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Il corrosivo: Piazza Dante, centrale… ma in periferia.

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Periferica lo è sempre stata Piazza Dante, nonostante si trovi al centro della città di Teramo almeno dalla costruzione del palazzo, bellissimo, che ospita il Liceo Classico e il Convitto Nazionale. Una volta lo era meno, quando l’area non era ancora edificata, come mostrano le vecchie fotografie, soprattutto aeree. Dagli anni ’30 non ci sarebbe stato alcun motivo perché una piazza bellissima e suggestiva, con un perimetro largo e maestoso, si sentisse emarginata.
Eppure, essendo Teramo da sempre una città rimasta a lungo un borgo, che avvertiva il carattere di centro storico solo per il non lungo tratto del corso di sopra, per la piazza del Duomo e per metà del corso di mezzo, tutto ciò che non rientrava in questo ambito veniva avvertito come periferico. In parte questo accade ancora oggi.
Per anni e anni Piazza Dante solo la mattina è stata o si è sentita “centrale”, con l’afflusso degli studenti in attesa di entrare al Liceo, alle scuole del Convitto o a quelle della Scuola “Regina Margherita”.

Un intenso vociare costituiva
l’incantevole colonna sonora all’entrata e all’uscita delle scolaresche e durante la loro permanenza in classe la piazza restava quasi sospesa, nell’attesa di una rivitalizzazione salvifica. Nei lunghi pomeriggi assolati o in quelli nei quali le ombre della sera arrivavano presto, e nelle ore notturne, altrettanto lunghe e poco illuminate, la piazza se ne restava sonnacchiosa o si metteva a dormire, senza che i pochi passanti, che dovevano trovare un buon motivo per andarci, corressero il rischio di guastarle il pigro riposo.
C’era sempre qualcosa che veniva a ricordarti che la piazza, benché tanto centrale, si sentiva emarginata e periferica.
A volte si trattava di qualcosa di strano, come quando un sindaco, per non concedere la piazza centrale a Giorgio Almirante, lo destinò alla più decentrata Piazza Dante, sperando che il pubblico non fosse così tanto numeroso come quello al quale il più noto oratore del M.S.I. era abituato in Piazza Martiri della Libertà. A smentire il sindaco, il pubblico fu ancora più numeroso e Piazza Dante fece registrare uno dei più grossi pienoni che si fosse mai visto.

Di tanto in tanto si ricordava come qualche decennio prima qualcuno aveva progettato un parcheggio sotterraneo in Piazza Dante.
Non si conoscevano i particolari del progetto, dei fratelli Ferrante, ma si sapeva che ad un certo punto era naufragato perché ritenuto troppo oneroso e troppo poco remunerativo. Poi il progetto è risorto ed è stato anche realizzato.
Piazza Dante è stata sventrata e snaturata, ridotta ad un parcheggio sotterraneo pochissimo frequentato e ad un parcheggio a raso frequentatissimo, dove si devono riempire di monete le macchinette mangiasoldi, presidiate da extracomunitari che ti assillano con le loro richieste di spiccioli e da necrofori in tuta arancione che ti mettono l’avviso di un pagamento supplementare appena e subito dopo che il tempo del parcheggio che hai programmato e pagato è scaduto.

La colonna sonora che ti accompagna non è più il vociare degli studenti all’entrata e all’uscita delle scuole, ma il frastuono metallico delle auto sulle grate metalliche che servono ad aerare il parcheggio sotterraneo.
Gli effetti della scarsa manutenzione già si avvertono, così come si avvertono sulla facciata del Liceo Classico, che non è stata mai rinfrescata da quando è stata costruita. L’Istituto Regina Margherita è chiuso, solo pochissimi negozi aperti danno la sensazione di un’attività commerciale ed economica e la Piazza sembra non avere più alcuna funzione oltre che nessun fascino.
Se Teramo è una città che sta morendo o sta naufragando, questa Piazza appare essere il primo simbolo di questo naufragio sia a chi è teramano, e avverte la percezione di ciò che ha perduto, sia al forestiero, che vi arriva dalla rampa della salita dei Cappuccini, un’altra zona della città stravolta dopo essere stata, con il distrutto Parco della Rimembranza, piena di fascino e di suggestione.

 Un parcheggio a cielo aperto, una distesa di auto e di grate, due strade di accesso e di deflusso ridotte della metà e scarnificate per entrare ed uscire dal sottosuolo, capanne metalliche per gli ascensori che portano nelle viscere della terra: è quanto offre una piazza che non è più una Piazza, uno scenario squallido al quale nemmeno il palazzo del Liceo Classico riesce a dare una valenza estetica ed etica. Anche le scuole non sono più quelle che erano, in una perdita di identità tra mescolamenti di licei diversi: classici, europei e coreutici, un Convitto che non è più tale nonostante la persistenza di una guardiola che una volta era perfino notturna in attesa del ritorno dei convittori e a loro protezione.

