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Giulianova: Arboretti, le ragioni della sconfitta

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I giorni che seguono gli insuccessi sono quelli più difficili ma anche quelli più proficui e costruttivi in una prospettiva di maturazione e di crescita. Non lo sono, al contrario, se si emula la regina cattiva della fiaba di Biancaneve e dei sette nani, che, dopo aver interrogato lo specchio ed avendo ricevuto risposta non gradita, preferì romperlo in mille pezzi.

Non è grave commettere errori quanto, piuttosto, non porvi rimedio. Lo sarebbe ovviamente anche nel caso in cui Arboretti in prima persona dovesse eludere la ricerca delle ragioni della debacle della coalizione che lo ha sostenuto.
Il migliore augurio che gli si possa fare, in questa fase, è di non cedere alla tentazione di ricorrere alla classica "foglia di fico": la dimensione dell'insuccesso è tale da rendere marginale ed ininfluente la questione del mancato accesso al secondo turno. 

Senza voler fare dietrologia o ricorrere al fatidico "l'avevo detto", non siamo lontani dal vero se affermiamo, come in effetti affermiamo, che il limite principale dell'azione politica di Arboretti sta nell'aver voluto confinare le sue battaglie di civiltà tra il Tordino e il Salinello, tra il Mare Adriatico e Colleranesco; nel non aver voluto condividerle sino in fondo con altre realtà associative o singoli cittadini non organizzati ma egualmente interessati alla difesa dei beni comuni; nell'aver pensato di poter esercitare una sorta di egemonia culturale rispetto ai temi della difesa dell'ambiente e del paesaggio, e nell'aver ricercato questa egemonia culturale anteponendola alla ricerca della condivisione.

C'è stata una precisa fase storica in cui Arboretti ed i suoi collaboratori più stretti avrebbero potuto allargare l'area del consenso riposizionando il Cittadino Governante: tra maggio e giugno del 2011 la vittoria di Pisapia a Milano, di Zedda a Cagliari, di De Magistris a Napoli, e l'esito del Referendum sull'Acqua avevano segnato una svolta nella vita politica del Paese. Il Cittadino Governante -inteso come suo gruppo dirigente- avrebbe potuto "capitalizzare" quella domanda di cambiamento ma non lo fece, ad esempio, non partecipando al coordinamento regionale sull'acqua pubblica in occasione della campagna referendaria e decidendo di lasciar fuori dalla porta ogni tematica che non fosse legata all'amministrazione di Giulianova.

Quello avrebbe potuto essere il tempo per l'avvio della costruzione di un nuovo soggetto politico, allargato, pluralistico, alternativo, potenzialmente maggioritario e, proprio per questa ragione, non indissolubilmente legato alla figura ed alla persona del suo leader. Delle conseguenze nefaste di quella decisione chi porta oggi per intero la responsabilità? 
In seconda battuta. Aver legato in modo quasi indissolubile la vita e i destini dell'Associazione alla vicenda personale e politica del suo principale esponente si è rivelato, alla lunga, non vincente. 

Arboretti ed i suoi più stretti collaboratori hanno reso l'Associazione prigioniera di vicende lontane e, per i più, di scarso interesse, come la sconfitta elettorale del '95, la contrapposizione, anche personale, tra Arboretti ed un certo gruppo dirigente dell'allora PDS, poi PD, ecc. ecc.. 

Così come già paventato, più saggiamente Arboretti avrebbe potuto, con due anni di anticipo,
lasciare spazio in Consiglio Comunale al valente e stimato Andrea Palandrani, tenendo per sé le redini dell'Associazione ed il ruolo di "padre nobile" di quell'area di consenso allargata di cui si diceva prima, conferendo alla sua coalizione un'impronta di reale rottura e discontinuità rispetto al passato, e, quindi, sottraendo l'Associazione agli attacchi mediatici, spesso di basso profilo e di tipo personale, di detrattori e media compiacenti. La questione, sebbene posta nei tempi giusti, è stata ignorata.

