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Roseto: " e noi tutte puttane"...parole e storia di Enio Pavone...

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Come spiegare al candidato Sindaco di Roseto, Enio Pavone, che non esiste la parola puttana?
Come spiegare che la sua pronuncia è così' cafona che è seconda sola al suo caratterista?
Questo è il testo del suo alto, altissimo, da statista, discorso all'inaugurazione della sua sede elettorale.
Il programma è chiaro.
Luca Maggitti ci aiuta nella traduzione " Perché loro sono vergini, noi tutte puttane. Allora, chi fa qualcosa di loro è tutto buono. Loro stanno sempre a guardare dietro la serratura di quello che fa la notte uno. Io non mi sono mai interessato di un cazzo di quello che fa uno la notte».

Caro Pavone, lei dovrebbe avere il buon senso di comprendere che ...

...Non esiste l'apposizione puttana per un buon sindaco. 
Non esiste il termine bagascia.
Non esiste il termine battona.
Non esiste il termine cortigiana.
non esiste il termine falena.
Non esiste il termine lucciola.
Non esiste il termine meretrice.
Non esiste il termine mercenaria.
Non esiste il termine prostituta.
Non esiste il termine mignotta.
Non esiste il termine mondana.
Non esiste il termine marchettara.
Non esiste il termine troia e nelle sue alte accezioni, squillo, zoccola, malafemmina o donnaccia....sempre per un buon sindaco. 
Diciamo che abbiamo tolto il 90% delle parole per il suo prossimo discorso, limitando la capacità di comprensione dei suoi colleghi che ridevano a simili defezioni umane.

Non esistono perchè sono tutte rivolte al mondo femminile e un uomo che pensa che la politica del sesso, sia il sessismo, non può amministrare un comune come Roseto che ha il suo palindromo di eccezione.
Roma è amor, Roseto e O'tesor.
Il romanticismo come monumento cittadino.
Offeso e dileggiato da Norante e Pavone con Chiodi e Pagano a far da veline mute e silenziose.
Un pò di imbarazzo?
E voi, donne di Roseto,  come vi sentite dopo un simile corteggiamento?
 

 

 

 

 

 

 