Periferica lo è sempre stata Piazza Dante, nonostante si trovi al centro della città di Teramo. Anche oggi si trova al centro della città, ma ancora oggi è in periferia. Anzi, in periferia lo è sempre di più. E’ sempre di più periferica.
Dove va chi ci parcheggia? La maggior parte degli automobilisti, quando scendono dall’auto, imboccano Via Carducci.

Ma anche Via Carducci non è più la stessa.
Le strade e le vie che portano i nomi dei nostri maggiori letterati non hanno più alcun legame con la cultura. Nei sotterranei del palazzo del Liceo, dove una volta c’era la Biblioteca, ci sono adesso giornalieri congressi di topi e di ratti di ogni dimensione.
Sono tutti molto dotti, assai più di molti teramani che in Biblioteca non ci sono mai stati e non hanno mai aperto e sfogliato un libro, come invece hanno fatto loro, i topi, per decenni.

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Commenti

Lo squallore di una mancata e tanto declamata dal Sindaco ed amministrazione,RIQUALIFICAZIONE della Piazza.forse una delle più' belle dinTeramo,il cui frontale del Liceo Classico,e' stato coperto da quella schifezza di edicola all'ingresso di Via Carducci,io sono nato a venti metri dalla Piazza Dante,nella vecchia villa Brigiotti,da anni sostituita dal palazzo enorme angolo via g.Milli,via Carducci. Purtroppo non è' più' la stessa che io ricordo e ho vissuto dal dopoguerra fino ai primi anni 60.PECCATO!!!!!!!!! Scusate la mia retorica,ma dono un nostalgico della mia vecchia Teramo...................
L'economista Keynes diceva che in tempi di crisi piuttosto che lasciare i lavoratori disoccupati e preda di vizi e delinquenza lo stato avrebbe fatto meglio a fagli scavare dei buchi per terra. Gli illuminatissimi economisti teramani devono averlo preso alla lettera: tutto lo sviluppo della città degli ultimi 60 anni si è fatto sottoterra: un buco utilissimo a piazza Martiri, innumerevoli buchi sotto piazza Garibaldi, che non bastavano, poi s'è fatto anche il bucogeo, buchi davanti alla pinacoteca alla villa comunale e buchi piuttosto articolati a piazza Dante. Per non parlare del frequentatissimo buco sotto al Gran Sasso. Vero disastro economico ed ecologico. Peccato che quello di Keynes era un paradosso! Ma agli illuminatissimi che je frèga: sai quanto si mangia co tutti sti buchi per terra !
Ha ragione il Prof.: "Le strade e le vie che portano i nomi dei nostri maggiori letterati non hanno più alcun legame con la cultura." Ed alloro ho una proposta, cominciamo a cambiare il nome a queste strade ed a queste piazze. Piazza Dante, ad esempio, potrebbe diventare Piazza Vittorio...il fenomeno! Non vi sembra?
Caro Professore, il bello di questa storia, cioè il brutto, è che dallo scavo che ha "scempiato" la piazza più grande di Teramo sembra non averci guadagnato proprio nessuno, ma tutti ci avrebbero perso qualcosa. Chi ha costruito e gestisce il parcheggio si lamenta del sotterraneo poco utilizzato e della mancata vendita dei box auto. Il Comune in questi anni ha perso centinaia di migliaia di euro per il mancato introito dell'occupazione del suolo comunale, anche se non se ne lamenta. Gli automobilisti, considerando che nel sotterraneo la maggior parte non ci parcheggia nemmeno gratuitamente, hanno a disposizione meno spazi per sostare l'auto, rispetto a quanti ne erano disponibili prima di questa ulteriore pazzesca cagata. E non per ultimi i cittadini, che prima della "grande opera" potevano richiedere e ottenere l'uso della piazza per le varie iniziative, mentre oggi con quelle orribili grate non saprebbero cosa farne.
Incontrai un giorno il sindaco Chiodi e gli feci presente le mie perplessità sulla realizzazione del progetto da lui, e dai suoi compari, tanto caldeggiato. Mi tranquillizzo' dicendomi che avrebbe trasformato piazza dante nel salotto di Teramo. Chiodi dove sono andati a finire i divani ? È riuscito con la sua indiscutibile sensibilità a distruggere oltre che una parte politica teramana anche una piazza ritrovo, una volta, di tanti giovani (fra i quali anche lui, sempre con i suoi compari). Bravo
CHIODI HA INIZIATO LO SCEMPIO DI TERAMO E IL SINDACHETTO STA COMPLETANDO L'OPERA. VERRANNO RICORDATI COME BARBARI DISTRUTTORI DI UNA CITTA'. LA COLPA E' ANCHE NOSTRA... CACCIAMO IL SINDACHETTO E TUTTA LA SUA CIURMA PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI.