Non c'era l'Arta.
Ripeto non c'era l'Arta.
C'era il ricordo dell'Archietto Hector Cavone Felicioni.
C'era Pino Furia e il resto era politica.
Quella politica geneticamente complice di un allarme sanitario.
Vent'anni di pericolo in un popoloso quartiere che avrebbe dovuto denunciare oltre alla Centrale dell'Enel anche i capannoni con il tetto in amianto che ospitano gli uffici.
Intorno abitazioni, scuole e cittadini che respirano.
Vivono.
Il miglior intervento dopo le solite promesse degli amministratori a vario titolo è stato dell'ex Presidente del WWF, Pino Furia.
Si torna finalmente a chiedere a gran voce un'indagine epidemiologica per giustificare i casi di leucemia, tumore del sangue e altre neoplasie.
Le onde elettromagnetiche e le fibre di amianto del sito della Fornace.
Quei cinque casi di cancro che ha ricordato Domenico Bucciarelli, anima del convegno, in tre abitazioni.
Tre mortali.
Tre famiglie cinque tumori.
Si le morti.
Silenziose come gli assasini.
Quando pesano sulle coscienze politiche?
Ieri l'assessore Cozzi, per esempio, avrebbe fatto bene ad ascoltare.
Il suo intervento non è stato apprezzato ma condito da rumore e leggere contestazioni.
Immobilismo di Stato.
Il sindaco Brucchi?
Ha un'occasione, l'ennesima.
Chiedere, intanto, scusate, ordinare, la bonifica dell'amianto.
Potrebbe essere un inizio.
Una scossa per spostare anche la centrale elettrica.
D'Alfonso e le sue flash promesse, a parte.
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Il Comune di Teramo pare abbia individuato in Contrada Gattia l'area per lo spostamento della Centrale elettrica della Cona ma non è riuscito a realizzarlo per non aver redatto il progetto...