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Esternalizzare i NIdi Teramani? La manovra di Ferragosto. Pronto un sit-in dei genitori...

di Giancarlo Falconi
11 minuti

Come spiegare il grave errore che sta per compiere la maggioranza del sindaco D'Alberto?
Come spiegare che esternalizzare gli asili nido di Teramo e non affitto di mano d'opera o di altre vanesie immaginifiche che non esistono e che non si possono fare, sarebbe la fine, la morte, il crollo della qualità del servizio pubblico?
Sindaco D'Alberto, nonostante il basso livello amministrativo e burocratico di questa delibera le chiediamo scusa a tutti i misuratori d'olio, le chiediamo di leggere alcuni passaggi di una lunghissima lettera che ci è arrivata in redazione.

" Gentile Giancarlo,
ti scrivo per chiederti di farti portavoce di alcuni timori che stanno nascendo tra le mamme dei bimbi dei nidi teramani. Sappiamo che domani verrà firmata la delibera per l'esternalizzazione ma per noi mamme è stata quasi una sorpresa, insomma ci riguarda molto da vicino ma solo per caso abbiamo letto la notizia. Non tutti abbiamo potuto capire bene, ci sono le vacanze, fa caldo... Però la delibera parla chiaro, dall'oggi al domani ci ritroviamo con una scuola privata al posto della pubblica. Vogliamo delle garanzie, la continuità e i punti di riferimento a cui abbiamo affidato i piccolissimi che già si lasciano a fatica. Si sa come vanno a finire le esternalizzaZioni, si parte cauti, resta tutto come prima... Ma poi? Appalti a ribasso, personale precario, zero formazione? Per noi é importante che le coordinatrici possano portare avanti la metodologia che abbiamo scelto per i nostri piccoli, che ci siano passaggi delicati tra una figura e l'altra, altrimenti perché facciamo settimane di Inserimento? Ok l'integrazione pubblico e privato ma non l'abbandono del pubblico. Dicono che al massimo può capitare che le maestre cambino postazioni fisiche... Be'questo è già molto grave. Le figure nuove che si presenteranno dovrebbero seguire linee e indicazioni di quella scuola di pensiero, di quel metodo, che abbracci le motivazioni proprie di questo o quel nido. Scusa la confusione dei pensieri, forse qualche altra mamma ti scriverà in maniera più chiara e concisa. Intanto proviamo a organizzare un piccolo sit-in"...

Sindaco D'Alberto, ha bisogno che le ricordi il suo pensiero solo alcuni fa, quando siedeva brillantemente nei banchi dell'Opposizione?
Lei e il nostro vice sindaco, Giovanni Cavallari.
Cosa è cambiato?

Continui a leggere, forse le ritornerà la memoria...altra lettera.
Altra cura e disamina. 

 

Una manovra d’agosto dell’amministrazione comunale teramana che, come con un colpo di spugna, vuole archiviare anni di ricerca, battaglie e sacrifici: la disgregazione di un patrimonio pubblico culturale sociale e pedagogico. Nel 2010 numerosi giornali locali titolavano col progetto “Costruire la qualità” promosso dall’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Teramo, attraverso il quale la Città ha “saputo costruire una cultura dell’infanzia e della socializzazione” – parole della mai troppo compianta Anna Ferrante – fornendo più asili e di conseguenza più servizi. E così fino al gennaio 2019 quando, alla presenza dell’allora Assessore della Pubblica Istruzione del Comune di Teramo, si svolgeva l’incontro per la presentazione dello stato di avanzamento dei lavori del progetto “F.A.C.E. – Farsi Comunità Educanti” di cui la Città di Teramo si fregiava nel panorama nazionale insieme alle città di Reggio Emilia, Napoli e Palermo. Oggi si può avere il legittimo sospetto che lo sforzo delle Anna Ferrante che a vario nome e titolo hanno voluto credere nella qualità della scuola dell’infanzia possa essere vanificato da una scelta squisitamente politica, disancorata dalle esigenze del pubblico a cui una simile scelta sarà poi rivolta. 

L’Assessore Andrea Core riferisce che, per fare fronte alla carenza di personale che a causa di recenti pensionamenti riduce il numero delle educatrici da 36 a 18, con la conseguente possibilità di iscrivere solo 80 bambini per il prossimo anno scolastico, l’amministrazione comunale deve di fatto ricorrere all’appalto di servizi a cooperative. Nel 2019, infatti, i posti disponibili erano 180. Con l’esternalizzazione, l’Amministrazione punta ad incrementare la disponibilità a 200 unità iscritte. Aggiunge poi l’Assessore Core che, a causa della gestione insufficiente del passato, il modello pubblico integrato è allo stato l’unica soluzione e che nel 2021, per la prima volta da decenni, verrà bandito un concorso pubblico per 10 educatori, a dimostrazione della volontà di continuare ad investire e programmare su un servizio che deve rimanere pubblico.

Francamente tutto questo appare contradditorio in sé ed in relazione al momento storico che viviamo.

Innanzitutto non si comprende come, di fronte ad una generale normazione in termini di distanziamento sociale, si possa pensare di riempire le strutture collocate sul territorio comunale persino oltre i numeri di presenza dello scorso anno. 

Inoltre, se è vero che l’esternalizzazione del servizio deve essere connotata da temporaneità, non si spiega perché il concorso preveda soltanto 10 unità di personale pur a fronte dei lamentati 18 pensionamenti di quest’anno e dei non meglio specificati del 2018. Forse l’appalto di servizi all’esterno resterà comunque una regola?!

