Scriveva Pasolini di fronte ala tomba di Gramsci " Povero come un gatto del Colosseo, / vivevo in una borgata tutta calce / e polverone, lontano dalla città / e dalla campagna, stretto ogni giorno / in un autobus rantolante: / e ogni andata, ogni ritorno / era un calvario di sudore e di ansie".
Il cimitero è casa. Un comò con le cornici e i ricordi. Un teatro di sensazioni. Il punto d'incontro tra le emozioni, le sofferenze, le gioie, i sorrisi e le lacrime. C'è chi non ha rispetto per la vita, si ritrova nel silenzio della contemplazione verso la morte. Un vis a vis. Il capo chino come i cipressi Dannunziani. Si sente la parola...scusa. Il suono...amore. Il canto...mi manchi. La promessa...un giorno ancora insieme. Si ode tutto ciò che è umano. La civiltà della politica dovrebbe curare questi luoghi per garantire dignità e rispetto. A Montorio, il cimitero è solo un luogo di fuga e desolazione. Un'ala che ricorda la vita spezzata e...la freddezza della morte. Il fu...senso civico. (F.to M.S.)
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