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Teramo: Ingresso sfondato al Collegio Ravasco. Chi ci abita? Proposto come nuova sede del Braga

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Lo spettacolo che questa nostra Città dà di sé, in questi giorni di terremoto, non è purtroppo dei migliori. Teramo sta vivendo un momento oggettivamente drammatico, e la cosa è sotto gli occhi di tutti.
Le tante ordinanze di sgombero, necessariamente conseguenti a dichiarazioni di inagibilità di innumerevoli edifici pubblici e privati stanno mettendo davvero a dura prova non soltanto i cittadini, ma anche le amministrazioni  chiamate alla tutela di questi e alla cura del patrimonio urbano.
Ultima, in ordine cronologico, la notizia del possibile, imminente collasso dell’edificio che è stato già sede dell’Istituto “Gaetano Braga”.

Esistono tuttavia, in questa nostra Teramo, spazi a lungo ignorati, luoghi silenziosi, sconosciuti ai più, nei quali però la storia è passata. E ha caratterizzato ambienti, quartieri e aree urbane. Nel silenzio, allora come oggi. Uno di questi luoghi, a me da sempre caro, è il Collegio Ravasco in Viale Cavour, del quale ho già avuto occasione di parlare in passato.
Mura nate come Casa di salute “Villa Maria”, prima clinica privata della Città e in piena attività nei primi decenni del novecento, «modernissimo Istituto medico-chirurgico, in vista dei più bei monti d’Abruzzo e fornito di perfettissimi mezzi scientifici», come recitavano le pubblicità del tempo, e diretto dal Dott. Beniamino De Nigris Urbani. Ceduta nel 1928 la struttura alla Congregazione di carità, poi tramutata nell’ente Ospedali e istituti riuniti, questo edificio, nato per «erogare a prezzi modici», ma con altissima qualità, prestazioni quali «chirurgia, medicina, raggi X, cure elettriche, cure per le malattie dell’orecchio, del naso e della bocca, analisi chimiche, microscopiche e batteriologiche», divenne quindi sede del Brefotrofio provinciale, trasferito tuttavia, nel dicembre 1955, nella nuova sede di Via Armando Diaz.
La struttura, ormai svuotata, tornò ad avere nuova vita divenendo quindi sede del Collegio femminile “Carolina Ventili”, diretto dalle suore della congregazione delle Figlie dei sacri cuori di Gesù e Maria, affiliata alla struttura generale degli istituti di educazione (Istituto Ravasco) voluti da Eugenia Maria Ravasco nel 1868, venendo dunque a costituire parte integrante delle opere pie inserite all'interno della Fondazione “Pasquale Ventilj”. Con la soppressione dell'ente Ospedali e istituti riuniti e la nascita delle ULSS, il Collegio fu chiuso e l’immobile di Viale Cavour entrò a far parte del patrimonio della ASL, che ne è proprietaria ancora oggi e che lo ha utilizzato, in epoca assai prossima a noi, come RSA e comunità protetta sino alla sua definitiva chiusura, nel corso del 2008.   Da quel momento, il fabbricato che per oltre un secolo, a vario titolo, ha curato, accolto e aiutato tanti teramani e tanti forestieri  è dismesso e in stato di abbandono. Sulle sue scale, sui suoi vialetti, nel suo giardino e nei suoi ambienti rifiuti e suppellettili varie hanno preso il posto di quelle che per oltre un secolo furono le voci, gli sguardi e le vite dei pazienti, dei bambini accuditi e delle collegiali che vi abitavano. Non bastando ciò, da qualche tempo uno degli ingressi secondari, brutalmente violato, ha rappresentato il varco per la ricerca, da parte di qualcuno, di un riparo di fortuna e di un po’ di normalità. Non è solo questione di tutela dell’immobile, che pur ci vuole, e dell’incolumità di chi vi ha a che fare, altrettanto necessaria, ma anche occasione di recupero di uno spazio urbano che storicamente ha avuto un proprio ruolo, un proprio merito e una propria identità.
Pensiamo ad un riutilizzo di questa bella struttura. Magari in comodato d’uso da parte della ASL, in questi giorni nei quali il terremoto continua a toglierci spazi e ambienti. Magari in locazione, magari in cessione definitiva. La forma giuridica, se c’è volontà, la troveremo.  La proposta che da tempo avevo avanzato, conoscendo le caratteristiche strutturali dell’edificio, era quella di destinarlo a nuova sede dell’Istituto “Gaetano Braga”. Ma qualsiasi altra utilizzazione potrebbe andar bene, purché lo si valorizzi, lo si recuperi, lo si faccia vivere. Perché riaprendo quel portone, in tempi nei quali il terremoto ci toglie tutto, ci riapproprieremo anche di un pezzo del nostro passato. Cioè, di noi stessi.                                                                                                                                                                                                                                                                             Fabrizio Primoli                                                                                                                                                                                                                                                                                                 NOTIZIE STORICHE: www.ospedalepsichiatrico.it/la-storia/il-collegio-ravasco                           IMMAGINI: www.ospedalepsichiatrico.it/galleria/il-collegio-ravasco  

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A Teramo, parole come riqualificazione, riutilizzo sembrano parolacce. Si preferisce costruire a iosa, non importa come.