Quando si parla di un padre non bisogna ascoltare la moglie, la figlia, il figlio, perchè l'amore ti travolge e non puoi scrivere di mosto e frutti di bosco, di marmellate, di quella mano grande, che di carezze ha raccontato la storia di un paese attraverso la sua famiglia.
Una foto di sfumature.
Canzano ha ritirato la maglia di Domenico Ciminà.
Un memorial che diventerà storia.
Storia del settore giovanile.
La bandiera dei giovani calciatori che sventola come un panno steso sopra i vicoli dei signorotti.
Tutto parla di lui.
Al Bar, in un bar, sempre dello sport, ci hanno raccontato della sua animosa passione, forza d'animo, di quell'occhio che seguiva gli scacchi del pallone.
Le giuste mosse. Tattica.
I giovani e il calcio. I Giovani e lo sport.
I giovani e quella maledetta strada. Il calcio come disciplina e valore sociale.
La politica della fatica. La rete come squadra...e nei vicoli altro eco di venture scorse.
Luciano Campitelli era amico di Domenico Ciminà.
Quando si parla di un padre, s'impara ad ascoltare chi nel silenzio ha conosociuto la sofferenza.
"Domenico"- ci racconta Campitelli-" mi manca da morire.
Mi mancano le nostre discussioni, mi manca riflettere dopo che era andato via, mi manca quell'uomo che mi ha fatto crescere, mi mancano i suoi difetti visti attraverso i miei, mi mancano i suoi valori insegnati ai giovani di Canzano, perchè Domenico, era una prospettiva per il nostro Paese. Una speranza. Una visione di certezza, accoglienza, di padre...".
Quando si parla di un padre non bisogna ascoltare la moglie, la figlia, il figlio, perchè l'amore non si spiega, non si piega alla perdita, al lutto, perchè l'amore non muore e non servono le parole.
L'amore è un'aura che copre il freddo e spazza il caldo.
Basta sentire...che non si è mai soli.
Basta un gol da memorial...di Domenico Ciminà.
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