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Perchè distruggere il soccorso volontario in Abruzzo? Pronta la protesta clamorosa...

12 minuti

Esiste il compromesso.


L'anima del politico e dell'uomo capace di mediare attraverso la semplice lettura dei fatti.

Il rispetto della vita come principio cardine.
La rete di emergenza di Urgenza in Abruzzo non può essere razionalizzata ma solo potenziata.


Le maglie sono fitte di criteri rigidi come
-       le indicazioni europee sui tempi dell’emergenza;

-       i principi fondamentali della carta costituzionale;
-  le questioni peculiari legate al territorio, che sembrano sconosciute all’Agenas, ma riteniamo dovrebbero essere ben conosciute dagli amministratori regionali e locali.

Il documento che leggerete è la prova che anni di volontariato, di professionalità, di solidarietà, di vite salvate, non possono essere barattati con la cecità di un documento previsionale, frutto di un inamidato colletto bianco.

Si legge...
A pag. 4, il paragrafo 4 del documento in oggetto recita: “Obiettivo di questo documento è quello di definire le iniziative e gli interventi necessari per la riorganizzazione della rete emergenza / urgenza nella Regione, al fine di ottimizzare le risorse e migliorare secondo criteri di efficienza, efficacia, appropriatezza ed eticità, l’erogazione dei servizi sanitari sul territorio.”.
Dimostriamo più sotto che, nei provvedimenti previsti, tali principi non sono certo rispettati.
 
A pag. 5, paragrafo 5 è scritto:La mission è la riduzione delle morti evitabili e delle gravi disabilità conseguenti a situazioni di emergenza / urgenza sanitarie attraverso l’intervento diretto e qualificato con il primo trattamento sul luogo dell’evento e il trasporto all’ospedale competente per il trattamento definitivo.”
Tale mission è certamente disattesa, e lo è anche l’attenzione alle gravi disabilità conseguenti (come nel caso di un arresto cardiorespiratorio e le sequele cerebrali, quando il soccorso è ritardato), con tutte le gravi ripercussioni sulla spesa sanitaria per la cura dei casi dovuti agli esiti, cioè le disabilità permanenti che ne risultano. Queste condizioni si creano qualora vengano chiuse le postazioni di soccorso esistenti ed in particolare quelle più lontane dall’ospedale e dal primo soccorso! Grave incongruenza!


Pag. 5, ‘Obiettivi strategici e prioritari’ punto 4, afferma:Garanzia di continuità delle cure attraverso un soccorso tempestivo, adeguato, secondo le linee guida …”. A quali linee guida si fa riferimento?! Quelle europee ed ormai consolidate, recepite dall’italiano Ministero della Salute (…) stabiliscono i tempi massimi in minuti 8 – otto – in ambito urbano, e 20 – venti – in ambito extraurbano: queste sono le linee guida e gli obiettivi dell’emergenza sanitaria sul territorio! Tant’è che nel documento ministeriale a pag. 6 del PIANO PER IL MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI EMERGENZA / URGENZA del 2005, si precisa fra le criticità del sistema che “… un intervento di soccorso in una situazione di reale emergenza, effettuato in 20 minuti, darebbe poche possibilità di sopravvivenza all’infortunato”! Serve ricordare che in un arresto cardiaco in 20 minuti il cervello, se non prontamente soccorso, muore almeno tre volte?!

Bisognerà spiegare alla popolazione dell’entroterra, e non solo, come mai dopo tanto lavoro ed impegno, in tanti anni, per ottenere delle postazioni di soccorso in forma mista (fra volontariato e sistema pubblico) per l’emergenza / urgenza, finalizzate ad ottenere l’abbattimento dei tempi di intervento, altrimenti incompatibili con la vita, oggi si intende ‘razionalizzare ed ottimizzare’, ma raddoppiando o triplicando tali tempi e rendendoli di nuovo (in una pericolosa involuzione del sistema) incompatibili con la vita e quindi con la sopravvivenza del malcapitato!!!


Pag. 7 del documento in oggetto, punto 7“Rapporti con le Associazioni di volontariato” (quelle che oggi provvedono non solo ad innumerevoli servizi di trasporti sanitari e di dializzati, ecc. (non garantiti dalla Asl), afferma: “implementazione dei rapporti (con le Associazioni) che consentano utilizzo ed impiego di personale a supporto dei pazienti…”. Stanti così le cose, le Asl dovrebbero con una mano tagliare postazioni di soccorso e continuare a ridurre drasticamente i rimborsi previsti dalle convenzioni sempre più miserabili, portando inevitabilmente alla morte le Associazioni … e tendere l’altra mano per chiedere alle Associazioni di implementare i rapporti per il bene del paziente?! Non è una clamorosa ed assurda contraddizione?!


