La prima cosa che ho pensato, ripassando per l’ennesima volta davanti a quelle vetrine e rivedendole sporche e imbrattate, così come i muri vicini, è che mi dovevo porre anche io la domanda: “Dove abbiamo sbagliato?”
Perché non posso certamente tirarmi indietro dalla necessaria assunzione di responsabilità di fronte a questi persistenti e ripetuti imbrattamenti, nei miei diversi ruoli: marito, padre, cittadino, poligrafo (categoria che comprende un po’ tutte le mie attività scribacchine, non potendo usare quella di giornalista), elettore-non elettore, etc.
Dove abbiamo sbagliato?
Come mai dei giovani – presumo siano tali – si divertono a fare queste scritte, che sono oscene anche quando non sono esplicitamente oscene e non contengono oscenità?
Cosa abbiamo inculcato nelle loro teste o che cosa abbiano lasciato che ci venisse inculcato?
Dove eravamo noi, mentre loro crescevano così?
Davvero nelle loro teste c’è il vuoto o comunque un gran vuoto?
Quali valori abbiamo trasmesso o abbiamo mancato di trasmettere o abbiamo lasciato che altri trasmettessero o mancassero di trasmettere?
Ma poi ho pensato anche altro.
Come mai da tempo immemorabile nessuno si occupa di queste scritte né si preoccupa di cancellarle o di farle cancellare?
A chi tocca?
Al privato proprietario dell’immobile?
Al sindaco o a qualche altra autorità?
E che si può fare se qualcuno le cancella e gli ignoti grafomani con le bombolette di notte, o anche di giorno, approfittando del deserto che è diventato ormai questa città, le rifa?
Possiamo fare qualche cosa?
Possiamo mettere delle telecamere h 24 per sorvegliare la zona e sorprendere i criminali – perché tali sono?
Non troveremo genitori pronti a giustificare, a perdonare, a scusare?
Perchè dobbiamo interrogarci anche sul ruolo delle loro famiglie.
Dove sono, mentre i loro rampolli bighellonano o stanziano, seduti sui bordi di quelle vetrine di ex negozi ormai vuoti, per ore ed ore, apparentemente comunicandosi il nulla?
Ma, d’altro canto, che prospettiva offriamo a questi giovani, invitandoli a studiare e a restare disoccupati anche dopo aver studiato, o occupati a basso soldo mentre ad arricchirsi sono i soliti noti o i soliti ignoti? Per queste attività consistenti in nient’altro che nell’imbrattare i muri e le vetrine, immaginando di fare molto di più che esprimere il proprio vuoto interiore o le proprie angosce, c’è chi è sceso in campo con l’intento di dare “nobilitate” e di rappresentare non meglio precisate forme artistiche. Sono stati scomodati termini ed espressioni magniloquenti ed altisonanti: “murales”, “graffiti”, “street art”, “writer”, “spray-can art”. Follia... Non è altro che imbrattamento, sporcizia, lerciume...
E’ fenomeno intollerabile, incontrollato, da combattere. Occorre una lotta a scritte e graffiti, occorre un patto per ripulire, occorre un patto per individuare e punire severamente chi imbratta. Occorre un patto per sanzionare chi non ripulisce e ne ha il compito e il dovere. Il degrado di Teramo è anche in questa indifferenza, in questa resa, in questo pensare ad altro. In questo tollerare i bivacchi d’ogni sorte, diurni e notturni, è anche tollerare che siano più piene le bombolette spray delle teste di coloro che le usano, per poi farle diventare vuote proprio come le loro teste. Un’ultima considerazione.
Continuiamo a chiederci: “Dove abbiamo sbagliato?”. Continuiamo a chiedercelo anche quando pensiamo a chi abbiamo votato o a chi non abbiamo votato.
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