“Venghino, siori, venghino, ché più gente entra più animali si vedono”.
Questo è, all’incirca, quanto grida, con voce stentorea, un clown nella sua tipica divisa davanti al gran Circo Brucchum.
Dentro, sulla pista, lo spettacolo è assicurato ed è di grande comicità.
Equilibristi, trapezisti, buffoni di corte, animali feroci fuori dalle loro gabbie, cavalli imbizzarriti e domatori senza frusta si esibiscono nei loro numeri più spettacolari. Si è visto di tutto sotto il tendone negli spettacoli di questi ultimi giorni.
Nastri e nastri di scotch attaccati per terra, artisti ed intellettuali alle prese con esercizi da alunni delle scuole elementari, vaga gente delle Orse, Mmaggiore e Minore, a vaneggiare del nulla e qualche politico recitare la parte del solito copione.
Negli Stati Generali della cultura alla fine una testa è caduta sotto la ghigliottina, ma non quella del re, quella del suo giovane ministro della cultura, che aveva pensato di realizzare la sua idea e, alla fine, è stato costretto ad ammettere che aveva idealizzato la realtà e, presone atto, ne ha tratto le conseguenze.
Voglio bene a quel giovane, Marco Chiarini, per tante ragioni.
Ricordo quando veniva a trovarmi bambino insieme con l’indimenticabile padre, quando giovanissimo prese a frequentare gli studi di Verde TV, di cui ero direttore editoriale, ricordo quanto una sera mi sono sentito fiero vedendo il suo film “L’uomo fiammifero” a Bassano, all’aperto, tra gli alberi del Parco Parolini, tra la folla di veneti che partecipavano con tanto interesse alle vicende che vedevano sullo schermo. E’ per questo bene che gli voglio che fin dall’inizio ho cercato di inviargli dei segnali, con i quali ho cercato di fargli capire che stava avviandosi lungo una strada sbagliata che lo avrebbe portato alla perdizione.
Anche quella prima mattina degli Stati Generali quel mio “Essegi non così” era per lui, per fargli capire che non era quello il percorso giusto e che stava diventando la vittima sacrificale degli ignoranti al potere, il perizoma con il quale costoro stavano cercando di coprire le loro vergogne. Quel che è accaduto dopo non era che la conclusione di un sillogismo realistico, la cui realtà stava in quella delle premesse.
Le dimissioni, il loro respingimento; le 72 ore di riflessione, il sito del Comune che si sveglia dopo mesi e chiede sui social network di dare una valutazione degli Stati Generali e dire se fossero stato un successo o un flop; la serata di un concerto al Parco della Scienza svoltosi in una situazione di emergenza per la mancanza di pulizia, di sedie e di organizzazione; un consiglio comunale andato deserto e le polemiche interne ad una maggioranza sfilacciata e non più maggioranza: tutto questo è la logica conseguenza del pregresso tempo perduto a dare valenza a ciò che valenza non aveva e non ha. Quando ci si affida, direttamente senza concorsi, alla stessa società di comunicazione per l’organizzazione e la pubblicizzazione di eventi programmati come se fossero invece progettati con i caratteri dell’urgenza e dell’emergenza, quando ci si affida ai soliti politici che tromboneggiano come fa D’Alfonso, o ai soliti rettori, dai quali non si sentono dire che banalità, come fa D’Amico, quando si dà credito ai soliti assessori dai quali si aspettano miracoli che non possono fare, come Fracassa, non ci si può poi aspettare che le cose vadano diversamente da come è naturale che vadano. Ancora ci si continua a chiedere che cosa si possa fare per la rinascita della cultura a Teramo, senza prendere atto che la prima cosa da fare sarebbe quella di sottrarla al dominio degli incolti, ancora ci si continua a chiedere che cosa fare dell’Ipogeo, dopo averlo fatto senza sapere cosa farne.
Per ora di animali c’è inflazione di gatti e di Gatti, a quelli abbiamo dedicato un inutile museo, di questo si dice che sotto ci covi e che c’è gente pronta a sceglierlo come il nuovo Pericle pretuziano, dopo la miseranda fine di quelli precedenti. Io mi limito, come “vox clamantis in deserto” a proporre di fare dell’Ipogeo - considerato che ormai c’è e non lo possiamo rimuovere - uno spazio di libertà, una palestra di idee e di confronto serio, un luogo da concedere gratuitamente ai giovani e non più giovani talenti teramani, così tanto numerosi e dotati, per esprimere la loro creatività senza ostacoli logistici ed economici.
Gli enti pubblici, compreso il Comune, non hanno ormai più un soldo da destinare alla cultura, allora mettano a disposizione risorse indirette, destinate alla promozione della cultura e alla ricostruzione di una platea di fruitori, cercando di sottrarre i nostri giovani all’ozio di quegli stazzi che sono i tavolini di bar e caffè. Il Comune nomini un responsabile dell’Ipogeo, assicuri la manutenzione ordinaria e la pulizia dei locali, vari un programma che preveda un calendario giornaliero di attività al quale chi vuole possa rivolgersi per chiedere l’occupazione temporanea e gratuita per un evento culturale da proporre, in modo assolutamente gratuito, a chiunque voglia fruirne.
Sarebbe bello poter consultare questo calendario e leggere: martedì: performance gruppo teatrale Tal dei Tali; mercoledì: conferenza sulla filosofia hegeliana; giovedì: dibattito sul concetto di libertà nell’arte; venerdì: reading letterario e trebbo poetico con esposizione di quadri e sculture; sabato: presentazione del libro Tal dei tali… Sogno di una notte di fine autunno…
Sì, lo so che anche Marco Chiarini ha avuto un suo sogno e per colpa di questo sogno si è dovuto dimettere. Ma io, per fortuna, non corro il rischio di dovermi dimettere più di quanto in questa città mi sono già dimesso – o mi hanno dimesso - da tempo. Fotomontaggio: Sor Paolo Proconsole
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