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Abruzzo: 100% di chiusura delle scuole superiori. Ecco perchè ci siamo arresi...

2 minuti

Mi sento di scrivere poche righe per condividere uno stato d’animo che, ne sono certa, sarà proprio di tanti miei colleghi.  Poco fa ho avuto la conferma di quanto si temeva: l’ordinanza regionale porta al 100% la percentuale della didattica a distanza, che l’ultimo DPCM aveva  previsto al 75%.

Quello che provo è una grande tristezza. La sensazione di una sconfitta. Il virus avanza di nuovo, noi non abbiamo gli strumenti per fronteggiarlo e dobbiamo indietreggiare. O meglio: la scuola gli strumenti ce li ha, perché il protocollo viene applicato con cura, la soglia di attenzione è molto alta. Il problema è ciò che ruota intorno alla scuola, soprattutto i trasporti.  Certo  la situazione attuale richiede dei sacrifici,  il contagio va arginato prima che degeneri, ma perché non mantenere quella che era stata l’indicazione nazionale?
La nostra regione non è in una situazione idilliaca, ma non è neanche tra le più critiche. Mantenere quel 25% in presenza ci avrebbe aiutato a sentirci meno sconfitti. E non solo per il problema delle verifiche scritte che quel giorno alla settimana in presenza ci avrebbe consentito di fare (aspetto comunque molto importante dell’attività didattica), ma anche per continuare ad avere un contatto vero con i nostri studenti, per  poterli, un giorno alla settimana, guardare negli occhi e non dietro allo schermo di un computer.

 Possibile che i trasporti abruzzesi non potessero far viaggiare in sicurezza neanche una quantità così limitata di studenti? Se è così qualcosa è mancato nell’organizzazione dell’anno scolastico, eppure il tempo c’è stato… Non condivido la ratio di questo provvedimento così  drastico, che pesa davvero tanto sul processo di insegnamento-apprendimento.

Ma l’ordinanza resta, come restano la malinconia e l’amarezza di molti docenti nel pensare alle 4 settimane (magari solo 4!) in cui torneremo dentro ad un quadratino di Meet, insieme ai tanti quadratini con i volti dei nostri alunni.

                                                                       Monica Casaccia

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Commenti

Sono un autista di autobus e devo dire che anche se le distanze non sono rispettate i ragazzi portano le mascherine a bordo, come le portano sicuramente anche a scuola, il problema è che quando stanno insieme fuori da questi due ambienti in molti sono che non usano l'unico mezzo che abbiamo per difenderci da questo virus.

Nessuno la condivide... soldi buttati e risultati a zero.. altri paesi stanno andando avanti con dignità e forza noi invece torniamo indietro. Eppure non ravamo quelli messi meglio di altri?

Hanno chiuso le Scuole e le Università soprattutto per la cattiva organizzazione dei mezzi di trasporto. Di nuovo la Didattica a distanza .... che fallimento e delusione!!

Di nuovo la Didattica distanza per le superiori e l'università per tamponare le disfunzioni e la carente organizzazione dei trasporti. Che vergogna !!

Il problema principale é che tanti ragazzi/e - fuori dalla scuola, - sono raggruppati senza indossare bene la mascherina (la usano come reggi-mento oppure coprono solo la bocca o, addirittura, non la indossano ... purtroppo, lo fanno anche diversi gli adulti). Tale comportamento viene tenuto anche dopo la scuola e, talvolta, anche sui mezzi pubblici. Tutto ciò rende inutile il distanziamento quando entrano a scuola o quando sono in classe! ?

Sono pienamente in sintonia con quanto da lei scritto. E' un peso sulla coscienza quello che ogni genitore si porta dietro. un senso di impotenza. Perché anche da noi è dipeso questo esito. Non ci siamo mobilitati quando ve ne era la possibilità.

Carissima, ti sbagli nel dire che a scuola non si corrono rischi, ti spiego il perché: la ministra ha fornito tutti i DPI e tutte le misure di prevenzione, esempio la distanza di un metro, giustamente. Esse vengono applicate tutte, ma una cosa si dimentica di dire, durante la lezione in una stanza 4x4 si possono togliere le mascherine. Bene, la tolgono TUTTI docenti in primis. Allora basta un colpo di tosse e tutti nella stanza respireranno il virus. Quindi se Vigliano essere al sicuro le mascherine vanno indossate SEMPRE. E non ditemi che non è possibile perché a cominciare dai collaboratori scolastici che la indossano sempre a finire agli operatori sanitari, che la indossano 12 ore al giorno, questo si può fare. Ma i nostri ragazzi, di età tra i 15 e 20 anni NO. PERCHÉ. Ditemelo voi. Io in classe ci sto tutti i giorni.

Mia figlia.......1 media......ha preso una nota perché non voleva togliere la mascherina.......e la minaccia di non farla leggere più. Da premettere che nella sua classe non c la distanza di 1 metro tra i compagni.......senza parole

La Germania ha dichiarato il lockdown...ma come si fa criticare la scelta di chiudere alcune attività ??? Ma li leggete i bollettini medici????

Quanto ai genitori che si lamentano della DaD...educate i vostri figli a difendere la propria e la altrui salute...i ragazzi che nn indossano la mascherina fuori casa avranno.pure dei genitori...o no?

Mia figlia Francesca, con le lacrime agli occhi mi ha detto, tornerò più a sedermi sul mio banco, a vedere le mie compagne, i miei insegnanti e i bidelli? Giuro che mi è salito un nodo in gola ... mia figlia fa l'ultimo anno delle superiori in questo che lei considera " la sua scuola, il liceo Milli ".
Stanno distruggendo i nostri figli

Buongiorno! condivido in parte con quanto scritto...
il problema dei trasporti purtroppo esiste e con la riapertura delle scuole il servizio non è stato implementato né controllato.
premesso che le difficoltà oggettive ancora ci sono per affrontare questo virus, io personalmente qualche giorno fa mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzini delle superiori appena usciti da scuola , con le mascherine abbassate perché stavano fumando e uno di loro invece sputava per terra per "gioco". Mi sono avvicinata e l'ho invitato a fare una riflessione circa il comportamento da incivile e irresponsabile considerata anche la situazione di pandemia . per tutta risposta il ragazzo mi ha guardata con aria di sfida e ha continuato a sputare e farsi vanto e chissà quante belle parole mi ha detto quando sono andata via.
Racconto ciò per dire che molto spesso ce la prendiamo con le "mancanze" pubbliche, con lo stato o regione che sia ma sinceramente penso che se tutti facessimo lo sforzo di educare al rispetto i nostri figli dentro e fuori gli ambiti famigliari e scolastici forse avremmo un mondo diverso e più preparato per affrontare anche queste situazioni così complicate.