Infine – e al netto del colore politico – esattamente come le amministrazioni precedenti, neanche l’amministrazione D’Alberto ha tentato di fronteggiare il problema, dal momento che si è insediata addirittura nel giugno 2018 e nulla ha fatto finora, se non a ridosso del nuovo anno scolastico.

E allora ci sarebbe da domandarsi come l’Amministrazione abbia risolto la questione durante lo scorso anno scolastico, quando ha potuto accogliere negli asili comunali 180 bambini.

È evidente che non si tratta di demonizzare le cooperative: già in passato il Comune di Teramo ha coperto i posti vacanti a mezzo cooperativa o attraverso le agenzie interinali. L’esternalizzazione in sé non può essere additata come il male assoluto: sono le modalità a fare la differenza. Tutele e diritti maggiori per i lavoratori, un orario consono, la giusta proporzione numerica bambini-educatore (anche alla luce delle Linee Guida COVID 19 e della logica dei “piccoli gruppi” che, al netto dell’emergenza sanitaria, consente di favorire scambi complessi e l’autoregolazione tra tutti i bambini e di selezionare le attività più adatte e congruenti ai loro bisogni e desideri), influiscono inevitabilmente sulla qualità del servizio. 

Una esternalizzazione massiva e massiccia reca inevitabilmente in sé il seme dell’errore, anche perché impedirebbe al Coordinatore interno di perpetuare il progetto educativo del singolo istituto già ampiamente promosso presso le famiglie.

Come da più parti sottolineato, la necessità di obbedire alla logica squisitamente economica delle gare d’appalto porterebbe ad una difficoltà per la Cooperativa di sostenere i costi che per lo più sono relativi al personale, il quale perciò, quandanche qualificato, sarebbe sottopagato. Ciò implica un frequente turnover che incide sulla continuità formativa e, infine, sulla qualità del servizio educativo. Con buona pace del modello Reggio Emilia egregiamente importato o delle altre prassi virtuose che si sono sviluppate sul territorio teramano.

Una fase così delicata come quella che stiamo vivendo richiede una progettualità più lungimirante e certamente meno frettolosa. E – essendo certo il dato numerico dei posti vacanti nell’organico dei servizi educativi ad oggi – ben potrebbe l’amministrazione comunale procedere a delle assunzioni a tempo determinato per l’anno in corso ed esperire la procedura per i posti a tempo indeterminato per l’anno scolastico successivo, continuando ad attingere alle cooperative già presenti ovvero alle agenzie interinali per eventuali supplenze, come ha fatto negli anni precedenti.

Diversamente, l’amministrazione comunale deve dare risposta agli interrogativi dei genitori che affidano i propri figli alle prossime strutture comunali ibride: gli asili come possono essere gestiti con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali organizzate nel territorio, se per prima l’amministrazione comunale non ascolta la loro voce? Come potrà essere garantito che il personale sia qualificato, sufficiente ed idoneo a garantire l’assistenza sanitaria e psicopedagogica del bambino? Come verranno strutturati l’organizzazione del personale, la sua formazione e la proposta educativa che, al pari della soddisfazione delle famiglie e alle caratteristiche dell’ambiente fisico costituiscono criteri di qualità del servizio educativo e sociale che accoglie i bambini da 3 mesi a 3 anni? In quali strutture verranno accolti i nostri bambini e con quali spazi? Come verrà identificato l’educatore di riferimento per il bambino e per la sua famiglia e come potrà essere garantita la sua presenza per tutta la durata del percorso formativo? In che modo verrà verificata la coerenza del processo educativo? L’Amministrazione non può infatti ignorare che si tratta di un’età importantissima e delicata sia per gli affetti, sia per i primi contatti sociali e sia per lo sviluppo futuro.

Va infine detto che l’asilo nido non vede come protagonisti soltanto il coordinatore interno e gli educatori ma anche gli addetti ai servizi che, nella loro delicatezza, sono la spalla silenziosa dei primi. Come può l’Assessore Core liquidare la questione con l’affermazione per la quale “l’unica differenza potrebbe riguardare, per alcune di esse (educatrici), la sede fisica di lavoro, essendo in atto una riorganizzazione delle sedi”?! Che ne sarà del servizio mensa?! È l’insieme del capitale umano che fa la differenza in una struttura rivolta ad una fascia della popolazione così considerata!! Il rapporto tra il personale tutto e la famiglia deve infatti essere caratterizzato da fiducia, scambio di informazioni e cooperazione. Diversamente, l’educatore non potrebbe mai essere il coadiutore del bambino nella sua crescita: si limiterebbe a fare il guardiano, ed il nido sarebbe nient’altro che un parcheggio. Il bambino non è un costruttore di conoscenza isolato, bensì reca nel mondo il suo potenziale che viene attivato dall’interazione con gli oggetti, con l’ambiente, con gli adulti e con gli altri bambini. L’educatore si ritrova insieme al bambino all’interno di una situazione dinamica di apprendimento nella quale, oltre a basarsi sulle conoscenze tecniche, deve necessariamente attingere alle esperienze relazionali costruite col singolo bambino, tenendo traccia dello sviluppo del suo processo di apprendimento per migliorare ed espandere le idee progettuali ed aggiornare costantemente ed individualmente i genitori. Un possibile continuo ricambio di educatori e addetti ai servizi come può rendere questi adulti aiutanti e guide nel processo di apprendimento del bambino? E, soprattutto, come può conciliarsi con la fiducia che necessariamente deve accompagnare la scelta dei genitori di affidare i propri figli ad altri, educatori ed addetti ai servizi?

Continuo?

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