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UN'ORDINANZA PER OGNI SASSO DEL GRAN SASSO O PIU' SENSIBILIZZAZIONE TRA LA POPOLAZIONE ?

5 minuti

Ivan Graziani cantava in tempi non sospetti "Gran, Gran Sasso, che parli con le stelle, le lacrime che asciughi son sempre quelle"... L'evento tellurico dello scorso 24 agosto ha dimostrato nuovamente e purtroppo ad un costo troppo elevato, ovvero quello di quasi 300 vite umane, l'inadeguatezza del popolo italiano a convivere con il proprio "corpo" irrequieto.
Rabbia, chiacchiere da bar, sciacalli mediatici e politici, complottisti e chi più ne ha più ne metta, imperversano, come c'era da aspettarsi, tra social, trasmissioni televisive trash, bar e poltrone da barbiere. Fatto questo doveroso preambolo, ringrazio Falconi per lo spazio concessomi sul suo blog per condividere una riflessione che credo possa essere utile a tutti coloro si recheranno a visitare uno dei regali più belli che madre natura ha fatto al mondo, ovvero il complesso del Gran Sasso-Laga.
Leggo in questi giorni di ordinanze di sindaci emesse al fine di chiudere sentieri o strade specifiche, ma è questo il giusto modo per scongiurare il rischio di futuri incidenti senza provocare allarmismi. Certamente i sindaci e le autorità fanno il loro dovere nell'emettere ordinanze, tuttavia penso che non si debba mai perdere il senso delle cose, le stesse ordinanze oltre ad essere praticamente inefficaci rispetto al reale e onnipresente ed ubiquitario rischio sismico del nostro territorio, possono portare a mio avviso anche a prevedibili danni alle economie turistiche locali.
D'altra parte, per quanto concerne l'ultimo punto sul turismo, ritengo che chiudere dei sentieri ed evitare l'accesso alle montagne sia in maniera del tutto obiettiva un messaggio che, sia nel breve che nel lungo periodo, possa ledere all'immagine del territorio e del turismo abruzzese. E' d'altra parte impossibile coprire di ordinanze l'Appennino, forse è arrivato il momento di iniziare a sensibilizzare i fruitori della montagna a comprendere le corrette azioni per convivere con quello che prima ho definito "corpo irrequieto", ovvero il nostro territorio caratterizzato da una spiccata sismicità rispetto al resto dell'Europa occidentale.
Oggi mi trovo in Belgio per lavoro
, tuttavia per circa cinque anni ho avuto modo di lavorare sul nostro appennino come agronomo-forestale ed esperto di materie ambientali, lunghi silenzi accompagnavano il mio vagare tra le meravigliose verdi valli, le secche pietraie spinose e le bianche strade con ponticelli e gallerie spesso gaspariane o mussoliniane.
Il silenzio, per quanto possa essere temuto da alcuni, nel mio caso ha stimolato una maggior consapevolezza di cio' che siamo nell'ambiente nel quale viviamo.
Difatti, durante queste mie continue transumanze, ho sempre prestato molta attenzione alle meravigliose pareti calcaree e marnoso-calcaree, immaginando anche come avessero potuto arrivare ad essere cosi' maestosamente e maledettamente belle.
La vita di un uomo non è nulla rispetto alla vita di un sasso, questo concetto si è rafforzato nella mia mente a seguito del recente crollo della parete est del Corno Piccolo del Gran Sasso. Avete mai pensato a quanti terremoti, quante piogge, quanto vento, quanti crolli, quante pecore, quante primavere abbiano alle spalle i sassi delle nostre montagne? A volte dalle reazioni delle persone e da quello che leggo su internet mi rendo conto che molte persone, anche adulte e letterate, certe domande non se le siano mai poste, e sono certo che qualcuno in questo momento dirà anche "ma che ca**o me ne frega a me", come il buon Maccio Capatonda suole chiosare nei suoi scatch online.
Tuttavia questi attimi di "empatia geologica" sulla storia del mondo apparentemente inanimato mi hanno aiutato a maturare la consapevolezza di quanto possa essere pericoloso il territorio se non correttamente interpretato e capito, difatti non è difficile incontrare in prati e vallate delle nostre montagne massi di notevoli dimensioni per i quali gli anziani dicono spesso che anche i loro nonni ricordavano il masso in quella posizione.
Per quanto possa essere ovvio, i massi si spostano e si formano naturalmente dal distaccamento di blocchi più grandi.
Ma da quali fattori è generato questo errare dei massi?
Acqua, vento, radici, batteri, animali, uomo, mezzi meccanici e soprattutto a seguito di terremoti.
Le persone sono normalmente tenute a pensare che gli effetti di un terremoto si manifestino soltanto durante il propagarsi delle onde sismiche, tuttavia i massi che incombono sulla viabilità e su tutta la rete sentieristica sono di veri e propri pericoli il cui manifestarsi è imprevedibile.
Che cosa fare allora? Chiudere tutti i sentieri e fare migliaia di ordinanze? Sarebbe veramente una follia, oltre che un'offesa ai nostri avi che per migliaia di anni hanno convissuto con la montagna vivendo dei suoi prodotti, conoscendola ed amandola.
Le popolazioni dell'Appennino, a seguito del tragico evento di mercoledi' scorso, hanno oggi il dovere e l'opportunità di ripartire verso un avvenire più sereno attraverso una maggiore consapevolezza del territorio nel quale vivono, avvalorata da concetti scientifici, oggi fortunatamente alla portata di tutti.
Chi deve occuparsi di diffondere queste informazioni tra la popolazione? A mio avviso le istituzioni pubbliche (scuole, comuni, regioni, unione europea, parchi) ma anche mass media.
Buona montagna a tutti.

Agr. Dott. Angelantonio D'Amario

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