con forbite argomentazioni, eloquio curiale, arabescate discettazioni, interventi magniloquenti, capziose dissertazioni e speciose disquisizioni che non hanno mai prodotto – né mai produrranno – un cazzo di niente.
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Christian....ecco vedi, cosi mi piaci, quando metti a nudo volti vuoti che si riempiono di grandi slogan ma di scarsissimi contenuti! Arriverà, arriverà il momento che li manderemo a casa....possono allungare il periodo, ma dovranno lasciare quella sedia, tra l'altro non legittima poiché presa di forza senza il consenso popolare. Bravo!