Morire per lavorare:
Belgio MARCINELLE 8 agosto 1956
262 morti
136 italiani
62 abruzzesi
Usa MONONGAH 6 dicembre 19o7
571 morti
197 italiani
68 abruzzesi e molisani
Questi sono i disastri che ricordiamo, a cui vanno aggiunti i tanti che non ricordiamo.
Questa è un'occasione per tributare un doveroso omaggio ai tanti nostri connazionali che, emigrati alla ricerca di un futuro più sereno per le proprie famiglie, sono stati sfruttati e discriminati, arrivando a pagare con la vita condizioni di lavoro disumane.
Episodi che, a distanza di tanti anni, devono ancora farci riflettere e spingerci a combattere qualunque forma di intolleranza e razzismo".
Lucio Ricci Presidente FILEF Abruzzo.
memoria
Mio padre ha lavorato per quasi 20 anni nelle miniere di carbone in Belgio, rimediando l'immancabile silicosi che un po di anni fa contribuì alla sua morte.
L'ho visto piangere quando in televisione si ricordava l'anniversario della tragedia di Marcinelle.
Erano anni bui. In Russia "i comunisti bruciavano le chiese e mangiavano i bambini".
Era sufficiente contestare questa bieca propaganda per essere cacciati dalle chiese e dalla nostre terre come pericolosi atei comunisti.
Chi si adeguava, servendo i notabili signorotti democristiani, aveva una piccola speranza di non dover emigrare per sopravvivere e mantenere la famiglia.
Agli altri non restava che fare le valige e partire il più in fretta possibile, in Germania, in America e nelle miniere di carbone in Belgio.
Ancora oggi si ricorda quella tragedia con dolore e una grande tristezza, ma all'epoca ci furono anche altre reazioni. Se non avessi ascoltato più di una testimonianza di anziani, presenti in chiesa una domenica del 56, non avrei potuto mai credere che un prete, durante la messa, potesse augurarsi altre Marcinelle che avrebbero dovuto, per volontà divina, inghiottire tanti altri "peccatori comunisti".
Il mio non vuole essere un commento politico, ma nel mio piccolo ho voluto solo ricordare un periodo storico difficile, pieno di miseria e ingiustizie.
Se nei decenni successivi molto è cambiato, lo si deve soprattutto a coloro che per questo hanno lavorato e lottato, con grandissimi sacrifici, rischiando e perdendo anche la vita.
Ma dopo anni di progressi economici, conquiste sociali e democratiche, i soliti opulenti padroni della locomotiva vorrebbero farci ripiombare, sotto altre forme, in quella lunga notte. Dovremmo mandarci loro questa volta a cavar carbone sotto le miniere.
FDL
Un Favore non si legge la dedica potete trascriverla in qualche modo!
Grazie
elcordobès
La lettera, riportata nella grafica con calligrafia originale, è di Piero Giancola, fotografo belga e figlio di un minatore vastese… la trascrivo così come l’ha scritta… un otto di agosto di qualche anno fa…
“Dedicato al mio Papà minatore”
Il mio papà è stato un eroe, ha scavato carbone per 13 anni.
Nelle tenebre della terra, nella paura, nell’assurdo. Il mio papà, ogni giorno, nel buio più profondo, ha rischiato la vita, per sopravvivere. Il mio papà pensava al futuro, consapevole di essere alleato con la morte. Il mio papà è stato simbolo di coraggio, di tenacia, di disumana prova di forza.
Il mio papà non ha mai rinnegato, chi per gioco politico, lo ha venduto con disprezzo e umiliato.
Il mio papà, nella disperazione e nella Sofferenza, ha saputo tacere, con grande dignità di uomo.
Il mio papà, merita grande rispetto perché è stato un vero eroe.
Piero
elcordobès
Il Papà di Piero abitava di fronte casa mia... per anni l'ho osservato, seduto accanto alla sua bombola d'ossigeno, guardare in silenzio nel vuoto... poi è morto... e spirare con l'aria che ti manca in gola è una delle peggiori morti che un essere umano possa avere in sorte.
Quell'Uomo era... è... proprio come lo descriveva Piero
anonimo
"...Il mio papà non ha mai rinnegato, chi per gioco politico, lo ha venduto con disprezzo e umiliato..."
Carne umana per carbone. E lo vogliono pure beatificare. W l'Itaglia e i Padri della Patria!!! Chi sia la Madre lo sappiamo già tutti, anche se non ci va di dirlo...
anonimo
"... a cui vanno aggiunti i tanti che non ricordiamo..."
Istria - ARSIA - 28 febbraio 1940: 185 morti, in maggioranza italiani.
La tragedia di Marcinelle è indirettamente legata alle vicende di queste miniere. Fu infatti la loro perdita a favore della Jugoslavia che portò De Gasperi a sottoscrivere l'infame trattato con il Belgio. Che comunque infame fu e infame rimarrà per sempre.
dansind
Per non dimenticare chi sono stai i nostri padri e cosa hanno fatto per noi; senza la memoria non saremo più persone.
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