Chi ha familiarità col basso corso del Vomano, nel tratto compreso tra Montorio e Miano, non può non averlo notato.
Almeno un paio di volte al giorno, da qualche mese a questa parte, le acque del fiume intorbidiscono improvvisamente.
Non si tratta di normali fenomeni di piena, e basta annusare l'aria per averne conferma. L'inquinamento che ne deriva sta seriamente minacciando non solo la sopravvivenza della fauna ittica, ma anche la salute di chi, direttamente o indirettamente, entra a contatto con le acque inquinate.
La natura di questi sversamenti è senza dubbio fognaria: tamponi, cotton-fioc, e tutta una serie di oggetti che, nostro malgrado, qualche incivile ancora smaltisce tirando lo sciacquone accompagnano il fenomeno delle "acque nere". Perché di questo si tratta. Di liquami non trattati riversati regolarmente nel fiume.
Due sono i punti di sversamento maggiormente attivi: il primo, si trova qualche centinaio di metri a valle del ponte che collega la zona artigianale di Montorio al Vomano con la frazione Piane di Collevecchio; il secondo, nelle immediate vicinanze del depuratore comunale, in prossimità della grossa briglia situata all'altezza del campo sportivo Parrozzani.
La quantità di inquinanti e la regolarità degli sversamenti, porterebbero ad escludere l'ipotesi che possa trattarsi dei rifiuti di poche case o di una sola frazione.
Questa pratica, oltre che illegale, è estremamente pericolosa. L'eutrofizzazione conseguente all'aumento della vegetazione acquatica, unita all'alto tasso di rifiuti organici, sta già causando gravi danni alla fauna ittica. Molti esemplari di salmonidi e ciprinidi risultano ricoperti da ecchimosi rossastre o profonde ulcerazioni, oltre che da Saprolegna, un parassita che attacca il pesce quando, a causa di agenti esterni, se ne deteriorano le mucose protettive.
Con l'avvicinarsi della stagione secca, ed il conseguente abbassamento dei livelli, la capacità del fiume di autodepurarsi (già messa a dura prova) verrà meno, diminuirà drasticamente il tasso di ossigeno disciolto nell'acqua e l'imputridimento favorirà il proliferare di pericolosi patogeni.
Il rischio è reale, come testimoniato da situazioni analoghe verificatesi di recente in Campania, dove le autorità sanitarie hanno proibito ogni tipo di approvvigionamento idrico da fiumi (ben più grandi del Vomano) che per via degli sversamenti di acque nere non trattate sono stati contaminati da Salmonelle e Vibrio Cholerae.
La vicenda, gravissima in sé, assume contorni catastrofici se si pensa che Montorio al Vomano è la "vetrina" del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, e che il fiume in questione, ritenuto in gran parte Sito di Importanza Comunitaria, oltre ad essere un patrimonio della collettività, ospiti una biodiversità incredibile, la cui sopravvivenza è stata messa seriamente a repentaglio dalla situazione venutasi a creare.
Ci auguriamo che le autorità competenti, messe al corrente dell'incresciosa situazione, procedano con gli accertamenti del caso, assicurandosi che, chi di dovere, cessi questa ignobile pratica e paghi un conto molto salato per i danni fin qui causati.
Cristiano Catalini
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