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L'unica cosa Buona è la Urbini
LA BLASFEMIA DEL MACHISMO DELIRANTE. Destino– Così inizia il primo capitolo del libro IL SECONDO SESSO di Simone de Beauvoir: “LA DONNA? è semplicissimo – dice chi ama le formula semplici: è una matrice, un’ovaia; è una femmina: ciò basta a definirla. In bocca all’uomo, la parola “femmina” suona come un insulto; eppure l’uomo non si vergogna della propria animalità, anzi è orgoglioso se si dice di lui: “E’ un maschio!”. Saggio pubblicato in Francia nel 1949, seppure con parole di un'attualità sconvolgente alla luce dei fatti recentemente accaduti all'interno della seduta del Consiglio Comunale di Roseto degli Abruzzi, dove Antonio Norante, capogruppo di Forza Italia, si “esibisce” un show da cabaret grottesco e sorprendente, rivolgendosi alla collega del Pd Teresa Ginoble, o il primo cittadino nel suo illustre discorso "sull'emancipazione femminile". Tutto ciò dimostra quanto sia “utile ricordare che quando fu redatta la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nel lontano 1948, furono le organizzazioni internazionali femminili a richiedere ed ottenere l'inserimento della frase “uguali diritti di uomini e donne “ e che in molti articoli fu usato l'impersonale “everyone” al posto del personale maschile. Ma non in tutti perchè la Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite non riconobbe in pieno le aspirazioni egualitarie femminili e fu necessaria una nuova mobilitazione delle delegate femminili per ottenere che venisse creata una “Commissione dello Status delle Donne”, quella stessa Commissione che nel 1979 redasse e fece approvare la CEDAW, la Convenzione per l'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne che nel 1980 ottenne le ratifiche necessarie per la sua operatività. Nel Preambolo tale convenzione riconosce che la discriminazione subita dalle donne costituisce una violazione manifesta dei diritti fondamentali della persona e ne ostacola l'affermazione sociale, con danno anche della società” (G. Campanato, “Cultura di genere: discriminazione e violenza”). A distanza di quasi sett'anni ci ritroviamo ancora qui a cercare il capo del filo d'Arianna, possibile?! Come donna, come madre, come moglie, come lavoratrice, trovo osceno e blasfemo essere costretta, mio malgrado, a dover assistere a teatrini dove l'unico indice che emerge è quello della discriminazione di genere, attuata da rappresentati della politica locale che dovrebbero avere come unico obiettivo e mandato la valorizzazione della differenza, denunciando la violenza che è implicita nell'omologazione al maschile; omologazione richiesta per accedere agli spazi del pubblico potere. Il concetto che dovrebbe essere trasmesso non è di tollerare la differenza, ma valorizzarla. Evidentemente concezione estremamente lontana sia dal pensiero laterale che dalla logica sequenziale di alcuni soggetti che si ergono a “gestori” della “res publica”, ma come una fionda il mio ricordo si precipita ad “Umano troppo umano”, dove Friedrich Nietzsche declama “Sull’emancipazione delle donne”: “Possono le donne in genere essere giuste, quando sono cosí abituate ad amare, a sentire subito pro e contro? Perciò, anche, esse si infiammano piú raramente per una causa che per una persona; ma se si infiammano per una causa, ne diventano subito partigiane, sciupando in tal modo l’azione pura e innocente. Cosí un pericolo non piccolo sorge quando vengono loro affidate la politica e certi settori della scienza (per esempio la storia). Giacché: che cosa è piú raro di una donna che sappia veramente che cos’è la scienza? Le migliori nutrono addirittura in seno un segreto disprezzo nei suoi riguardi, come se in qualche modo le fossero superiori. Forse tutto ciò potrà cambiare, ma intanto è cosí”, 1878, esattamente un secolo prima che io nascessi... Attraversiamo un periodo storico e sociale dove inneggiamo alla glocalizzazione, abbiamo interiorizzato il concetto di società liquida, facciamo parte di quel processo di omogeneizzazione dei soggetti sociali, operiamo nelle modalità del postmodernismo, nonostante tutto, la caccia alle streghe non trova fine, peculiarità del Medioevo, periodo di barbarie ed oscurantismo. Sono trascorsi secoli ed il pensiero umano ha ampliato la propria conoscenza e superato il pregiudizio ed inoltre ha cancellato lo stereotipo di genere, un attimo! L'essere umano dovrebbe aver concepito, dopo una così lunga gestazione, una concezione evoluta e civilizzata del proprio pensiero..ma i fatti ci schiaffeggiano selvaggiamente, riducendo una così alta aspirazione di credo in una misera, offensiva, sgraziata, visione della pedagogia di genere. Provo vergogna e disgusto nell'appartenere ad una collettività dove soggetti misogini hanno possibilità decisionale all'interno della comunità, ma non posso credere in un consenso popolare a seguito di ciò che lo scenario odierno ci ha mostrato, attraverso il dispiegarsi della terribile discriminazione di genere effettuata da un soggetto atto alla gestione della nostra cittadinanza. Siamo donne del terzo millennio, abili acrobate, ci muoviamo nel “tetris” del quotidiano senza lasciare che frasi inopportune possano scalfire la nostra capacità gestionale della vita e dei nostri legami affettivi, certe della capacità collaborativa di mariti, padri, figli, fratelli e colleghi, con i quali intessere rapporti di mutuo scambio e vicendevole contributo, iniziando dal reciproco rispetto. Richiamando la filosofa esistenzialista, con la quale ho aperto la mia azione di sdegno, si legge all'interno de “Il secondo sesso”: “Nessuno di fronte alle donne è più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilità”. Buttati via così anni di lotte sul genio femminile, sull'unicità della donna, sul contributo insostituibile che porta nel mondo, nella società e nella famiglia, relegata ad una classificazione maschilista e stereotipata, un'immagine confezionata ad uso e consumo di uomini pruriginosi. Manca solo che le donne vengano misurate al garrese, come gli animali esibiti nelle fiere di campagna dai propri allevatori. Ma ciò che più sconcerta è la presenza femminile che appoggia e approva tale squallore....
Falconi caro, ti sbagli. Pavone ha centrato appieno mentre affermava "e noi tutte puttane". Basta guardare decine di delibere con la tecnica del dichiarato sotto 40mila. Quale migliore e più appropriata definizione?
A certi, tanti, troppi uomini: disinfestatevi l'anima prima di parlare di una Donna.
Tutti a stracciarsi le vesti per l'uso irriverente dei termini più propriamente per l'uso del turpiloquio nel linguaggio corrente anche da parte di chi non dovrebbe permetterselo. Ora al di la di altre considerazioni, è meglio un linguaggio diretto e colorito o l'ipocrisia del policatilly correct? Already ma a qualcuno piace farsi prendere per i “fondelli” è più appagante che farsi prendere per il “culo”... è più In
Forza Noranteeeeeeeeeeeee
La mamma degli imbecilli è sempre incinta....