Alle pagg. 14 e 15 del documento in oggetto, nella descrizione della proposta, fondata sui criteri definiti dall’Agenas, si precisa oltre ai criteri adottati, anche l’integrazione dei ‘fattori correttivi specifici’. Ma appare evidente che si sono trascurati clamorosamente due fattori che ricordiamo:
- L’Aquila vedrebbe implementata una postazione di soccorso medicalizzata, ma rileviamo che i criteri di definizione usano quello della popolazione ‘residente’, trascurando completamente quello della popolazione effettivamente domiciliata (è forse utile ricordare la migrazione di una enorme quantità di popolazione residente nell’aquilano post-sisma, ma domiciliata in provincia di Teramo dal 2009). Non siamo comunque certo dispiaciuti dell’implementazione aquilana, anzi.

- Definire il fabbisogno delle postazioni NON medicalizzate in base al numero di interventi effettuati, e quindi tagliare le postazioni che abbiano effettuato nello storico  meno interventi, equivale a stabilire un criterio perverso, calpestando i più elementari principi costituzionali di tutela della vita, oltre che non entrare nel merito della qualità degli interventi stessi. Infatti, più la postazione è lontana dall’ospedale più vicina, più è probabile che gli interventi di soccorso risultino ‘salvavita’.

Non si tratta, quindi, semplicemente di non aprire nuove postazioni in zone meno popolate, ma le implicazioni delle disposizioni del documento comporterebbe la chiusura di postazioni esistenti, proprio quelle più lontane e che sopravvivono con grande sacrificio PROPRIO per evitare che la popolazione montana spopoli il proprio territorio, ‘rifugiandosi’ più vicino all’ospedale. Rimanere in montagna, in territorio sempre meno sicuro, significa diventare cittadini che rinunciano alla propria tutela e risultano non aventi diritto alla stessa assistenza sanitaria degli altri, venendo distrutta la sicurezza a causa della drastica riduzione della tempestività nel soccorso, assicurata invece ai cittadini più vicini ai P.O. della provincia o alle postazioni medicalizzate. Anche questo ci appare gravemente contraddittorio!!!

- In cosa si terrebbe conto del ‘flusso turistico stagionale’ citato se non è previsto alcun potenziamento nelle postazioni, né rispetto ad es. al notevole flusso dei pellegrini al Santuario di S. Gabriele, né di quelli invernali in montagna, né di quello estivo, montagna e mare, che porta quantomeno a triplicare la popolazione nel territorio?! Non sarebbe forse una grave perdita per il turismo, con i tagli alle postazioni esistenti, la perdita del livello e del criterio della sicurezza del territorio, rendendolo meno appetibile nelle offerte turistiche?!

- Dobbiamo forse pensare che nella proposta nel documento regionale si sia del tutto dimenticato che lo storico delle postazioni non medicalizzate (che vedrebbe 7 – sette – unità di esubero in provincia di Teramo e altrettante in carenza nella provincia de L’Aquila) sono potute nascere grazie alle forze del volontariato, emanazione della tradizione del territorio (quindi non ‘interscambiabili’ di provincia per mera disposizione regionale) e che se realizzate produrrebbero un ‘tiro al ribasso’ devastante sotto tutti i punti di vista?!

Si eliminerebbero, con la chiusura delle postazioni, le dure conquiste ottenute per la sicurezza del territorio, con una involuzione che riporta indietro di quindici anni, anziché elevare quelle più svantaggiate! Ci appare incredibile!

- Dobbiamo dedurre che l’aver impiantato in provincia di Teramo il Progetto Vita, di Defibrillazione precoce territoriale (primo in Italia assieme al progetto Cuore di Pavia), più di recente recepito ed esteso dalla Regione Abruzzo all’intero territorio regionale, avere una rete di circa 120 defibrillatori con un piccolo esercito di circa 3000 volontari soccorritori abilitati ad usarlo, che ha portato la sopravvivenza teramana per la morte cardiaca improvvisa fra le più alte al mondo (40%), finisca per fare un clamoroso salto all’indietro?!