Ogni forza che aspiri a rappresentare la maggioranza degli elettori tende ad essere inclusiva più che esclusiva; più unificante che divisiva. Siamo certi che, alla luce delle cose fin qui dette, il gruppo dirigente del Cittadino Governante abbia lavorato in questa prospettiva?
E ancora. Certi tatticismi a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni possono aver contribuito al magro risultato elettorale di Arboretti. Anche in campagna elettorale, ad esempio, il Cittadino Governante non ha dato pubbliche ed univoche indicazioni di voto per le Regionali; questo "limite" è figlio della tara localistica dell'Associazione ma anche della volontà di non indispettire alcune frange del PD che, secondo le previsioni di qualcuno, localmente avrebbero potuto esprimersi a favore di Arboretti. 

L'aver lasciato libertà di voto, anche verso il PD di D'Alfonso, ha depotenziato il carattere alternativo dell'offerta politica di Arboretti, rendendola per certi versi "ambigua", nel senso di non chiaramente caratterizzata. Se si allunga la coperta corta con la pretesa di coprire sia la testa sia i piedi, può accadere che si laceri.
E ancora. L'appuntamento con le urne è giunto al termine di un biennio in cui l'iniziale carica "di rottura" dell'Associazione è parsa esaurirsi man mano, facendo a tratti posto ad una sorta di "moderatismo dialogante" soprattutto con certi pezzi del PD giuliese, maltrattati, mal tenuti assieme e logorati da Mastromauro, nell'illusoria speranza di potersi sostituire a quest'ultimo nel ruolo di uomo-faro della "vera" sinistra giuliese. Questo "sogno" sarà apparso ancor più vero dopo il Consiglio Comunale in cui la maggioranza, PD compreso, rivide profondamente i termini dell'eventuale accordo tra Comune e privato sul Programma del Piano Integrato di Via Cupa. 

Sui toni e sui contenuti della campagna elettorale, intervenendo su questo blog, Arboretti aveva lasciato presagire grandi cose; rileggiamolo: "Vuol dire che non conoscete bene chi è Franco Arboretti. E che non avete compreso pienamente cosa rappresenta a Giulianova Il Cittadino Governante con la sua determinata volontà di cambiamento. Vedrete, però. Le cose che accadranno nei mesi che mancano alle elezioni vi dimostreranno che adesso state prendendo una solenne cantonata …".

In Campagna elettorale è accaduto ben poco. Non che Arboretti dovesse infiammare le piazze con toni forcaioli ma ricordare con forza alcune scelte ed atti amministrativi, di basso profilo, approvati negli ultimi cinque anni dal Comune, dalle partecipate e da enti sovra comunali nei cui CdA siede anche Giulianova (non solo Cirsu ma anche Ruzzo, magari) sarebbe stato di certo più produttivo. 

L'eccessiva correttezza non paga soprattutto quando neppure ben due processi penali non sono in grado di destare le coscienze.
Infine, la nascita e la crescita, anche a Giulianova, del Movimento Cinquestelle hanno fatto il resto.

Tuttavia con i "se" e con i "ma" non si fa la storia: chi può affermare con assoluta certezza che, anche facendo scelte diverse, Arboretti oggi sarebbe il nuovo Sindaco di Giulianova o che il suo distacco da Mastromauro in termini di voti sarebbe stato non così abissale in una Città storicamente poco propensa al cambiamento? Beh, nessuno.

Ma rileggere i fatti con sufficiente distacco, mettendo da parte l'Ego ferito, e nel modo più "laico" possibile, è il solo mezzo di cui disponiamo per continuare a crescere nella consapevolezza e nella responsabilità.
Ricercare le ragioni della sconfitta (ballottaggio o non ballottaggio, la sostanza non cambia), anche personale, richiede coraggio, grande forza interiore, onestà intellettuale, intelligenza, ed un grande specchio in cui guardarsi.

Le foglie di fico sono pur sempre foglie di fico ed appassiscono al sole, lasciando infine nuda la verità. 

Enrico Gagliano   

     

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