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Il Ratto di Teramo. Un Capoluogo svuotato di tutto...

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Siamo alle solite, da alcuni provvedimenti in cantiere si vorrebbe togliere alla provincia di Teramo la rappresentanza elettorale per la Camera e il Senato.

Già alcuni anni fa era in gestazione tale progetto condiviso dalla giunta regionale che noi teramani e i chietini rigettammo con una cospicua partecipazione popolare nel palazzo dell'emiciclo dell'Aquila; con Teramo Nostra partecipò anche l’allora Sindaco di Teramo Brucchi.

In seguito la questione fu accantonata; Teramo quindi risultava ancora come provincia autonoma e qualificata nei suoi confini storici e geografici.

Il disegno di scorporo e dequalificazione della nostra provincia inizia quando nel 1926 l'onorevole Giacomo Acerbo (vicepresidente della Provincia) fa la proposta di ridimensionarla diminuendola di ben 40 comuni dal territorio meridionale.

Il “faccendiere” Acerbo, venne per questo nominato Conte dell'Aterno.

Iniziative incoraggiate per lo scorporo dell'intera provincia furono portate avanti dai cittadini della Vibrata, ma nel novembre del 1927 venne scongiurata tale iniziativa con una grande manifestazione a Nereto.

Questa è cronaca del passato. La provincia di Teramo con i suoi confini storici nel frattempo è cresciuta autonomamente grazie allo sviluppo del turismo, dell'economia industriale e agricola e con lo sviluppo della cultura; non è stata assolutamente fanalino di coda d'Abruzzo.

Il potenziale patrimonio turistico, montano, collinare e costiero, primario per l'intera regione, con particolari specificità, non può essere manomesso e sminuito; il valore della montagna teramana costituito dalle catene montuose del Gran Sasso e Monti della Laga, la Costa Adriatica (da Silvi a Martinsicuro) sviluppatasi enormemente rispetto al resto del litorale abruzzese; l'ingente patrimonio archeologico romano, primo in tutta la regione, che sta per essere valorizzato soprattutto con il recupero funzionale del teatro romano di Teramo, nell'interesse dell'intero Abruzzo, grazie anche alle cospicue testimonianze storiche dei Muzii, Delfico, Zaccaria, Cerulli, Pannella, che non vanno sottovalutate.

E’ per questi motivi che trentaquattro anni fa fu costituita l'associazione Teramo Nostra, per la salvaguardia della integrità della provincia di Teramo.

Saremo mobilitati permanentemente.

Il Presidente e il Direttore Artistico di Teramo Nostra

Piero Chiarini      Sandro Melarangelo

Foto http://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/citta-darte/teramo.html

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Commenti

A proposito dei ratti.... venite a vedere l'invasione a viale Crucioli con la demolizione dell'università... è già che ci siete, se conoscete il Pifferaio Magico chiamatelo così ci viene a liberare!!! Aiuto!!!

Ma quando a settembre avete votato sì convintamente al referendum costituzionale, dove pensavate che avrebbero tagliati i parlamentari e la relativa rappresentanza, a Milano? A Roma?
Oppure nelle piccole provincie senza peso specifico?

Com'era il detto? Inutile piangere sul latte versato?

I primi a depauperare Teramo sono stati i Teramani del tutto incapaci di avere una rappresentanza politica all'altezza perché privi in genere di senso civico e cultura. Ognuno ha badato sempre e solo ai propri interessi in una logica clientelare di bassissimo profilo che ha abbassato il livello di tutto e incoraggiando a fuggire i migliori propri figli ostacolati e respinti per far posto all'ignoranza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, c'è da vergognarsi dello stato in cui è la città e lo dico da teramana che ormai ha preso residenza in altra città...peccato davvero un gran peccato....

Da teramano che ha preso residenza in altra città da anni, non posso che concordare con Federica.

Teramo la sua rappresentanza l'ha persa già da anni, da quando ha accettato, senza colpo ferire, candidature di personaggi del tutto estranei al territorio, votandoli e, addirittura, elegendoli.
Dando la conferma di essere un popolo bue, che accetta qualsiasi cosa decisa dal padrone di turno.

Teramo, come provincia, è morta decenni fa. È solo il freddo del Gran Sasso che la conserva ancora tale. Ma col riscaldamento globale, solo un po' di pazienza e si scioglierà
come il ghiacciaio del Calderone: un pezzo a L'Aquila, uno ad Ascoli, un altro a Pescara.
Tranquilli, però: a Teramo nessuno toglierà il Teatro Romano. Quello rimarrà sempre lì, un buco ben piantato in centro città, pronto ad ospitare le future tragedie, al cospetto dell'Imperatore (Romano).

Si, perché forse vi è sfuggito che Interamnia, fondata dai Romani, nelle mani dei Romani è già
tornata e solo dal loro volere il suo destino dipende.

PS
E se a qualcuno fosse sfuggito, faccio presente che anche l'Abruzzo ha preso la stessa china di Teramo.
Ad majora.

Ma non è che sia tutta colpa della lapide delle malelingue? In questa città non si è fatto altro che parlare male di tutto e di tutti. Tutti a criticare per invidia, gelosia, tornaconto personale. Di cosa ci lamentiamo adesso se l'unico sport in cui eccelliamo è il pettegolezzo? Se molti sono convinti di essere giudici, pubblici ministeri, sceriffi? Se moltissimi sono pronti ad infangare chiunque ha successo in qualsiasi campo per distruggere? E poi finisce come quelli che per fare dispetto alla moglie si tagliano gli attribuiti.
Mai una seria autocritica?