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Venerdì 23 Novembre sciopero studenti e lavoratori

di Giancarlo Falconi
1 minuto

I ragazzi di Teramo in piazza Venerdì 23 Novembre e poi tutti a Roma Sabato 24 Novembre. Gli studenti del Liceo Classico, gli studenti di Teramo, cercheranno di coinvolgere nella manifestazione di venerdì 23 Novembre, tutti i lavoratori della Provincia.
Uno sciopero generale, che vedrebbe coinvolta ogni categoria di lavoratori e studenti della Provincia di Teramo. Il primo in Italia.
L'occupazione dovrebbe terminare con lo sciopero generale di Roma.
Lunedì tutti a scuola per la ripresa delle lezioni.
Un'idea di solidarietà tra presente e futuro. Una provocazione che risponde alla provocazione di un Governo tecnicamente anti sociale.
Il lavoro come impresa e come diritto.
Come specializzazione e come studio.
Come innovazione e come Costituzione. Sana e robusta. Storica.
Non un pezzo di carta, ma il battesimo laico di ognuno di noi. Il cuore civico che batte ribatte nel centro dei diritti dell'uomo cittadino.
Noi siamo con voi. Sempre. Forza Ragazzi.

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Ma il Liceo Classico e' ancora la scuola delle Famiglie IN della Citta' di Teramo?
Bentornata gioventù selvaggia! Mercoledì 14 novembre è stato indetto una sciopero generale europeo che ha visto la partecipazione di sfruttati e oppressi. Lo sciopero è stato lanciato dai sindacati, cioè semplicemente dei complici di questo sistema dove lo schiavo rimane schiavo e se sindacalizzato rimane pur sempre uno schiavo, ma con l'agonizzante compito di mediare sempre a ribasso con padroni e potere, anche perché le domande dei padroni si rispondono da sole... Anche questa volta i sindacati non hanno perso tempo di farci capire quanto essi siano realtà servili, buone soltanto a concertare la lunghezze delle catene di chi subisce questo sistema iniquo. Essi sono stati i primi a dichiararsi estranei alla rabbia di piazza e hanno cercato, anche questa volta, di porre attenzione sulla loro dissociazione da scenari di ribellione, in poche parole: i soliti infami di turno. Peccato che quando la rabbia esplode i loro cartelli e i loro megafoni stonati non se li fila più nessuno! Basta citare Sorel, per spazzare via queste cariatidi dell'avanguardismo leccapiedi del potere: «Nulla assomiglia di più a un rappresentante della borghesia di un rappresentante del proletariato». Da Roma a Torino, da Madrid a Milano, da Lisbona a Padova, da Brescia a Barcellona, i ribelli di questa fandonia chiamata società hanno deciso di scagliare la loro rabbia incontrollabile contro un sistema dove la pacificazione ha gettato, definitivamente, la sua maschera fatta di sangue, oppressione e dominio assoluto della merce. Si sono vissuti momenti di complicità ribelle, dove a lunghi tratti la polizia non sapeva che fare, solo e solamente prendersela con chiunque si trovava davanti. Neanche i lacrimogeni sparati direttamente dagli uffici ministeriali hanno potuto fermare le giovani tigri della collera, che nel giro di pochissimo, hanno messo aspiranti politicanti a lato della piazza e hanno saputo parlare l'unico linguaggio possibile da opporre all'autorità: quello della rivolta. I grigi tecnici, insieme agli impresentabili e sempre più agonizzanti politici, hanno condannato la ribellione scoppiata nelle strade, anche stavolta con la solita morale paternalista e patriarcale che s'addice in questi casi. Quando la ribellione si fa per di più giovanile, le stanche parole di un qualsiasi presidente della Repubblica risuonano vecchie e stantie: «Le proteste dei giovani sono giuste, ma devono entrare nei binari della razionalità e della legalità». Altri, come bravi soldatini, hanno subito lanciato la possibile emergenza democratica, alludendo ad un possibile escalation di violenze. I benpensanti, ogni volta che vedono il fuoco della rivolta, iniziano a lasciarsi andare a dichiarazione impaurite, sensazioni di inquietudine, dove la loro tollerata normalità di privilegi viene messa, per pochi momenti purtroppo, in discussione. E' questa paura sentita dagli oppressori che dobbiamo generalizzare, la paura di portare delle trivelle in Val Susa, dove i No Tav rispondono colpo su colpo, le fughe dei ministri in Sardegna davanti alla rabbia degli sfruttati del mondo del lavoro, la gioia di esserci, appena ministri sanguinari arrivano nelle metropoli del controllo e dell'oppressione. Perché, a pensarci bene, siamo sempre in emergenza, perché la “normalità democratica” di garantire libertà e gioia a tutti non può esistere, se non si abbatte lo Stato e il Capitale. Nella rivolta giovanile si è vista la voglia di intravedere qualcosa di assolutamente altro e di battersi in suo favore, come chi sfida manganelli, scudi e blindati, assaltando un'emozione di quell'attimo di vita che si libera nella sollevazione. A chi chiede razionalità e legalità, c'è chi risponde con irrazionalità ribelle da ogni codificazione e con alterità sediziosa di chi vuole danzare sulle rovine di questo mondo. Bentornata gioventù selvaggia! Che il fuoco della rivolta generalizzata abbia negli occhi questa giornata, come quella del 14 dicembre del 2010 e del 15 ottobre dell'anno scorso. Non ci interessa il futuro, vogliamo prenderci il presente! Solidarietà agli arrestati di Roma e Brescia. Liberi tutti, liberi subito! alcune individualità incazzate
Andiamo bene, ancora Borghesia Proletariato....
ANONIMO FATTI IN LA' !!!
@Individualità incazzate, faccio parte della collettività più incazzata di voi, che paga il conto e spende una giornata di lavoro per partecipare ad una forte protesta contro le politiche del governo. FORTE, equivale a PACIFICA. Non saper gestire la rabbia e gli istinti repressi è da perdenti. Il miglior regalo alla borghesia più reazionaria che si pretende di combattere e un danno al nuovo esteso proletariato che si pretende di difendere. Bentornata gioventù!... A testa alta e il viso scoperto!