A pag. 18, nel definire l’assetto regionale riguardante le basi di elisoccorso soddisfacente per i fabbisogni … si trascura del tutto un dato essenziale sotto gli occhi di tutti: praticamente tutti gli interventi in elisoccorso hanno bisogno di più di 20 minuti per essere presenti sul luogo dell’evento, sia che parta da Pescara o da L’Aquila. Ne deriva, quindi, che se l’elisoccorso non è integrato da un soccorso di terra (ambulanze) adeguato e rapido distribuito sul territorio, che intervenga in tempi più veloci per salvaguardare almeno le funzioni vitali di base ed impedendo l’instaurarsi dei danni anossici cerebrali irreversibili … anche il sistema di elisoccorso risulterà perfettamente inutile in tali aree extraurbane! Queste postazioni più lontane, proprio nelle aree in cui più spesso è richiesto l’intervento dell’eliambulanza, il piano andrebbe ad effettuare ‘tagli’, secondo il documento regionale in oggetto!
 
Domande
 
Se il piano regionale fosse recepito dalla Asl senza accezioni ed eccezioni

 
Chi si prenderà la responsabilità dell’attuazione dei possibili tagli, eliminando il rispetto esistente, faticosamente raggiunto e vigente (grazie ai sacrifici ed impegno delle associazioni di volontariato), degli standard europei per il soccorso in area urbana (8 min.) ed extraurbana (20 min.), creando invece i presupposti per un incremento della mortalità e di un peggioramento inevitabile della prognosi e degli esiti dei pazienti?!
 
Continua il gioco del ‘palleggio’ delle responsabilità fra la Asl e la Regione… sentir parlare i dirigenti e tecnici Asl dell’applicazione di questi tagli come un ‘dovere’ verso i dettami della Regione Abruzzo, senza alcuna evidente preoccupazione per la perdita di traguardi straordinari raggiunti per la sicurezza della popolazione, sembra un sogno, anzi un incubo!
 
Sentire ‘voci di corridoio’ autorevoli che mettono sullo stesso piano, con mero pragmatismo di comodo, territori che non hanno mai avuto associazioni in grado di sostenere il soccorso H24, con quelli che hanno invece acquisito da anni questo status di sicurezza è a dir poco ridicolo!
 
Sentire i ‘ragionieri della sanità’ (che sulla carta sono i tecnici esperti), trattare la sicurezza del cittadino a suon di meri numeri: ‘Tagliamo duecentomila euro di qua e li spostiamo di là, ci paghiamo quell’altro servizio o quell’altra figura’… fa venire la pelle d’oca!!! Forse sarà il caso di costringerli ad un ‘confino obbligato montano’, forse crescerebbe la loro attenzione per la nostra gente, essendo in gioco la loro salute e quella delle loro famiglie!!!
 
La gente è arrabbiata, i volontari sono arrabbiati, i turisti sono preoccupati, il rettore del Santuario di S. Gabriele sconvolto, gli operatori turistici allibiti… ma la politica, non dovrebbe occuparsi del bene della gente, della salute, della sicurezza del territorio, della sua promozione, di favorire il turismo… oppure le questioni sono altre, più subdole, più occulte, più meschine..?!?!
 
La nostra e quella della nostra gente è ‘legittima difesa’ di ciò che abbiamo conquistato in tanti anni di sacrifici! La sicurezza raggiunta per il nostro territorio non può essere messa in discussione, ad alcun costo!!!
 

 

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Tagli, tagli, tagli, sempre tagli immediati sui servizi destinati ai più deboli. Premi, premi, premi sempre premi immediati per i colletti bianchi, in provincia, al comune, alla regione, in ogni posto. Finanziamento ai partiti 2013, finanziamento ai partiti 2014, sempre finanziamento ai partiti. Ma riusciremo mai a farlo noi un taglio salutare per la nostra salvezza alle elezioni prossime?
DELIBERA n. 601 del 21/06/2013 Oggetto:Liquidazione integrazione trattamento economico al dIRETTORE sANITARIO E aMMINISTRATIVO:ESAME EPROVVEDIMENTI. UNA VERA VERGOGNA! PERCHè NON VENGONO LIQUIDATI GLI OPERATORI SANITARI CHE SVOLGONO LE PRESTAZIONI AGGIUNTIVE QUALI L'ADI E IL 118 ECC. , I QUALI SOSTENGONO DELLE SPESE PER ESPLETARE CIò CHE VIENE RICHIESTO DALLA ASL? QUALI OBIETTIVI HA RAGGIUNTO IL dIRETTORE sANITARIO PER MERITARSI IL 20% IN PIù(18MILA EURO) DELLE 93MILA EURO CHE PERCEPISCE. L'O.I.V. HA SERIAMENTE VALUTATO IL SUO OPERATO OPPURE SONO RECIPROCI FAVORI? tanto falconi non lo pubblicherà!