Nell’ultima lunghissima seduta notturna del consiglio comunale, sull’onda di una cruenta rapina in villa nei pressi di Montepagano, è passata una prolissa e per certi aspetti velleitaria mozione detta “per la sicurezza”.
Ma da dove viene il problema sicurezza? Le cause ovvio sono tante e profonde e non si possono qui sviscerare. Se c’è, però, una percezione che l’insicurezza va crescendo negli ultimi tempi, è chiaro che qualcosa c’entra la crisi economica che stiamo attraversando.
Gran parte della costa abruzzese – non solo Roseto – è cresciuta spontaneamente sulla fornitura di servizi e sulla distribuzione. La produzione è via via divenuta sempre più marginale. È chiaro che un contesto così è particolarmente esposto alla crisi. Perché pur avendo prodotto un eccezionale sviluppo mantiene al suo interno evidenti fragilità, in quanto si affida prevalentemente alla capacità di consumo ed al mercato. Ma è noto in sociologia che chi non partecipa a nessuna fase produttiva va nell’alienazione.
C’è quindi una chiara crisi sociale alla base dell’incremento della microcriminalità, soprattutto legata allo spaccio di droga. L’attuale infatti non è una crisi “tradizionale”, ma addirittura generazionale (precariato, disoccupazione giovanile, impossibilità di costruire relazioni affettive stabili e così via).
Questo si verifica, per di più, in presenza di un sistema politico fatto per lo più di relazioni particolaristiche, se non a volte parenterali, che è sorto quando la spesa pubblica veleggiava senza limiti ed il mercato era condizionato apertamente dalla politica.
Depressione sociale e qualche devianza, dunque, trovano davanti a loro un vuoto culturale e politico, una visione non adeguata ai tempi, che tende a rifugiarsi in una lettura securitaria, peraltro declinata pur essa in politichese. L’ordine pubblico, a Roseto e altrove, è assicurato egregiamente dalle forze dell’ordine, che fanno bene il loro lavoro. Il problema è la mancanza di una visione politica e sociale del tempo che viviamo. Così, si fan mozioni… Contenti loro!
Ugo Centi
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